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L'intervista

«Battiato, la meditazione e l'incontro con l'Assoluto». Il video

Padre Guidalberto Bormolini è stato l'assistente spirituale del musicista siciliano. A Taranto ha partecipato al convegno su Cultura, Scienza e spiritualità con un intervento sul tema "C'è vita oltre la morte". «Franco era consapevole di questo passaggio. L'alba dentro l'imbrunire? È l'arte dello spirituale». Come è nato l'incontro tra i due, una amicizia fondata sulla ricerca del sacro.

L'occasione per incontrarlo è stato il convegno su Cultura-Scienza-Spiritualità che si è tenuto all’Hotel Delfino, a Taranto, dal 13 al 15 dicembre. All’annuale appuntamento organizzato dal Comitato per il Convegno di Studi “Sopravvivenza e vita eterna”, padre Guidalberto Bormolini ha tenuto una conferenza sul tema “C’è vita oltre la morte - nel ricordo di Franco Battiato”. Sì, perché padre Bormolini è stato l’assistente spirituale di Franco Battiato negli ultimi di vita dell’artista siciliano e si occupa dell’accompagnamento spirituale di chi è vicino alla morte. Ordinato sacerdote nel 2000, attualmente è impegnato nella realizzazione di un centro di meditazione spirituale in un borgo sugli Appennini di Prato. Lo abbiamo intervistato.

Padre Bormolini, lei è stato l’assistente spirituale di Franco Battiato negli ultimi anni della sua vita. Com’è nato questo incontro fra lei e Battiato?

È nato per una sua ricerca che l’ha condotto poi a fare da regista e scrittore del docufilm “Attraversando il Bardo”. Per il suo interesse sulla vita oltre la morte mi ha contattato a seguito di alcuni miei scritti e da qui è nata un’amicizia molto forte.

Battiato è stato un ponte fra Oriente e Occidente e anche lei è un promotore del dialogo interreligioso. Che tipo di percorso si può compiere attraverso questo dialogo?

Il dialogo interreligioso è in realtà antichissimo. Noi pensiamo che sia un fenomeno moderno, ma in tempi antichi i Greci andavano in estremo Oriente a imparare pratiche di meditazione. Quando Alessandro Magno è andato alla ricerca delle fonti del sapere in India, in realtà c’era già una lunga storia dietro. Alessandria fu un terreno di incontro fertile tra monaci d’Oriente e monaci cristiani e si potrebbe andare avanti all’infinito raccontando bellissime storie di incontro invece che di scontro. La civiltà dello scontro è più recente e oggi quindi c’è bisogno di ricucire questi rapporti tra spirituali che potrebbero avere dei riflessi anche sul piano della sicurezza internazionale, perché se dialogano gli spirituali dei punti di incontro li trovano. Se invece si scontrano interessi, allora sicuramente c’è solo guerra.

A proposito di spiritualità, Franco Battiato praticava la meditazione. Lei alla meditazione ha dedicato alcune pubblicazioni e una l’ha intitolata “L’arte della meditazione”. Ecco, dove porta questa forma d’arte?

Porta all’incontro con l’infinito. Anche Franco aveva sicuramente chiaro che la meta della vita spirituale e della meditazione è l’incontro con l’Assoluto e tutte le scuole antiche cercavano questa grande meta. Oggi prevale di nuovo l’interesse individualistico, talvolta egoistico, si pensa solo al proprio benessere. La strada della meditazione porta ad una comunione con tutto e con l’origine di tutto, che è amore. Amore infinito, un amore infinito che ha cura di noi.

Lei accompagna nel processo oltre la morte. Battiato aveva consapevolezza della morte e del significato della morte rispetto all’essere in vita?

Senza dubbio, sin dalla gioventù. Questo è un tema che l’aveva affascinato e che aveva affrontato. Me l’ha confidato più volte negli ultimi anni di vita, senza sicuramente attendere una morte che per tutti noi che gli vogliamo bene e per il paese intero è una grande mancanza. Questo era un tema che aveva affrontato, poi nell’avvicinarsi dei tempi ultimi sicuramente ha affrontato ancor più in profondità e ne abbiamo parlato anche a fondo.

Cosa c’è oltre la morte, la morte fisica?

La vita. La vita infinita. Questa è la vita finita che finisce.

Quanto è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire?

E questa è proprio l’arte dello spirituale. Tante volte noi non ci rendiamo conto che ci sentiamo in un vicolo cieco perché guardiamo in orizzontale. Se guardiamo verso il cielo la via di uscita c’è. Certe volte ci sentiamo mancare la terra sotto i piedi e crediamo di precipitare, ma è ciò che succede anche quando si inizia a volare, per cui dobbiamo capire da spirituali che c’è un paradosso e il Vangelo lo dice spesso: chi dona la propria vita ce l’avrà; chi dona i propri beni diventerà ricco, avrà un tesoro nei cieli. La vita spirituale è spesso paradossale, ma la radice di tutto nella prossimità del Natale è l’infinito che si fa finito, il dio incarnato, il dio immortale che si fa mortale. C’è qualcosa di meraviglioso in questo e ci insegna al paradosso di passare attraverso qualcosa che non immagineremmo ci possa condurre alla gioia infinita.

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