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rubrica poetica

Controverso

Le poesie scelte sono di Antonietta De Luca, Giovanni Barone e Manuela Fucci

Poesia del giorno

La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare. 

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera24: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 20 versi.

Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione cartacea e digitale del sabato e visibili online la domenica mattina dalle ore 9:00.

Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social. 

Le tre poesie pubblicate sabato 4 gennaio 2025 sono:

  • Il raggio di Antonietta De Luca di Latina;
  • L'anno che vorrei... di Giovanni Barone di Bagheria (PA);
  • L'impronta di Manuela Fucci di Napoli.

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IL RAGGIO

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Lascio entrare il tramonto
nelle mie stanze gialle,
lascio entrare lei.
Dallo sguardo rosato
sgorga vino con le guance
rosse. Niente frange,
non gliele ho mai viste,
tutto resta ampio, chiaro e sereno
sul suo volto che presiede
questo pomeriggio senza riunioni.
Il raggio che mi raggiunge
è fermo e caldo. È lei.
Lei com’era, non com’è.
Bella e vicina, col mondo
nel sorriso. E nel sorriso
la nascondo
sapendo quanto ami vivere.

di ANTONIETTA DE LUCA di Latina

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Recensione


Una poesia che dipinge un quadro di intimità e calore attraverso l'uso di immagini vivide e simboliche. Il tramonto, che entra nelle stanze gialle, rappresenta un momento di quiete e riflessione, in cui la poetessa permette ai ricordi di fluire liberamente. La figura femminile al centro del componimento è descritta con delicatezza e affetto. Il vino che sgorga dallo sguardo rosato e le guance rosse dipingono un'immagine di vitalità e passione, senza essere intralciata da dettagli superflui come le frange. Questa semplicità permette di focalizzarsi sull'essenza della persona, che rimane ampia, chiara e serena. Il raggio di luce, fermo e caldo, diventa metafora di presenza e memoria. È un collegamento tra il presente e il passato, tra ciò che è e ciò che era. La bellezza e la vicinanza della donna, che portava il mondo nel sorriso, sono racchiuse in un atto di nascondimento nel sorriso stesso, un gesto di protezione e di amore. La chiusa della poesia, con il sapere quanto lei ami vivere, aggiunge una dimensione di consapevolezza e rispetto per la vita. "Il raggio" di Antonietta De Luca non è solo un omaggio alla persona amata, ma anche un riconoscimento del valore del vivere pienamente. La poesia crea un'atmosfera di intimità, di calore e serenità.

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L'ANNO CHE VORREI...

L'anno che vorrei non ha confini,
nessun legame stretto
solo destini,
un anno in cui si sorride al mattino
mentre il cuore segue il suo cammino.

Vorrei un anno di abbracci sinceri,
di parole senza misteri.
Un anno di sogni che sfiorano il cielo
dove ogni desiderio trova un anelo.

Vorrei un anno di scoperte nuove
di giorni pieni, senza ore vuote
un anno che sa di speranza e di sole
che illumina il mondo colorando le parole.

di Giovanni Barone di Bagheria (PA)

Recensione

I versi esprimono un desiderio profondo di libertà, autenticità e speranza. Attraverso un linguaggio semplice e diretto, il poeta dipinge l'immagine di un anno ideale, privo di confini e legami stretti, in cui i destini possono fluire liberamente. La poesia inizia con il desiderio di un anno senza barriere, un anno in cui il sorriso al mattino e il cuore che segue il suo cammino rappresentano l'essenza della libertà e della serenità interiore. Questo tema di autenticità si rafforza con l'auspicio di abbracci sinceri e parole trasparenti, elementi fondamentali per una vita vissuta senza inganni. La seconda strofa prosegue con la visione di un anno in cui i sogni possono sfiorare il cielo e ogni desiderio trova il suo compimento. Qui, l'immagine del cielo come meta dei sogni sottolinea un'aspirazione verso qualcosa di più grande e luminoso, un luogo in cui le aspirazioni più profonde possono realizzarsi. Il desiderio di nuove scoperte e di giorni pieni, senza momenti vuoti, aggiunge una dimensione di avventura e curiosità. La speranza e il sole, che illuminano e colorano le parole, evocano un sentimento di positività e ottimismo, suggerendo che anche le parole possano avere il potere di trasformare il mondo intorno a noi. La poesia di Giovanni Barone riesce a trasmettere un senso di calore e ottimismo, invitando il lettore a sognare e a sperare in un futuro migliore. 

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L'IMPRONTA.

Rami ondeggiano
gettando ombre scure
sui muri della casa.
Ci siamo noi oggi nelle
mille stanze vuote, dove
tu hai lasciato un’impronta
non affatto felice.
Il ricordo non può inventare
scene di noi amanti.
Non si pensa alle persone qui,
ma alle sedie e ai tavoli.
È la mia sola voce
la voce della casa.
Siamo sedie vuote messe
una di fronte l’altra.

di Manuela Fucci di Napoli

Recensione

I versi si aprono con un'immagine evocativa di rami che ondeggiano, proiettando ombre scure sui muri di una casa. Questa scena introduce un'atmosfera di solitudine e abbandono, riflettendo il tono malinconico e riflessivo che pervade l'intero componimento. La presenza di "mille stanze vuote" suggerisce non solo l'assenza fisica di persone, ma anche un vuoto emotivo profondo. La casa, un tempo abitata e piena di vita, ora risuona di una solitudine palpabile. Manuela Fucci descrive come "tu hai lasciato un’impronta / non affatto felice", evidenziando un ricordo doloroso che persiste nelle mura di questo luogo. La strofa successiva, "Il ricordo non può inventare / scene di noi amanti", comunica un senso di rassegnazione. Il passato non può essere rimaneggiato o abbellito dai ricordi. In questo spazio, le persone sono ormai secondarie, sostituite da oggetti inanimati come "sedie e tavoli". Questo distacco dalle persone verso gli oggetti sottolinea una disconnessione e una sensazione di perdita irrimediabile. L'immagine della "mia sola voce" che diventa "la voce della casa" rappresenta un'unità tra il narratore e l'ambiente circostante. La casa non è solo uno spazio fisico, ma un'estensione dell'io lirico, che esprime la propria solitudine attraverso le pareti e gli oggetti che la compongono. L’explicit crea una potente metafora della distanza e dell'assenza di dialogo.

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