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CONTROVERSO

Poesia del Giorno

"Camera di Tortura" di Maristella Fostera

Poesia del Giorno

"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 30 versi.

Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica. 

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La Poesia del Giorno, di mercoledì 15 ottobre 2025, è:

    CAMERA DI TORTURA

    di MARISTELLA FOSTERA da Pulsano (TA)

    Frenesia, ho questa frenesia
    che muove i miei piedi,
    la mia anima, il mio cuore.
    Voglia di andare in ogni dove,
    voglia di conoscere,
    respirare, ridere.

    Solo la mente è salda,
    ancorata al suolo
    in punti fermi.
    Così mi hai lasciata: ancorata a te.

    Mi posso muovere, andare,
    volare, ma la mente resta attaccata a te
    con questi spilli lillipuziani.

    Ogni giorno qualcosa di te ancora mi arriva,
    ciclicamente, regolare.
    Mi doni la tua goccia cinese.

    Posso spostarmi,
    andare dove voglio,
    vedere tutto,
    ma sempre dietro di te.

    Liberamente posso muovermi
    in questa bellissima camera
    di tortura.

       

    Recensione

    Il tema dominante di Camera di tortura è la prigionia del sentimento, l’impossibilità di liberarsi da un legame che continua a esercitare il suo potere anche a distanza. Maristella Fostera costruisce una poesia dal tono intimo e nervoso, in cui la libertà è solo apparente e l’amore diventa una gabbia invisibile, dolce e crudele allo stesso tempo.


    L’incipit è immediato: “Frenesia, ho questa frenesia / che muove i miei piedi, / la mia anima, il mio cuore.” Qui il ritmo veloce e ripetitivo traduce l’inquietudine interiore, il bisogno di movimento e di fuga. Tuttavia, la corsa è illusoria: “Solo la mente è salda, / ancorata al suolo / in punti fermi.” La staticità mentale si contrappone all’agitazione del corpo, creando un contrasto che percorre l’intera poesia.


    La forza del testo sta nella semplicità espressiva e nella sincerità del tono. Le immagini degli “spilli lillipuziani” e della “goccia cinese” rendono con precisione il senso di una tortura lenta, quotidiana, fatta di piccoli colpi che non uccidono ma non smettono di ferire. La ripetizione dei verbi di movimento – “muovermi, andare, volare” – accentua la sensazione di impotenza: ogni azione è reale solo in superficie, perché la mente resta prigioniera del ricordo.


    Nel verso finale, “in questa bellissima camera di tortura”, la contraddizione esplode pienamente: l’aggettivo bellissima trasforma il dolore in dipendenza, la sofferenza in forma di amore. È il paradosso di chi non riesce a rinunciare alla propria gabbia, perché dentro di essa riconosce ancora una traccia di sé.


    Con un linguaggio limpido e diretto, l'autrice restituisce il peso e la dolcezza di un sentimento che non si spegne. La sua poesia è un piccolo monologo interiore, una confessione lucida sulla fragilità del cuore umano, sospeso tra desiderio di libertà e nostalgia dell’incatenamento.

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