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CONTROVERSO

Poesia del Giorno

"Il tempo" di Giuseppe D'Acchioli

Poesia del Giorno

"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 30 versi.

Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica. 

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La Poesia del Giorno, di mercoledì 30 aprile 2025, è:

    IL TEMPO

    di GIUSEPPE D'ACCHIOLI di Treviglio (BG)

    La fronda piegandosi si dimenava,
    opponendosi con strenua resistenza
    ai capricci volubili del tempo,
    il cuore di mille battaglie,
    non voleva cedere all’evidenza
    della linfa vitale che scemava.

    L’amore, quello “per l’eternità”,
    si aggrappava con le nude mani
    ad una scogliera di sabbia,
    non voleva cedere alle sirene,
    ricordando vecchi sentimenti
    di un amore stanco ed alla fine.

    Il mormorio delle ondose acque
    infrangendosi sul martoriato corpo,
    provocavano nere ecchimosi,
    le gocce di lacrime rotolavano
    su quella pelle levigata dagli anni
    dalle tormente di sogni coltivati.

    Adesso le luci si sono spente,
    il pavimento ha accolto il sudore,
    con lo straccio si cerca di asciugare
    la flebile rimanenza della vita,
    di un amore che attendeva la morte
    che il tempo ha solo certificato.

       

    Recensione

    Un’intensa riflessione sull’inevitabilità del declino, sia fisico che emotivo, scandita da immagini forti e da un tono drammaticamente lirico. L’autore mette in scena la resistenza di un’esistenza che lotta contro l’usura del tempo, attraverso la metafora della fronda che si piega ma non si spezza, dando voce a una vitalità che, pur indebolita, non si arrende con facilità.


    Nel secondo movimento della poesia, l’amore viene raffigurato come un gesto disperato: mani nude che cercano appiglio su una scogliera fatta di sabbia — immagine efficace della precarietà. Il sentimento, che un tempo aveva promesso eternità, appare ora logorato, fragile, incapace di sostenersi davanti all’incedere della realtà.


    L’ultima parte è quella più cruda e toccante. Il corpo, ormai esausto, è descritto come un campo di battaglia segnato dalle onde e dal tempo: le “ecchimosi nere”, le “lacrime” e la “pelle levigata dagli anni” sono simboli di una vita consumata dal desiderio e dalle attese. Il gesto finale — asciugare con uno straccio il “sudore” — diventa una sorta di ultimo rito domestico, piccolo e tragico, che accompagna l’amore verso la sua fine, con il tempo che non distrugge, ma certifica, in modo freddo e definitivo, la sua conclusione.


    Giuseppe D’Acchioli riesce a condensare in versi densi e significativi la lotta interiore tra ciò che si vuole trattenere e ciò che inevitabilmente si perde. La poesia tocca corde profonde e universali, e lo fa con un linguaggio potente, mai compiaciuto, sempre teso alla verità dell’esperienza umana.

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