Cerca

Cerca

rubrica poetica

Controverso

Le poesie scelte sono di Antonello Brusati, Giulia D'Anca e Alessandro Barbato

controVerso

La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare. 

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera24: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 20 versi.

Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.

Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social. 

Le tre poesie pubblicate giovedì 14 agosto 2025 sono:

  • Senza titolo 02 di Antonello Brusati di Magenta (MI);
  • Agosto di Giulia D'Anca di Catania;
  • Per tempo di Alessandro Barbato di Ciampino (RM).
    .

.

   

.

SENZA TITOLO 02

Vendemmio grappoli di
vocaboli per farne poesia
Non conosco lo scopo
Ne sento il bisogno
Così
Come necessito di cibo
Vorrei nutrire le menti di
bellezza
Attraverso il danzare delle
parole

di ANTONELLO BRUSATI di Magenta (MI)

.

Recensione



I versi esprimono un’urgenza autentica di scrivere, paragonando il raccogliere le parole al vendemmiare grappoli d’uva. L’autore trasmette l’idea di un atto spontaneo e necessario, simile al bisogno di nutrirsi, dove il cibo dell’anima è la bellezza portata dal linguaggio. La struttura è lineare, i versi brevi e la disposizione verticale delle frasi favoriscono un ritmo scandito che mette in risalto ogni immagine. Il testo mostra una relazione diretta tra scrittura e vita, senza ricercare artifici retorici. Il lettore percepisce una mano ferma e consapevole, che non si preoccupa di spiegare ma di offrire. La scelta di usare verbi in prima persona crea prossimità e coinvolgimento immediato. L’assenza di punteggiatura in alcune parti amplifica la fluidità, lasciando spazio alla pausa interiore di chi legge. Ogni parola è scelta per la sua funzione, senza eccessi o ridondanze. La semplicità non è povertà di contenuto, ma chiarezza d’intento. Si tratta di un testo che funziona anche letto ad alta voce, dove il suono delle parole diventa parte dell’esperienza. L’idea di “nutrire le menti” rimanda a un’azione concreta, un invito a considerare la poesia come parte integrante della vita quotidiana. Qui la scrittura non è ornamento ma necessità vitale, un gesto che unisce l’autore al lettore in un patto di autenticità.



   

.

AGOSTO

Se avessi bisogno di dire
farei la casa
se avessi bisogno di fare
disferei la riva

- trangugiato l’ossigeno vitale -
osserverei l’orologio del pensiero primario
il primordiale quesito che genera psiche
la vera storia tra eros e thanatos
alla volta
del climax agostano
che discende
il mondo cambia e non i suoi volti,
assaltati dall’arsura di ponente
suffrutici lignificati
piegherei in fondo alle correnti
andanti levigati.

di GIULIA D'ANCA di Catania

Recensione


L’autrice ci conduce in un paesaggio mentale dove la calura estiva non è solo sfondo, ma sostanza stessa della riflessione poetica. L’incipit, con la sua oscillazione tra il “fare” e il “disfare”, introduce un moto interiore che sembra inseguire il paradosso: edificare per bisogno di dire, smantellare per necessità d’azione. Questa tensione creativa e distruttiva si intreccia con immagini di grande potenza: l’ossigeno “trangugiato”, il tempo osservato come “orologio del pensiero primario”, la psiche come terra in cui eros e thanatos si contendono radici e germogli. Il “climax agostano” diventa qui punto di massima espansione e inizio di una discesa, scandita da un’arsura che assalta i volti senza riuscire a mutarli davvero. La natura, con i suoi suffrutici lignificati e le correnti levigate, riflette la resistenza e la flessione dell’animo umano di fronte al cambiamento. L’acqua e il vento, elementi mobili e incessanti, si contrappongono alla fissità di un mondo che cambia nella superficie ma conserva le sue forme profonde. Il testo offre una meditazione sul tempo e sull’identità: in estate, quando tutto sembra al culmine, si avverte già la curva discendente, e in quel lento piegarsi si annida una bellezza fragile, consapevole della propria finitezza.

.

   

.

PER TEMPO

Morsicavamo i giorni, volevo
si accendessero e bruciassero
veloci come teste di fiammifero.
Sembrava si trattasse veramente
di lasciare solo che passasse
il vento, per sentire l'incantesimo
serale delle prime estati vere
camminarci sulla pelle. Pareva
per davvero tutto il mondo
cominciare in ogni sguardo,
in ogni fiato, in tutti gli angoli
di cielo, per resistere in eterno
nelle orbite dei sogni e nelle rette
del pensiero. Ma va per conto suo,
invece, il cielo e soffia asciutto e ignaro
un venticello sulle altre nostre
estati, adesso fragili di vero
e di silenzio. Inutile fiorisce
la begonia e l'oleandro si colora:
che tu lo sappia o meno.

di ALESSANDRO BARBATO di Ciampino (RM)

Recensione

Una poesia sospesa tra l’impeto giovanile e la malinconia della maturità. I versi iniziali, con l’immagine dei giorni “morsicati” e pronti a bruciare “come teste di fiammifero”, catturano la frenesia di un’età in cui il tempo è combustibile e non peso, e in cui l’attesa di un’estate è già promessa di eternità. L’incantesimo serale delle “prime estati vere” si fa pelle e respiro, e il mondo sembra continuamente rinascere in ogni sguardo, in ogni respiro, in ogni lembo di cielo. Ma il tempo, inesorabile, scorre altrove, “per conto suo”, e il vento asciutto che soffia sulle estati successive porta con sé una consapevolezza nuova: la fragilità del “vero” e del “silenzio”. L’inutile fiorire della begonia e il colore dell’oleandro diventano metafore sottili di un ciclo naturale che prosegue indifferente, al di là della percezione umana e delle nostre storie. Alessandro Barbato riesce a restituire, con un linguaggio essenziale e nitido, il contrasto tra il desiderio di trattenere e l’impossibilità di farlo, tra l’assoluto vissuto negli anni giovani e la distanza emotiva che il tempo impone. La sua è una poesia del passaggio: un ponte di memoria dove la luce calda dell’estate si mescola all’ombra lunga della consapevolezza, e dove ogni fiore che sboccia, che lo si sappia o meno, diventa testimonianza silenziosa di un tempo che non torna, ma che non smette di fiorire.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Buonasera24

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Video del giorno

Termini e condizioni

Termini e condizioni

×
Privacy Policy

Privacy Policy

×
Logo Federazione Italiana Liberi Editori