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rubrica poetica

Controverso

Le poesie scelte sono di Giampiero Scatigna, Rosa Elenia Stravato e Matteo Marangoni

Poesia del Giorno

La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare. 

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera24: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 20 versi.

Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione cartacea e digitale del sabato e visibili online la domenica mattina dalle ore 9:00.

Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social. 

Le tre poesie pubblicate sabato 23 novembre sono:

  • Come fa a sopirsi il cuore? di Giampiero Scatigna di Locorotondo (BA);
  • Altrove di Rosa Elenia Stravato di Martina Franca (TA);
  • Le maglie della sera di Matteo Marangoni di Macerata.

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COME FA A SOPIRSI IL CUORE?

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Come fa a sopirsi il cuore?
lui non dorme, non sa dormire
è solo materia umana e dolore,
fantasia e speranza per saper gioire.
E quante volte io ti ho cercata?
In questa giostra che è il mio mattino
in troppi tormenti non ti ho trovata
è giusto pensare di essere lontani dal destino.
Guarda, una bimba lascia volare l’aquilone
non può sapere, pensare, immaginare;
dai suoi occhi felici solo pura emozione
ma dietro l’angolo succede sempre di sperare.
Se chiudo gli occhi vedo te
il tuo sguardo è dolce, gentile
le tue mani si affannano per me
riordino i sensi e mi sembra di capire.
Si è posata l’anima su quelle ciglia
avevo un cuore, uno spirito, una vita,
guardando te il mio universo già bisbiglia
mi concedo e volo, tanto so già che non è finita.

di Giampiero Scatigna di Locorotondo (BA)

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Recensione


La poesia è un’intensa riflessione poetica sull’inesauribile vitalità del cuore umano, intrecciata a immagini quotidiane e simboliche. La lirica affronta il tema del dolore e della speranza, elementi che convivono nella materia umana e definiscono l’esistenza stessa. L’autore indaga la lotta interiore tra il bisogno di pace e la natura irrequieta del cuore, incapace di "dormire". La ricerca dell’altro, evocata con dolcezza, si fa simbolo di un desiderio universale di connessione. L’immagine della bambina che lascia volare l’aquilone rappresenta l’innocenza e l’istinto di speranza che accompagna ogni nuovo inizio. L’incontro con lo sguardo e le mani di una figura amata restituisce una dimensione di cura e complicità, capace di riordinare il caos interiore. Giampiero Scatigna usa un linguaggio apparentemente semplice, ma evocativo, per trasmettere emozioni profonde, rendendo universale il suo sentire. L’explicit, che celebra il volo e la continuità dell’anima, suggella un messaggio di resilienza e apertura al mistero della vita.

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ALTROVE

Mi riprendo il mio nome, le mie ore,
ogni parte di me.
Sono acqua, vento, sono rumore,
sono il mio corpo appena ritrovato.
Non più prigioniera del tuo fuoco,
ormai sazia delle tue malinconie,
ho scelto di non farmi domare.
Non temo più il tuo sguardo freddo,
né le ombre che lasciavi sui muri e tra le strade.
Il veleno l’ho sentito nelle vene.
Furente mentre mi stringevi.
Lapidaria e implacabile
mentre raccontavo l’ennesima bugia.
Ho sentito scorrere dentro
il peso di ogni rintocco,
La paura tramutarsi in forza.
Ora mi guardo libera e
urlo forte il mio nome
Perché da oggi, io,
costruisco il mio altrove.

di Rosa Elenia Stravato di Martina Franca (TA)

Recensione

I versi sono un inno alla straordinaria rinascita, una poesia che vibra di profonda forza e liberazione. Il testo si apre con un potente atto di riappropriazione: il nome, le ore, ogni frammento dell’identità smarrita vengono reclamati con determinazione. Rosa Elenia Stravato si descrive come elementi naturali – acqua, vento, rumore – simboli di trasformazione, energia e rinnovamento. Il distacco da un rapporto tossico è narrato attraverso immagini vivide e incisive: il "fuoco" del dominio, il "veleno" nelle vene, e le "ombre" lasciate in ogni spazio. La prigionia emotiva viene raccontata con versi che trasudano intenso dolore, ma anche resistenza, culminando nella trasformazione della paura in forza. La chiusa è un’esplosione di travolgente autodeterminazione. L'urlo del proprio nome sancisce la fine di un ciclo e l’inizio di un cammino nuovo, verso un "altrove" che non è solo un luogo, ma una condizione di piena libertà ritrovata. Con un linguaggio diretto e immagini potenti, l’autrice riesce a coinvolgere il lettore in un viaggio emotivo e universale.

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LE MAGLIE DELLA SERA

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Un'idea colpevole
è l'ipocrisia dell'attualità,
certe parole hanno lo stesso suono
dei passi dei sassi.
Un bambino non in tempo
non è una situazione mite
è un calendario dove cadono giorni.

di Matteo Marangoni di Macerata

Recensione

La poesia si distingue per la sua forza concettuale e per la profondità dei temi che esplora. L'autore apre con una riflessione sull'ipocrisia dell'attualità, un "idea colpevole" che scuote l'indifferenza della società moderna. Le parole diventano simboli, oggetti dai suoni ambivalenti: quelle che "hanno lo stesso suono dei passi dei sassi" evocano una durezza, una inevitabile gravità che segna il nostro tempo. L’immagine del sasso, come passo, richiama l’ineluttabilità e la freddezza delle scelte, ma anche la costanza e la forza del cammino, in un contrasto tra leggerezza e pesantezza. La seconda parte della poesia presenta un'immagine sorprendente: il "bambino non in tempo". Matteo Marangoni non si limita a una semplice descrizione, ma pone il lettore di fronte a una realtà cruenta, quella di una vita che non segue il ritmo stabilito, di una condizione fuori dal contesto, che non è "mite", ma drammatica. La metafora del bambino fuori tempo diventa la figura di un dolore esistenziale, di un'assenza che pesa su un’esistenza che non può trovare il suo posto. La chiusa, "è un calendario dove cadono giorni", conclude il pensiero con un’immagine potente di transitorietà e perdita, in cui il tempo è una successione di attimi che sfuggono, e che, nonostante il nostro desiderio di fermarli, continuano a scivolare via, inesorabili. Con pochi versi e un linguaggio denso, l’autore trasmette un senso di sofferenza e di impotenza di fronte al fluire del tempo e alla condizione umana, invitando il lettore a riflettere su ciò che sfugge, ma che, proprio per questo, ci definisce.

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