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CONTROVERSO

Poesia del Giorno

"Ritratto di Signora alla Otto Dix" di Antonio Raniolo

Poesia del Giorno

"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 30 versi.

Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica. 

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La Poesia del Giorno, di lunedì 18 agosto 2025, è:

    RITRATTO DI SIGNORA ALLA OTTO DIX

    di ANTONIO RANIOLO di Scandicci (FI)

    Lacrime di mestizia vagano
    sul viso vecchio e incavato
    e si mescolano al trucco
    vistoso di femmina.
    Se le parole fossero pietre
    te le lancerei sul viso
    per dirti che sei una statua
    che piange il tempo perduto
    e il mondo dove vivi è solo
    una sala d'aspetto dove nutri
    le illusioni di donna fatale che
    attira gli uomini con pianti e smancerie
    e dove ti rifugi aspettando di poter
    fuggire da te stessa.
    Corri, corri, corri lungo le sale...
    della tua giovinezza ormai passata...
    corri, corri, corri tra un piano all’altro....
    del palazzo della tua esistenza...
    forse incontrerai... una giovane
    signora bella e elegante...!

       

    Recensione

    La poesia si presenta come un quadro crudele e al tempo stesso struggente, capace di mettere a nudo l’anima di una donna intrappolata nella memoria di sé stessa. Fin dai primi versi, “Lacrime di mestizia vagano / sul viso vecchio e incavato”, il lettore viene condotto davanti a un’immagine che non concede sconti, quasi fosse una tela dipinta con pennellate forti e senza indulgenza. Il contrasto tra il trucco vistoso e l’ombra del tempo non è soltanto estetico, ma diventa metafora di un’esistenza che prova a mascherarsi dietro apparenze fragili.


    Antonio Raniolo costruisce un linguaggio diretto, duro, che non teme di ferire, perché il bersaglio non è un volto, ma la condizione universale del declino. Quando scrive “Se le parole fossero pietre / te le lancerei sul viso”, la violenza espressiva si trasforma in un atto di verità, un grido che smonta ogni illusione.


    La donna rappresentata non è più padrona di sé: rincorre la propria immagine passata, affannata in una corsa che attraversa i corridoi della vita. Il ritmo martellante di “corri, corri, corri” restituisce l’ansia di chi non vuole arrendersi, ma finisce per inseguire un’ombra.


    La poesia di Antonio Raniolo diventa così un monito sul tempo e sulla vanità, ma anche un invito a guardarsi allo specchio senza finzioni. La statua che piange, descritta dall’autore, non è solo una figura isolata: è l’immagine di chiunque, prima o poi, deve fare i conti con la perdita della propria giovinezza e con la difficile accettazione di ciò che rimane.

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