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Il siderurgico

Urso: «Ex Ilva, sentenza Ue su dati superati»

Nelle casse di Acciaierie d'Italia potrebbe arrivare una nuova iniezione di liquidità

Una veduta del siderurgico (foto d'archivio)

Una veduta del siderurgico (foto d'archivio)

Il governo è pronto ad affrontare il rischio di fermo dell’ex Ilva di Taranto, come conseguenza del pronunciamento della Corte di Giustizia Ue, perché “la sentenza si basa su dati ormai superati. Sei mesi fa siamo riusciti a prendere il controllo dell’azienda, a pochi giorni dalla chiusura dell’ultimo altoforno che avrebbe compromesso tutti gli impianti. Abbiamo attivato tutte le procedure per la messa in sicurezza dello stabilimento e la ripresa produttiva e attivato già le procedure per l’assegnazione a nuovi player produttivi”.

E’ quanto spiega, intervistato da ‘ilSussidiario.net’, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Nelle casse di Acciaierie d’Italia potrebbe arrivare un’altra iniezione di liquidità, soldi freschi di cui l’azienda ora in amministrazione straordinaria ha bisogno per provare a dare attuazione al piano di rilancio annunciato nelle scorse settimane dai commissari. Le indiscrezioni riportate dalla stampa nazionale parlano di ulteriori 250 milioni di euro - oltre ai 320 del prestito ponte - in arrivo dagli Stati Uniti, per la precisione dalle banche americane Morgan Stanley e Bank of America.

«La gestione commissariale è vicinissima a chiudere con un pool di istituti internazionali un accordo per aprire una nuova linea di credito, come detto, da 250 milioni» scrive Il Messaggero. «L’intesa dovrebbe essere annunciata tra settembre e ottobre. Nei mesi scorsi era circolata la notizia che la richiesta arrivata da Taranto fosse intorno ai 200 milioni. L’ampliamento del prestito - fanno notare gli esperti del settore - dimostrerebbe soprattutto che cresce la fiducia intorno al piano di rilancio lanciato dai tre commissari. A guidare il pool di banche, come detto, ci dovrebbero essere i colossi americani Morgan Stanley e Bank of America. Non è esclusa la presenza di istituti italiani, a quanto pare cauti sul dossier dopo i costosi interventi con le gestioni precedenti di Ilva. Il prestito avrebbe come sottostante la garanzia del magazzino dell’acciaieria. In questo modo» evidenzia il quotidiano romano «la gestione commissariale a breve si potrebbe trovare in cassa con i 320 milioni del prestito ponte del governo italiano, i nuovi 200 milioni erogati dalle banche, i 300 milioni dei vecchi fondi fatti rientrare in Italia dalla famiglia Riva e conferiti a Taranto per le bonifiche, senza dimenticare le risorse che si potrebbero attivare con il piano Transizione 5.0 del ministero delle Imprese e del Made in Italy per facilitare la decarbonizzazione».

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