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Il caso
25 Marzo 2025 - 13:00
Massimo Ferrarese e Vincenzo Cesareo
L’idea di Massimo Ferrarese, condivisa da Vincenzo Cesareo, è al momento l’unica strada che si è affacciata in città per un concreto tentativo di salvataggio dello sport a Taranto. L’anno nero, nerissimo dello sport tarantino: CJ Basket e Taranto Calcio scomparsi dai rispettivi campionati, Prisma Volley retrocessa.
L’idea: una fondazione per far rinascere calcio e basket, i due ammalati più gravi. Purtroppo questa idea - ripetiamo: l’unica al momento offerta al territorio - è venuta a cadere in un periodo complicatissimo: la città non ha un sindaco, è stretta nella morsa di una crisi profonda (non solo economica), e l’auspicio di un confronto sano e propositivo sulle modalità e sul raggio d’azione della fondazione rischia di essere compromesso da una parte da chi vuole gettare legna da ardere sul fuoco della campagna elettorale e, d’altra parte, da chi vuole essere della partita nel timore di restarne escluso.
Fermo restando che esprimere perplessità e rivendicare spicchi di benefici è legittimo e ci sono certamente margini per definire meglio i contorni dell’iniziativa, l’impressione è che ancora una volta si stia affacciando la tentazione di abbandonarsi a quella sorta di naturale inclinazione della città, o parti di essa, a compiere atti di autolesionismo. Riassumibile in pochissime parole: niente per me, niente per nessuno. Lasciando così sfuggire il significato più ampio di questa proposta: innanzitutto rimettere in campo due attività scomparse (calcio e basket) e, tutt’altro che di secondaria importanza, proteggere lo sport e gli impianti che stanno nascendo dall’assalto di avventurieri - e ne abbiamo già visti all’opera - pronti come avvoltoi a lanciarsi in picchiata sulla preda.
Di più: vi è la necessità di garantire un futuro a stadio di calcio, piscine e palazzetti, con i loro elevati costi gestione, e metterli al riparo dal rischio di finire in malora non appena sarà calato il sipario sui Giochi del Mediterraneo, che restano una opportunità preziosa per Taranto. Non solo per la dotazione infrastrutturale che lasceranno ma soprattutto per sovvertire l’immagine nefasta (anche in questo caso l’autolesionismo non è mancato) che in questi anni è stata largamente diffusa della città. E ancora: ponendo questo primo pilastro per la ricostruzione, diventa molto più agevole catturare l’interesse di gruppi che abbiano credibilità societaria, finanziaria e tecnica e quindi in grado di costruire un progetto solido e di lunga durata. E allora: certamente vanno bene confronti e approfondimenti, purché animati da spirito costruttivo, per valutare gli aspetti più problematici e studiare come allargare la platea dei beneficiari della fondazione, ma affossare sul nascere questa che - lo sottolineiamo per l’ennesima volta - è l’unica ipotesi oggi in campo per far rinascere lo sport a Taranto è delittuoso. Certo, i tempi di ricostruzione non saranno brevi e il percorso non sarà semplice, ma non rubateci una possibilità di futuro che altri, fino ad oggi, non hanno saputo offrire.
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