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CONTROVERSO
19 Agosto 2025 - 06:00
"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:
Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica.
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La Poesia del Giorno, di martedì 19 agosto 2025, è:
NELL'ATTESA
di VALENTINA NUCCIO di Monza
Sto
come un granello di sabbia
nell’attesa della tempesta.
Sto
come il fumo
che annega la città.
Sto
come una madre
spaventata
dall’ombra del figlio.
Sto.
E ancora aspetto
che arrivi la tua mano calda
a sollevarmi da ogni fatica.
E ti curerò
nell’attesa,
nel ricordo
di ciò che eri.
♦◊♦ ♦◊♦ ♦◊♦ ♦◊♦
Recensione
La poesia si apre con una dichiarazione essenziale, asciutta, che subito definisce lo stato dell’anima: “Sto / come un granello di sabbia / nell’attesa della tempesta”. La ripetizione di quel “sto” diventa un mantra, un fermo immagine che restituisce la fragilità di chi si sente sospeso, in bilico, prigioniero di una condizione che non muta. Ogni similitudine che segue amplifica questa percezione, traducendo il dolore in immagini semplici ma incisive.
Valentina Nuccio sceglie immagini forti, quasi visive: il fumo che invade, la madre che teme l’ombra del figlio, l’attesa che diventa peso e speranza insieme. Quando scrive “Sto / come una madre / spaventata / dall’ombra del figlio”, porta dentro la poesia un’intimità che vibra di inquietudine, un dolore che non si dice apertamente ma che traspare nella concretezza delle parole.
L’attesa non è solo sopportazione: si trasforma in promessa, in un gesto che va oltre sé stessi. Nella seconda parte, l’autrice rovescia la prospettiva, offrendo cura: “E ti curerò / nell’attesa, / nel ricordo / di ciò che eri”. È qui che la poesia trova la sua forza più intensa, mostrando come anche il dolore possa contenere un seme di amore e dedizione.
La poesia diventa quindi il ritratto di una resistenza silenziosa, di una forza che non si proclama ma che vive nel gesto quotidiano di chi aspetta e spera. Il testo tocca corde profonde, perché l’attesa appartiene a tutti: ciascuno, almeno una volta, si è trovato in quel luogo sospeso, tra ciò che non è più e ciò che deve ancora arrivare.
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