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rubrica poetica
13 Febbraio 2025 - 06:00
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social.
Le tre poesie pubblicate giovedì 13 febbraio 2025 sono:
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Carlo, dì a mia madre
che qui non piango la fame e il freddo
e se non scrivo è perché
devo finire di credere.
Dille che non scordo mai il Crocifisso
e che di notte la febbre mi lascia dormire
solo se penso alle sue braccia lunghe.
Dille pure, Carlo mio, che è sempre il primo amore
e che appena vedrò la buona stagione tornerò,
ma non dirle, per carità non dirle
che mi hai visto piangere.
di ANTONINO FIORITO di Caltagirone (CT)
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Recensione
Un componimento intenso e toccante, costruito su un dialogo indiretto tra il poeta e sua madre, mediato dalla figura di Carlo. Il testo esprime con profondità il senso di lontananza, il dolore trattenuto e l'amore filiale che non si affievolisce con la distanza, rivelando un legame che resiste nonostante la sofferenza e l’assenza. L'uso della seconda persona conferisce alla poesia un tono intimo e confidenziale, come se l'autore affidasse a Carlo il compito di custodire e trasmettere le sue emozioni con discrezione, preservando la madre da una verità troppo dolorosa. Il riferimento al Crocifisso e alla febbre notturna introduce elementi di sofferenza e fede, suggerendo un legame con la spiritualità e con la speranza di un ritorno che possa finalmente alleviare il tormento della separazione. La madre è dipinta come un porto sicuro, una presenza costante che, pur lontana, resta il punto di riferimento affettivo dell'autore, unica certezza in un’esistenza segnata dalla distanza. Il verso finale, che implora di non rivelare il pianto, aggiunge un'ultima sfumatura di pudore e dignità, rivelando la volontà di proteggere la madre dal peso della propria sofferenza e di custodire un’immagine di forza anche nel dolore. La poesia di Antonino Fiorito, con la sua struttura essenziale e il linguaggio diretto, riesce a trasmettere con grande efficacia il senso di nostalgia e l’intensità di un legame che nessuna lontananza può spezzare, rendendo ogni parola un frammento di emozione autentica. Un componimento che parla con delicatezza e forza del sacrificio, della distanza e dell’amore che, nonostante tutto, resta saldo nel cuore.
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Le barche dei pescatori
sono fatte da semplici fasce
di legno indurite dal sole.
Pezzi unici, costruite a mano
con grande maestria.
Silenziose compagne di vita,
a volte, sembrano abbandonate
sulla sabbia
e invece abitano da sempre
nel posto più bello del mondo,
dove la luce di albe e tramonti,
abbraccia tutti i colori
e nasconde le loro ombre.
Quando in inverno,
l'acqua fredda batte forte sulla chiglia,
non indietreggiano
ma restano lì, legate,
a concertare per tutte le stelle
la musica del mare.
di MIMMA SBLENDORIO di Taranto
Recensione
Un omaggio delicato e intenso al mondo dei pescatori e alle loro barche, protagoniste silenziose di una vita scandita dal mare. L’autrice dipinge un quadro vivido e autentico, in cui il legno delle imbarcazioni, temprato dal sole e dalle onde, diventa simbolo di resistenza e appartenenza a un luogo in cui la natura si esprime nella sua bellezza più pura. Attraverso immagini evocative, la poesia trasmette la relazione profonda tra le barche e il mare, sottolineando la loro apparente solitudine sulla sabbia, che in realtà cela un legame indissolubile con il paesaggio marino. La luce dell’alba e del tramonto non solo ne accarezza i colori, ma ne cela le ombre, quasi a voler proteggere questi fedeli strumenti di lavoro dalla fatica e dal tempo. La chiusa del componimento aggiunge un tocco di musicalità e poesia: le barche, pur colpite dalle onde invernali, non cedono, ma restano ancorate, trasformando la loro presenza in una melodia che risuona sotto il cielo stellato. Un canto, quello di Mimma Sblendorio, di forza e bellezza, un inno alla vita marinara che, nella sua essenzialità, custodisce il ritmo eterno della natura e della tradizione.
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Necessito di tutta la mia innocenza
per ritornare alla mia terra
anfibia, al rumore del lampo
che decapita una palma,
alla favola di acqua tiepida
che su tutte le spiagge riposa,
al sogno che si estende
oltre il sogno, al verbo
emotivo che innamora
con voce di onde
e musica di pioggia.
Necessito di tutta la mia innocenza
per ritornare al petto addormentato
della mia terra madre
aperto sui ricordi, come
un mazzo di orchidee.
di YULEISY CRUZ LEZCANO di Marzabotto (BO)
Recensione
Un viaggio lirico e intimo verso le radici, un ritorno alla propria terra attraverso la purezza dello sguardo e la forza del ricordo. L’autrice intreccia immagini potenti e suggestive, dando vita a un paesaggio sospeso tra realtà e sogno, dove la natura e le emozioni si fondono in un'unica armonia, rendendo ogni elemento parte di un sentimento profondo e inscindibile. La ripetizione del verso necessito di tutta la mia innocenza sottolinea la necessità di uno sguardo puro e incontaminato per riabbracciare la propria terra, descritta come un luogo anfibio, mutevole e vitale, in cui il lampo squarcia il cielo e l’acqua culla le spiagge con dolcezza senza tempo. Il legame con la terra madre si carica di un’intensità emotiva profonda, espressa attraverso metafore delicate come il petto addormentato e il mazzo di orchidee, che evocano un senso di appartenenza e nostalgia, un filo sottile che unisce passato e presente senza soluzione di continuità. Con un linguaggio raffinato e musicale, la poesia di Yuleisy Cruz Lezcano si sviluppa come un flusso di immagini che conducono il lettore in un viaggio interiore e sensoriale, fatto di suoni, colori e ricordi che riaffiorano con la potenza di un’emozione mai sopita. Un inno alla memoria e al legame inscindibile con le proprie origini, un richiamo che risuona tra le onde e la pioggia, nella voce stessa della terra.
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Testata: Buonasera
ISSN: 2531-4661 (Sito web)
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