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CONTROVERSO

Poesia del Giorno

"Chetati" di Danila Marchi

Poesia del Giorno

"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 30 versi.

Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica. 

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La Poesia del Giorno, di lunedì 5 maggio 2025, è:

    CHETATI

    di DANILA MARCHI di Diano Castello (IM)

    Chetati
    alla fiamma del camino
    Spirito Divino
    che in me, con forza, premi
    ove aneli di uscir fuori
    in questa quotidiana lotta
    libero, senza più padroni
    Chetati
    perché non è ancora giunto
    il tempo, di spingersi oltre
    nell’altrove, dove si possa gioire
    nel senso del favorevole vento
    che soffia foriero di buone nuove
    su di noi, su questa parte di mondo
    che statica attende, in costante divenire
    Stai Schiacciato e reprobo
    come schiavo stipato nella stiva
    in attesa di farti libero
    a Terra in cerca di un approdo
    per scappare e correre convinto
    incontro a miglior vita.

       

    Recensione


    Un’invocazione sussurrata e insieme imperiosa attraversa questo testo, che si configura come un atto di consapevolezza interiore, lucido e contrastato. A parlare è una voce che non si limita a descrivere, ma interroga e comanda, rivolta a una forza intima – definita “Spirito Divino” – che scalpita per venire alla luce, per liberarsi dalle maglie di una quotidianità vissuta come costrizione, come battaglia costante. Eppure, a questa forza si chiede di “chetarsi”, di rientrare nel silenzio, almeno per ora.


    Il nucleo emotivo e concettuale della poesia è tutto in questo conflitto tra l’impulso a muoversi, a oltrepassare un confine, e il dovere di attendere, di riconoscere che il tempo del cambiamento, della piena libertà, non è ancora giunto. Ma non c’è rassegnazione in queste parole: c’è piuttosto un senso di responsabilità, come se il poeta sapesse che l’autenticità del movimento dipende anche dalla sua giusta maturazione.


    Il linguaggio impiegato è diretto, privo di ornamenti superflui, ma capace di evocare immagini potenti. Tra tutte, quella dello “schiavo stipato nella stiva” risuona come un emblema dell’interiorità compressa: una condizione umana fatta di costrizione, ma anche di attesa fervente e carica di speranza. L’approdo non è negato, è solo lontano. Il mare è attraversabile, ma ancora troppo mosso, troppo incerto. L’“altrove” non è una fuga, bensì una destinazione da meritare, da conquistare.


    Danila Marchi ci consegna una poesia che non ha bisogno di gridare per farsi sentire. Il suo è un testo di soglia, che vive nello spazio intermedio tra ciò che è e ciò che potrebbe essere. Una riflessione poetica sul tempo della trasformazione, sulla necessità di contenere l’impulso per renderlo più vero, più forte. È una poesia che parla di attesa, ma un’attesa attiva, abitata, consapevole. E che proprio per questo sa farsi profondamente universale.

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