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CONTROVERSO
31 Ottobre 2025 - 06:00
"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:
Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica.
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La Poesia del Giorno, di venerdì 31 ottobre 2025, è:
A ME STESSA
di SIMONETTA LUCCHI da Bolzano
Che altro mi resta
se non che il cielo
febbrile si riempia
di lampi in estate,
che altro dei cerei
assorti meriggi
su strade di sabbia
e l'oceano immenso,
di fronte,
dei suoni e dei sogni
acerbi eppur sempre,
scintille nel sole
di quella stagione,
rovente, le spine
ancora, nelle tenere
carni, infisse,
per quella di allora,
rimane un lampo,
d'estate, stasera,
o cara, a me.
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Recensione
È una poesia che attraversa il confine sottile tra memoria e presente, dove il tempo diventa materia viva e la nostalgia si fa luce. La voce poetica si muove con grazia tra ricordo e consapevolezza, restituendo l’immagine di una donna che si osserva e si riconosce nel riflesso del proprio passato.
I versi iniziali – “Che altro mi resta / se non che il cielo / febbrile si riempia / di lampi in estate” – aprono una scena intima e vibrante, dove l’estate non è solo una stagione ma un simbolo di passione e giovinezza. La parola “febbrile” introduce la tensione emotiva che percorre tutto il testo: non semplice rimpianto, ma una fiamma che ancora arde sotto la pelle.
Le immagini si susseguono come scatti di memoria: i meriggi assorti, l’oceano immenso, le strade di sabbia. Ogni dettaglio conserva il calore di un tempo irripetibile, eppure vicino. Quando l’autrice scrive “le spine / ancora, nelle tenere / carni, infisse”, il ricordo diventa fisico, ferita e tenerezza insieme, memoria che non si cancella ma nutre.
Il linguaggio è semplice e limpido, privo di orpelli, sostenuto da un ritmo breve e meditativo che accompagna il lettore verso una conclusione quieta e luminosa. “Rimane un lampo, / d’estate, stasera, / o cara, a me” – un verso che racchiude la chiave di tutto: il passato come lampo che ancora illumina, la vita come un continuo ritorno di luce e consapevolezza.
La poesia di Simonetta Lucchi si offre come una confessione lieve e intensa, un dialogo silenzioso con se stessa e con il tempo. È un atto di fedeltà alla propria memoria, un modo per dire che anche ciò che ferisce può trasformarsi in luce, e che ogni estate, dentro di noi, può ancora risorgere.
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