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Sviluppo

Renexia sceglie l'Abruzzo, la rabbia del Comune di Taranto: sfumano 1.500 posti di lavoro. «Qui produzioni più impattanti, altrove gli investimenti più innovativi e sostenibili»

L'assessore Cataldino: «La città che ha ospitato il primo parco eolico marino d'Italia era il luogo naturale per consolidare una filiera industriale innovativa e sostenibile, con ricadute occupazionali e industriali di grande rilievo»

Gianni Cataldino

Gianni Cataldino

Si mastica amaro, a Palazzo di Città.

«La decisione di Renexia di localizzare a Vasto, in Abruzzo, il progetto per la fabbrica di turbine eoliche – un investimento di circa 500 milioni di euro e 1.500 posti di lavoro – rappresenta per Taranto una grave occasione mancata» dice infatti Gianni Cataldino, assessore al coordinamento dell'azione di governo e uomo di fiducia del sindaco Piero Bitetti.

«La città che ha ospitato il primo parco eolico marino d'Italia era il luogo naturale per consolidare una filiera industriale innovativa e sostenibile, con ricadute occupazionali e industriali di grande rilievo», ricorda Cataldino, che poi aggiunge: «Mentre questo investimento sceglie un altro territorio, a Taranto Renexia propone tuttavia progetti di tutt'altro segno: una centrale termoelettrica da 600 MW, tre forni elettrici per l'ex Ilva, e attività di carpenteria metallica pesante.
È una scelta che conferma un'impostazione che continua ad associare Taranto alle produzioni più energivore e impattanti, riservando altrove gli investimenti industriali più innovativi e sostenibili».
Di certo, non si possono dare colpe a Renexia, che attua legittime scelte imprenditoriali. «Non si possono negare le difficoltà del porto di Taranto: concessioni non pienamente operative, ritardi infrastrutturali e incertezze sulla disponibilità di spazi hanno inciso sulla competitività dello scalo e hanno certamente pesato sulla decisione dell'azienda» ammette l'assessore. «Ma» continua Cataldino «non si può ridurre tutto a questo: pesa anche l'assenza, negli anni passati, di una strategia che indirizzasse lo sviluppo del territorio verso una filiera industriale green e ad alto contenuto tecnologico».
Le recriminazioni di Taranto sono rivolte a Roma. L'esponente della giunta Bitetti parla della «necessità di una strategia industriale nazionale chiara: mentre il Governo ha riconosciuto con decreto il porto di Taranto come hub strategico per l'eolico offshore galleggiante, a oggi non si vedono investimenti né misure concrete per renderlo realmente operativo e attrattivo. Il Comune di Taranto, in quanto istituzione rappresentativa dell'intera comunità, sottolinea l'urgenza di affrontare con serietà le criticità del porto, di rendere effettivo il progetto dell'hub offshore e di garantire che il territorio sia sede di investimenti sostenibili, innovativi e capaci di creare lavoro qualificato. L'amministrazione comunale» è la chiosa «continuerà a esercitare con determinazione il proprio ruolo istituzionale per rappresentare le istanze della città davanti a Governo e aziende, chiedendo un reale riequilibrio delle scelte industriali che riguardano Taranto».
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