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rubrica poetica
27 Febbraio 2025 - 06:00
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social.
Le tre poesie pubblicate giovedì 27 febbraio 2025 sono:
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Il tuo nome
era scritto
tra le stelle.
Le tue mani
soffio
che accarezzano
il giovane ventre
di tua madre.
Innocenza di sguardi,
luce di purezza,
sussurri incomprensibili
ma ogni tuo respiro
è vita e sogno
che si accendono
ad ogni alba.
di MARIA TERESA DE CAROLIS di Turi (BA)
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Recensione
La poesia esplora la purezza e la delicatezza dei primi momenti di vita, con un linguaggio che trasmette una sensazione di intimità e sacralità. Il titolo richiama l'idea di una vita che nasce dentro la vita, una nuova esistenza che emerge da quella materna, come un soffio di vento che accarezza un ventre giovane. Le immagini che Maria Teresa De Carolis dipinge sono morbide e delicate: il nome scritto tra le stelle e le mani come un soffio che accarezza rappresentano l'inizio di una nuova avventura, il germoglio di una vita che ha il potere di illuminare e trasformare. L'innocenza degli sguardi e la luce di purezza sottolineano la bellezza primordiale e incontaminata dell'infanzia. Ogni respiro del bambino è visto come un atto di vita e di sogno, che si rinnova ad ogni alba. Questi versi evocano la magia dei primi giorni di vita, in cui ogni gesto, ogni movimento, è intriso di speranza e potenzialità. L'intensità dei piccoli dettagli e la loro connessione con l'universo circostante conferiscono alla poesia una forza emozionale profonda. La poetessa cattura l'essenza di un momento universale e unico: il miracolo della nascita, la fragilità e la meraviglia di ogni nuova esistenza.
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Un granchio corteggiava una patella
attaccata a uno scoglio in riva al mare.
Ogni mattina le faceva trovare
una frase d’amore
sulla bianca sabbia della spiaggia.
«Seeee!» voi direte.
«Che minchia dici, caro autore:
il granchio non sa mica scrivere!»
Rubava le parole scritte
dagli amanti sulle spiagge
lontane e gliele depositava sulla riva.
E «Buongiorno, amore!»
leggeva al mattino la patella,
mentre il granchio passeggiava lì vicino,
aspettando di ricevere uno sguardo,
una parola.
di ORESTE TOMA di Nociglia (LE)
Recensione
Il testo si inserisce nel filone della leggerezza poetica, in cui l'elemento naturale e quello umano si intrecciano con una sottile ironia. Il granchio, in modo sorprendente e fantasioso, diventa il protagonista di un atto romantico: corteggiare una patella, con l'innocenza e l'intensità di un sentimento che trova spazio nel piccolo mondo della natura. La poesia si muove su un piano fiabesco e giocoso, ma allo stesso tempo riesce a toccare una corda più profonda: la solitudine e il desiderio di essere visti e riconosciuti. Il gesto del granchio, che ogni mattina deposita parole d'amore sulla sabbia per la sua amata patella, è in realtà un atto di tenera dedizione, che afferma il bisogno universale di comunicare, di esprimere emozioni. La risposta ironica del lettore immaginato – "Seeee! Che minchia dici, caro autore..." – rende il tono della poesia ancora più brillante, come a voler sfidare le convenzioni e giocare con l'assurdo. La poesia di Oreste Toma prende il suo senso dalla contrapposizione tra l'impossibilità di un granchio di scrivere e la sua capacità di "rubare" le parole d'amore degli amanti sulle spiagge lontane, trasportandole al suo scoglio, nella speranza di suscitare un'attenzione, una risposta.
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L'erba cresce selvaggia,
le foglie sono un tappeto
giallo, la fontana silente,
la vecchia panchina vuota
senza colore, vicino il lento
scorrere del fiume come i miei
pensieri.
I grandi alberi sempre verdi
abbracciano il cielo, il sole
d'argento in una luce misteriosa,
nel cielo nuvole leggere fuggitive
verso l'orizzonte infinito.
di LAURA D'ABROSCA di Asciano (SI)
Recensione
Un delicato omaggio al ricordo e alla contemplazione, che si intreccia con una riflessione sulla natura e sul passaggio del tempo. Il paesaggio che emerge dai versi è solitario, segnato dalla quiete di un luogo che sembra sospeso tra il presente e il passato. La poesia si apre con l'immagine dell'erba che cresce selvaggia, simbolo della naturalezza e del fluire spontaneo delle cose, ma anche della perdita di un ordine e di un tempo che non è più. Le foglie, ormai gialle, e la fontana silente rimandano a un'atmosfera di malinconia e di memoria. La panchina vuota, come il cuore del lettore che si accosta al testo, suggerisce una solitudine che riflette la mancanza di un legame o di una presenza che non c'è più. Il lento scorrere del fiume è il parallelo della riflessione interiore, che scivola silenziosa come l’acqua, portando con sé i pensieri che vanno, forse, verso l’infinito, dove le nuvole fuggitive e l'orizzonte senza fine si mescolano in un gioco di immagini che simboleggiano il mistero della vita e della morte. La chiusura della poesia con l'immagine del cielo abbracciato dagli alberi sempre verdi suggerisce un senso di resistenza, una permanenza che si oppone al flusso del tempo e alla fugacità della vita. La luce d'argento del sole conferisce un'atmosfera onirica e suggestiva, come se tutto fosse avvolto da un velo di sacralità, simile al ricordo di un padre che, pur assente, continua a risplendere nella luce misteriosa che guida il cammino di Laura D’Abrosca.
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Testata: Buonasera
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