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CONTROVERSO
09 Maggio 2025 - 06:00
"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:
Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica.
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La Poesia del Giorno, di venerdì 9 maggio 2025, è:
SOTTO QUELLE FRONDE
di MARCO LEONARDI di Legnano (MI)
Ricordi? Sotto quelle fronde
dicevamo le nostre cose:
quotidiane, poco profonde.
Avevi mani poggiate sul grembo
e ai piedi sandali d'oro
intrecciati su dita sottili
E provavo qualcosa che non so,
perché se lo fisso diviene vago,
un riflesso di sole, fugace, nel lago.
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Recensione
Un incontro semplice, forse marginale nel fluire di una giornata qualsiasi, diventa qui una finestra aperta sul mistero del sentimento. Il ricordo si affaccia timido, quasi con pudore, e riporta alla mente una scena di quieta vicinanza, fatta di parole leggere e gesti sospesi nel tempo. L’apparente superficialità delle “cose quotidiane, poco profonde” scambiate tra due persone nasconde una densità che solo la distanza temporale riesce a rivelare. La poesia si muove con grazia nel solco di questa memoria, restituendo il senso di un’assenza che si fa ancora presenza nel ritmo misurato dei versi.
L’attenzione ai particolari – le mani posate in grembo, i sandali intrecciati – conferisce al ricordo una delicatezza visiva che lo rende vivido e insieme remoto. Ogni immagine è trattenuta, come se il poeta temesse di tradirne la verità cercando di definirla troppo. È proprio questo tratto sottile a rendere il testo incisivo: la consapevolezza che certi stati dell’animo non si lasciano afferrare se non in filigrana, come luci che sfiorano la superficie e subito si ritirano. Il linguaggio, essenziale ma curato, si fa veicolo di una tenerezza trattenuta, che non ha bisogno di spiegarsi per colpire.
Il cuore della poesia pulsa nell’ultima terzina, dove l’emozione, nel momento stesso in cui tenta di essere afferrata, si dissolve. C’è un senso profondo di smarrimento lucido, quasi filosofico: il sentimento, quando osservato da vicino, sfuma e si ritrae come “un riflesso di sole, fugace, nel lago”. In questo risiede la forza del testo: nell’ammettere che certe verità non si possono spiegare, ma solo attraversare nel silenzio della memoria. Una poesia lieve, eppure duratura, come certe impressioni che ci abitano a lungo senza più bisogno di parole.
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