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CONTROVERSO

Poesia del Giorno

"Radici (ritorno a Taranto)" di Francesco Minervini

Poesia del Giorno

"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 30 versi.

Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica. 

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La Poesia del Giorno, di venerdì 13 giugno 2025, è:

    RADICI (RITORNO A TARANTO)

    di FRANCESCO MINERVINI di Bari

    Puntuti scheletri di ferro
    che bucano il cielo
    dove celeste e grigio
    si lottano
    e si fondono.
    Fumate bianche
    di conclavi roventi;
    ossuti mangiafuoco
    fra le luci
    di uno spettrale luna park.
    Tramonti atterriti,
    malinconici sguardi rassegnati.
    Mari che mi hanno atteso
    pazienti.
    Luoghi di ricordi polverizzati
    che si ricompattano struggenti
    nella memoria.
    Sogni antichi di ritorno
    e voglia di fuggire
    per sempre.

       

    Recensione

    Fin dalle prime righe, questa poesia ci immerge in un panorama che è, insieme, spietato e in qualche modo stranamente evocativo. Ci sono questi spuntoni di ferro, come scheletri puntuti, che bucano il cielo, lì dove l'azzurro e il grigio si contendono lo spazio, quasi fondendosi in una battaglia silente. E poi le fumate bianche, che sanno di "conclavi" roventi, come se un fuoco interiore, doloroso, covasse sotto la cenere. Le figure umane diventano quasi ossute, come mangiafuoco in uno scenario che ricorda un luna park, sì, ma uno di quelli abbandonati, con un'aria un po' spettrale.


    L'atmosfera si fa densa, si percepisce una rassegnazione negli sguardi che si posano su tramonti quasi spaventati. Eppure, in mezzo a tutto questo, c'è il mare. Il mare che ha atteso, paziente, un ritorno, forse un riscatto. E con il mare, affiorano i ricordi. Quelli che sembravano dispersi, quasi ridotti in polvere, e invece si ricompongono, pezzo dopo pezzo, con una stretta al cuore che non si dimentica.


    Ma il vero nodo di questa poesia di Francesco Minervini, il suo battito più profondo, si rivela nell'ultima immagine. Lì si manifesta una contraddizione lacerante che, forse, è l'anima stessa di molti legami con la propria terra: un sogno antico di ritorno, di appartenenza, che si scontra, senza tregua, con l'impulso quasi disperato di fuggire via, per sempre. Non è un testo che giudica, piuttosto ti lascia addosso il peso e la malia di un luogo amato e ferito. Ti fa riflettere, con quella sua dolorosa ambivalenza, su quanto sia complicato, a volte, fare i conti con le proprie radici.

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