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CONTROVERSO
05 Febbraio 2025 - 06:00
"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:
Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica.
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La Poesia del Giorno, di mercoledì 4 febbraio 2025, è:
GABBIA
di GIUSEPPINA AVVANTAGGIATO di Foggia
In quel piccolo e stretto quadrato
perdendo ogni punto di riferimento
sentendo l'anima imprigionata
affetti smarriti
ascoltando solo il battito del suo cuore
Tum Tum, Tum Tum, Tum Tum.
Invano sono le sue grida
le sue lacrime
grida!
Grida più forte
nessuno la sente
persa nella sua solitudine
nella sua ombra
♦◊♦ ♦◊♦ ♦◊♦ ♦◊♦
Recensione
La poesia è un’intensa rappresentazione della solitudine e dell’oppressione interiore. Con una struttura essenziale e un linguaggio diretto, il componimento immerge il lettore in un’atmosfera claustrofobica, dove il senso di costrizione si fa quasi fisico. Il piccolo quadrato in cui il soggetto si trova imprigionato diventa metafora di una condizione di isolamento che va oltre il semplice spazio materiale: è una prigione dell’anima, dove ogni punto di riferimento è svanito e gli affetti sembrano irraggiungibili.
Il battito del cuore (Tum Tum, Tum Tum, Tum Tum), ripetuto con cadenza quasi ossessiva, scandisce il tempo della prigionia interiore, accentuando la percezione di un’angoscia che si autoalimenta. Il cuore, unico elemento sonoro percepibile, si fa simbolo di una vita che continua, ma che è privata di contatti e di speranza. Le grida e le lacrime, che restano inascoltate, sottolineano l’impotenza di chi si trova imprigionato in una condizione di sofferenza profonda, senza possibilità di comunicare il proprio dolore al mondo esterno.
L’invito a gridare più forte, ripetuto nel testo, sembra suggerire un desiderio di ribellione contro questo stato di cattività, ma l’assenza di risposta lascia spazio a un senso di sconfitta. Il riferimento finale all’ombra della protagonista aggiunge un ulteriore strato di malinconia: la solitudine si fa così opprimente da ridurre la persona alla sola presenza del proprio riflesso, quasi come se la sua esistenza fosse destinata a svanire nel nulla.
La poesia di Giuseppina Avvantaggiato colpisce per la sua capacità di trasmettere in poche, incisive parole un’esperienza di profondo smarrimento e dolore. La sua forza risiede nella semplicità del linguaggio e nella costruzione di un’immagine universale di prigionia, capace di risuonare in chiunque abbia sperimentato momenti di isolamento e impotenza.
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