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rubrica poetica

Controverso

Le poesie scelte sono di Alice Russo, Francesco Catapano e Maria Rosaria Quarta

Poesia del Giorno

La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare. 

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera24: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 20 versi.

Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.

Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social. 

Le tre poesie pubblicate giovedì 22 maggio 2025 sono:

  • Un giorno nei tuoi occhi di Alice Russo di Foggia;
  • Come una fiaba di Francesco Catapano di Taranto;
  • Libertà an-negata di Maria Rosaria Quarta di Novoli (LE).

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UN GIORNO NEI TUOI OCCHI

So che mi regaleresti
il tuo ultimo sorriso
e che la tua pelle trasmuterebbe in carta
per le parole che dimenticherei,
so che le tue labbra diverrebbero il cibo
di cui nutrendomi, mi salverei.
Lasciami lì beata
in una vitrea boccia d’acquario,
guardami vivere forte
e crescere folle
come solo sai fare tu:
in quella bolla di cristallo
io urlerei, inciamperei, mi odierei
ti darei modo di elencare i miei difetti
e tu li ameresti di più.

di ALICE RUSSO di FOGGIA

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Recensione



Chi legge questi versi entra in una dimensione intima, sospesa, dove l’amore non si dichiara, ma si dimostra nel gesto assoluto della cura e della dedizione. La poesia di Alice Russo si muove dentro un’immagine intensa: l’altro come ancora, rifugio, nutrimento — presenza capace di sostenere anche l’inciampo, l’errore, l’imperfezione. C’è una tensione struggente tra la volontà di abbandonarsi e il bisogno di essere vista nella propria fragilità. La “boccia d’acquario” diventa un luogo simbolico, fragile ma trasparente, in cui la protagonista può esistere senza filtri. Lì dentro si consuma un dialogo muto e potente, fatto di gesti interiori, di parole mai dette ma profondamente comprese. Il linguaggio è diretto, ma mai banale. Ogni immagine è scelta con precisione emotiva: la pelle che si fa carta, le labbra che nutrono, l’urlo che non chiede redenzione ma comprensione. Il tono è insieme dolce e disperato, come se la scrittura fosse l’unico modo per trattenere un legame che, pur nella sua forza, rimane delicato. “Un giorno nei tuoi occhi” è una poesia che si apre al lettore come uno specchio: chiunque abbia amato senza riserve può riconoscersi in quell’urgenza di essere accolti, non nonostante i propri difetti, ma attraverso di essi.



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COME UNA FIABA

Sento
la tua voce
Cantilenante
Come una nenia araba
Ed il ricordo di cose antiche
Affascinanti nel ricordo
diventano ancora più tenui.
Ormai le cose della tua infanzia
appartengono ad un mondo
Semplice,
ad una vita giovane fatta
di impulsi.
Tu la racconti
di sera
Come una fiaba
alla luce tremula di una candela.

di FRANCESCO CATAPANO di Taranto

Recensione


C’è una luce soffusa che attraversa questi versi, come quella di una candela accesa in una stanza silenziosa. La poesia di Francesco Catapano si snoda con il passo lento del ricordo, toccando corde sottili che appartengono alla sfera dell’intimità e della memoria affettiva. Il cuore del testo è una voce narrante, dolce e ipnotica, che restituisce atmosfere di un tempo lontano. Il ritmo pacato, scandito da immagini delicate, avvicina il lettore al mondo dell’infanzia, ma non lo fa con nostalgia malinconica: piuttosto, con un senso di rispetto e incanto verso ciò che è stato e che, raccontato, può ancora avere valore e bellezza. L’uso della parola è essenziale e calibrato, come se ogni verso fosse scelto per non disturbare la quiete che la scena richiede. La poesia non ha bisogno di effetti o di slanci retorici: trova la sua forza nella semplicità, nella cadenza della voce che narra “come una fiaba”. E proprio come una fiaba, questo breve componimento non offre soluzioni, ma lascia una traccia. È una poesia che ascolta, più che parlare. E invita chi legge a fare lo stesso, lasciandosi trasportare da un tempo che non chiede spiegazioni, ma soltanto presenza. In pochi versi, l’autore riesce a restituire l’essenza fragile e potente del ricordo, che si fa carezza e confidenza, come una storia sussurrata nel buio.

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LIBERTÀ AN-NEGATA

Libertà
sulle ali di un uccello
sulle acque del mare
su un vascello.
Libertà
nel superare
un muro
camminando
mano nella mano
verso orizzonti
dove tutto è umano.
Libertà
al costo della vita
alla ricerca
di una speranza
nel futuro.
Libertà:
bi-sogno agognato
e da tanti
mai trovato.

di MARIA ROSARIA QUARTA di Novoli (LE)

Recensione

C’è una forza limpida e immediata in questi versi, che affrontano il tema della libertà con chiarezza e coraggio, rivelando una sincerità emotiva che colpisce chi legge e invita a una riflessione sul senso profondo di questo valore universale. Maria Rosaria Quarta sceglie un linguaggio essenziale, ma denso di significato, capace di parlare a tutti. La poesia non si perde in astrazioni: tocca desideri, ostacoli, ferite che appartengono all’esperienza umana collettiva. L’inizio suggerisce un respiro ampio: il volo, il mare, il vascello – immagini di movimento, sogno, slancio. Ma subito arriva la concretezza: un muro da superare, mani da stringere, orizzonti da cercare insieme. E il sogno si fa cammino faticoso, rischio, scelta radicale. Nel gioco sul termine “bi-sogno” c’è tutto: una libertà che è urgenza vitale e insieme ideale lontano, spesso negato. L’autrice riesce a dare voce a chi lotta per qualcosa che dovrebbe essere naturale. Non è solo una poesia: è un segnale, una presa di posizione. Rimane addosso, come una domanda che non smette di cercare risposta.

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