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rubrica poetica
21 Agosto 2025 - 06:00
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social.
Le tre poesie pubblicate giovedì 21 agosto 2025 sono:
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Timide le corde
delle nostre mani
Com'è dolce
il nostro gioco di sguardi...
Vorrei baciare
le tue morbide labbra,
baciare il sopracciglio che fa da cornice
a due cascate di acqua verde...
Vorrei baciare
quella piccola cicatrice sul mento
E poi... quella del tuo cuore,
della tua anima,
così
all'infinito
per poi ricominciare.
di MASSIMO PEZZONI di Peschiera Borromeo (MI)
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Recensione
L'incipit propone un senso d’intimità che coinvolge si dalle prime battute. Nei versi si avverte una emotività dolce e sospesa, come se ogni gesto fosse misurato, attento a non destabilizzare l’armonia tra i due protagonisti. Con un linguaggio che parla direttamente al cuore, Massimo Pezzoni costruisce il testo attorno alla fisicità dei piccoli dettagli, trasformando lo sguardo e il contatto in qualcosa di emotivo. Il verso “Vorrei baciare” ripetuto sottolinea il desiderio in modo misurato ma intenso, indicando un’attenzione ai particolari che va oltre l'apparenza. Diventano simboli di vicinanza e affetto elementi come le labbra, il sopracciglio o la piccola cicatrice sul mento. Ogni gesto risulta un modo di conoscere e amare l’altro attraverso la delicatezza e l’osservazione. I versi non si limitano all'apparenza ma arrivano all’anima. Il desiderio fisico si combina con quello emotivo, creando un unicum tra corpo e sentimento che rende la poesia sincera e coinvolgente. Un testo che parla con chiarezza e immediatezza, capace di trasmettere passione e tenerezza senza mai perdere coerenza.
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Ho guardato
il mio riflesso
nell’acqua cristallina.
Ho riconosciuto
uno sguardo nuovo.
Nel silenzio
della mia anima
qualcosa di sconosciuto
si sta trasformando.
Nuove vibrazioni
scorrono dentro di me.
Spiriti guida
seguono i miei passi
nel silenzio dell’ignoto
un nuovo linguaggio
prende forma.
di SARA DI MATERA di Santeramo in Colle (BA)
Recensione
La poesia apre con un gesto semplice ma potente: lo sguardo rivolto a se stessi. Fin dall’inizio, “Ho guardato / il mio riflesso / nell’acqua cristallina”, il lettore viene invitato a una riflessione interiore, a cogliere ciò che cambia e si riscopre. Sara Dimatera utilizza immagini chiare e limpide, come lo specchio dell’acqua, per raccontare un percorso di trasformazione personale. I versi successivi, “Ho riconosciuto / uno sguardo nuovo”, sottolineano la sorpresa e la meraviglia di scoprire parti di sé prima sconosciute. La poesia procede con ritmo calmo e meditativo, accompagnando il lettore lungo “Nuove vibrazioni / scorrono dentro di me”, dove sensazioni e intuizioni si intrecciano in un dialogo tra corpo e anima. Il testo introduce elementi quasi mistici: “Spiriti guida / seguono i miei passi”, suggerendo un sostegno invisibile e una protezione che accompagna il cambiamento. La trasformazione non è improvvisa, ma si manifesta gradualmente, in un “silenzio dell’ignoto”, dove il nuovo linguaggio prende forma e la persona si riconcilia con se stessa. Una poesia che parla di introspezione e scoperta interiore con parole semplici e limpide.
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Mi basterebbe un gesto, una carezza,
delle vere parole che splendono
d’amore, di profonda tenerezza.
Ed ecco la sorpresa:
dal crepuscolo declina l’intimo
lamento delle stelle.
di LORENZO PAVIERA di Buggiano (PT)
Recensione
La poesia si apre con un desiderio semplice e intenso, racchiuso nei primi versi: “Mi basterebbe un gesto, una carezza, / delle vere parole che splendono / d’amore, di profonda tenerezza”. Lorenzo Paviera costruisce il testo attorno a un bisogno di vicinanza e affetto, reso con un linguaggio chiaro e diretto che tocca immediatamente il lettore. La tensione emotiva cresce con l’immagine del crepuscolo, che diventa scenario del lamento: “dal crepuscolo declina l’intimo / lamento delle stelle”. Qui il poeta trasforma il desiderio personale in un momento universale, dove il piccolo bisogno umano si riflette nell’ordine e nel silenzio del cielo notturno. Il testo è breve, ma potente: ogni parola sembra scelta con cura per dare intensità all’attesa, alla mancanza, al bisogno di contatto autentico. La poesia parla di delicatezza, di sentimenti non detti ma profondamente avvertiti, e riesce a rendere visibile l’invisibile attraverso immagini semplici e simboliche. Un piccolo gioiello di sensibilità, capace di far riflettere sul valore dei gesti e delle parole, e sulla forza che può avere anche un piccolo segno d’amore nel trasformare il nostro mondo interiore.
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