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Parola alla Flora
11 Luglio 2024 - 07:01
La cura del geranio
Uno dei dubbi più frequenti durante il periodo caldo riguarda la concimazione estiva: si fa, non si fa, si fa ma poco? Vediamo insieme come, quando e quanto concimare durante la stagione più calda dell’anno. Si concima oppure no durante l’estate?
La risposta a questa domanda non è facilissima, ma per darti una risposta generale possiamo dire che no, tendenzialmente non si concima in estate. Il perché richiede un piccolo sguardo alla fisiologia delle piante ed ai relativi processi chimici. Nel momento in cui aggiungi del concime all’acqua con cui annaffi, crei quello che in gergo tecnico si chiama “soluzione“, ovvero la miscela dell’acqua con il concime. Questa soluzione avrà un grado di salinità più alto di quello dell’acqua pura, dato che al suo interno sono disciolti i nutrienti. Nel momento in cui, con l’annaffiatura, introduciamo questa soluzione nel terreno questa viene in contatto con le radici. La sua salinità, più alta, andrà a richiamare i liquidi interni della pianta per cercare di pareggiare le diverse concentrazioni di sali, portando la pianta ad accentuare la sua disidratazione. Immagina, ad esempio, di essere molto assetato e di bere un bicchiere di acqua col sale. Sicuramente non ti sentirai meglio!
Nel periodo caldo, in cui già per natura la richiesta di acqua è più alta per combattere l’evapotraspirazione, questa ulteriore necessità può danneggiare la pianta. Questo è il motivo per cui ti consigliamo sempre di sospendere le concimazioni tra luglio ed agosto, i periodi più caldi delle nostre estati mediterranee, per riprenderli verso settembre, quando le temperature tornano ad abbassarsi un pochino. Ci sono tuttavia delle eccezioni a questa regola generale. Si tratta di piante particolarmente esigenti in fatto di concime, come quelle che hanno una fioritura abbondante e continuativa, e al contempo hanno una buona resistenza a brevi periodi di eccesso idrico. Un esempio sono gli Hibiscus, i quali senza concime riducono sensibilmente la produzione dei loro bellissimi fiori, oppure la Ruellia. Un grande aiuto può essere in questo caso differenziare la tipologia di concime, utilizzando tipologie meglio tollerate dal metabolismo della pianta. Per tanti l’unico concime è un “universale” da diluire ogni tanto nell’acqua di annaffiatura di tutte le piante che ci sono in casa e in giardino. Di per sé non c’è nulla di sbagliato, i prodotti universali servono appunto a coprire le esigenze base del maggior numero possibile di piante.
Ma, come è ovvio, questo non vale per tutte le piante né per tutte le fasi vitali delle stesse. Il concime universale resta una buona scelta se hai poche piante da fiore e alcune verdi da appartamento. Le piante saranno nutrite in maniera bilanciata, senza risultati eclatanti o esplosioni di fioriture memorabili. Per ottenere il massimo dalle tue piante è bene scegliere proprio un fertilizzante specifico per quelle tipologie. Infatti, oltre alle piante d’appartamento e alle annuali e perenni da fiore esistono tante altre categorie vegetali che hanno necessità nutrizionali ben precise. Agrumi, acidofile, succulente, bonsai, orchidee, rose, prato ecc. richiedono fertilizzanti tarati su misura: il concime specifico permette di farle rendere al massimo delle loro potenzialità, mantenendole in ottima salute e ottenendo fiori ed eventuali frutti in abbondanza. Ma quale differenza c’è tra concimi, integratori e biostimolanti? A differenza dei concimi, che racchiudono le sostanze nutritive di base, gli integratori vanno utilizzati solo se c’è un’effettiva carenza manifestata dalla pianta.
Gli integratori infatti contengono un solo microelemento, come ad esempio il calcio (Ca), il magnesio (Mg) oppure il ferro (Fe). È quindi facile capire che non possono in nessun caso sostituire un concime, universale o specifico che sia. Quando utilizzarli quindi? Per esempio se, anche dopo l’applicazione corretta del concime, la pianta presenta una clorosi, ovvero delle foglie molto chiare e sottili, data da una carenza nell’assorbimento di ferro. Oppure nel caso di determinate categorie di piante sensibili a carenze, come il caso del pomodoro per il calcio, delle acidofile per il ferro, delle rose per il magnesio. In caso contrario, rischiamo di squilibrare una pianta sana. Infine c’è la categoria dei biostimolanti o attivatori o promotori della crescita, a base di sostanze organiche, acidi umici, fulvici, peptidi e aminoacidi, e alghe: questi donano una sferzata vitale a tutte le piante deperite per cause fisiologiche (quindi non per malattie o parassiti) e migliorano l’aspetto e la rigogliosità di quelle già in buona salute. Su quelle deperite si utilizzano per due, massimo tre volte consecutive, a distanza di circa 20 giorni, in modo da non affaticare la pianta.
Su quelle in salute invece possono essere impiegati in alternanza al concime: in un mese, una volta si somministra il biostimolante e le altre volte invece si somministra il concime. Questo perché da un lato l’azione è molto potente, ma dall’altro non si tratta di concimi, cioè non hanno una composizione nutrizionale sufficiente a coprire tutti i bisogni della pianta.
Mattia Malcore
Dottore in Scienze e Tecnologie Agrarie
Titolare di “Casanatura vivaio”, Taranto
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Testata: Buonasera
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