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26 Ottobre 2024 - 06:15
Sono indubbiamente bravi nel loro mestiere. Sono specializzati, formati, preparati. Ma sono anche a rischio licenziamento. Tra le tante vertenze che caratterizzano il territorio tarantino, quella che ruota attorno allo stabilimento stattese della Hiab è forse la più paradossale. Perchè tocca oltre cento lavoratori, che rappresentano una eccellenza.
Il 23 ottobre, dopo nove giorni di occupazione del sito da parte degli stessi lavoratori, si è svolto un incontro in sede ministeriale, al Mimit, il Ministero delle Imprese e Made in Italy. Non si può dire che sia andato bene.
LE DICHIARAZIONI DI PIETRO CANTORO - FIM CISL
Per Raffaele Petricciuolo, rsu Uilm Hiab Statte, si è trattato addirittura di uno «scempio». «L’azienda» spiega il sindacalista «ha presentato sempre degli interlocutori che non possono prendere posizione. Noi dipendenti ci sentiamo presi in giro, stiamo cercando di difendere il nostro posto di lavoro. Stiamo facendo tutto il possibile, ma aspettavamo da tanto tempo questo documento da parte aziendale, per vedere il futuro del nostro sito. Siamo stati presi per l’ennesima volta in giro, è stata un’interlocuzione molto scadente. Hanno dovuto prendere ancora tempo, poiché crediamo non sappiano quello che sarà il futuro del nostro stabilimento. Crediamo sia impossibile che questa multinazionale ancora non sappia come come andare avanti, questo non non va bene, abbiamo i lavoratori stremati».
L'occupazione del sito non è un gioco: «Sono nove giorni per i quali non prenderemo stipendio, è anche uno sforzo fisico, anche per le proprie famiglie. Non è facile fare delle nottate all’interno dell’azienda, stare ore ore all’interno del nostro capannone. Vogliamo far capire che noi ci teniamo al nostro posto di lavoro. Ringraziamo però il ministero» rimarca Petricciuolo «in quanto comunque ha preso una posizione forte, dicendo che comunque non andranno via così facilmente, per questo il giorno 30 ci sarà un primo incontro tra il ministero e la multinazionale e successivamente un altro il giorno 5 novembre».
Il timore è che anche alla luce dell'acquisizione da parte di Hiab del brand Effer, leader nel mercato delle gru, il marchio venga di fatto portato all'estero. Emozionato, Petricciuolo è chiaro: «Noi non lo permetteremo, andremo avanti e ce la metteremo tutta e difenderemo il nostro marchio, perché il nostro marchio deve rimanere in Italia. Per noi quel marchio significa tanto, è stato una parte significativa della nostra vita, un passato fatto di grandi sacrifici e di tante soddisfazioni. Mi fa male anche parlarne come se non fosse neanche più il nostro presente. Invece deve esserlo e vorremmo tanto che fosse anche il nostro futuro. Quel futuro che abbiamo conquistato e che non ci faremo portare via così facilmente».
LE DICHIARAZIONI DI MIMMO AMATOMAGGI - UILM
Al tavolo hanno partecipato anche il presidente della Provincia e sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, il suo vice in Provincia, Goffredo Lo Muzio, ed i consiglieri comunali Paolo Castronovi e Valerio Papa. «Lo stabilimento rappresenta una eccellenza del territorio ionico e a leggere i dati ha fin qui contribuito in maniera decisiva alla crescita del gruppo multinazionale che ora lo conduce» ha evidenziato Melucci, per il quale «Le spiegazioni ricevute e l’agenda illustrata dal management aziendale non hanno affatto convinto le istituzioni e gli altri interlocutori del tavolo. Dal nostro punto di vista esistono numerosi strumenti, in particolar modo per l’ambito territoriale di Taranto, che potrebbero spingere la filiera produttiva in questa fase di difficoltà. La resa repentina della multinazionale senza alcuna riflessione razionale sugli andamenti del mercato e degli ordinativi, per un territorio già economicamente provato e che sta attraversando una stagione di profonda trasformazione, risulta del tutto ingiustificata, intollerabile. Siamo appena all’inizio di un percorso molto faticoso, ma di sicuro non possiamo lasciare soli i lavoratori».
Il recente sopralluogo di Melucci
Nei giorni scorsi, era stato Raffaele Gentile, esponente del coordinamento cittadino massafrese di Forza Italia, ad evidenziare come Hiab rappresenti il principale fornitore mondiale di attrezzature per la movimentazione dei carichi su strada: «Lo stabilimento di Statte produce diversi modelli di gru di fascia media di portata per autocarri. L'azienda in questi ultimi mesi ha di fatto proceduto alla delocalizzazione della produzione dallo stabilimento di Statte a quello di Minerbio a Bologna, altra sede dell'azienda sul territorio italiano, con la conseguente dismissione del sito jonico. A rischio ci sono 100 posti di lavoro e un comparto d’eccellenza e trainante per lo sviluppo del nostro territorio. È necessario - ancora parole di Gentile - tenere alta l’attenzione su una vicenda che assesta un grave colpo a tutto la provincia». Dagli azzurri, ad esprimere vicinanza ai lavoratori e fiducia nel ministero sono stati il parlamentare Vito De Palma ed il consigliere regionale Massimiliano Di Cuia.
I lavoratori del sito bolognese
Ubaldo Pagano e Antonio Lecce, rispettivamente deputato e vicesegretario tarantino del Partito Democratico, hanno sottolineato come gli operai di Minerbio abbiano scelto di scioperare «non solo per la loro situazione aziendale, ma anche per difendere i posti di lavoro dei colleghi del Sud. Il loro gesto va oltre la semplice solidarietà: rappresenta un esempio di coesione sociale, una dimostrazione concreta che Nord e Sud condividono lo stesso destino. Un destino che non è diviso da barriere geografiche, ma che è unito dalla volontà di costruire insieme un futuro migliore per tutti i lavoratori italiani. Gli operai di Minerbio ci insegnano che l’Italia è una sola e non può permettersi di viaggiare a due velocità. Non esiste un'Italia forte e prospera se una parte del Paese viene lasciata indietro. Oggi, più che mai, dobbiamo essere consapevoli che il benessere del Nord è strettamente legato a quello del Sud e che solo attraverso un’unità solidale e concreta possiamo affrontare le sfide che il mercato globale ci impone». Per Pagano e Lecce «la posizione dell’azienda è inaccettabile e non tiene conto delle gravi conseguenze sociali ed economiche che deriverebbero dalla chiusura dello stabilimento di Statte. Oltre a privare i lavoratori del loro posto di lavoro, una simile decisione rappresenterebbe un duro colpo per l’intera comunità locale».
"La delocalizzazione dello stabilimento Hiab di Statte va scongiurata, è inaccettabile. Anche se la vertenza è solo all'inizio, non bisogna lasciare soli i lavoratori" ha dichiarato Massimiliano Stellato, consigliere regionale.
"Lo stabilimento, con la sua storia e il suo personale altamente qualificato, è una eccellenza del nostro territorio e rappresenta un tassello importante del tessuto economico locale, da tutelare e rilanciare, superando questa difficile fase", ha aggiunto.
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