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Il Siderurgico
18 Giugno 2024 - 16:40
Operai ex Ilva (foto d'archivio)
Soccorso americano per l'ex Ilva. Potrebbe arrivare dagli Stati Uniti una parte dei (tanti) soldi necessari per tenere in piedi lo stabilimento siderurgico di Taranto.
E' Paolo Bricco, in un articolo su Il Sole 24Ore, a riportare che «il problema dei soldi avrebbe una prima, parziale e temporanea, soluzione. La struttura commissariale – formata anche da Davide Tabarelli, specialista di energia, e da Giovanni Fiori, commercialista – sarebbe a buon punto nel negoziato con una banca americana per ottenere un prestito da 200 milioni di euro, che avrebbe come sottostante la garanzia del magazzino dell’acciaieria. In tutto - scrive Bricco - per operare il ciclo di manutenzioni straordinarie, servono fra i 600 e i 700 milioni di euro. A questi vanno aggiunti altri 300-400 milioni di euro per ricostituire le scorte, per ripristinare il magazzino materie prime e il magazzino ricambi, per tornare ad avere un rapporto “normale” con i fornitori. Un miliardo di euro per salvare la fabbrica – in senso manifatturiero – e l’impresa, in senso complessivo. Ai 200 milioni di euro di soldi veri in via di definizione con la banca americana, si aggiungono 300 milioni dei vecchi fondi fatti rientrare in Italia dalla famiglia Riva e conferiti a Taranto per le bonifiche (questa somma entrerà nel perimetro della finanza di impresa dell’ex Ilva per lavori di ambientalizzazione) e si aggiungono almeno altri 200 milioni di euro dei 320 milioni di euro del prestito ponte, che devono arrivare – pena l’asfissia finanziaria della società – entro fine luglio».
Resta un sentiero stretto, come è evidente, quello che dovrebbe portare alla salvezza del polo siderurgico, come noto un asset "strategico" per l'intera economia nazionale. Questo mentre, come scrive ancora Bricco sul Sole, «il 19 giugno si terrà la nuova udienza per l’insinuazione al passivo di Acciaierie d’Italia Spa, la società operativa. Su questo specifico aspetto, il tribunale valuterà le richieste dei creditori, che ammontano a un miliardo e mezzo di euro. Il quadro complessivo, però, va composto nel suo insieme. Perché andranno sommate a queste cifre anche le richieste dei creditori di altre quattro società operative collegate, anch’esse fallite: Acciaierie d’Italia Energia, Acciaierie d’Italia Servizi Marittimi, Acciaierie d’Italia Tubi Forma. Per questo blocco, la stima della cifra complessiva di crediti andati in fumo e per cui i fornitori chiederanno nelle udienze il riconoscimento si aggira intorno ai cento milioni di euro. C’è, poi, la questione di Acciaierie d’Italia Holding, il cui stato di insolvenza non è stato ancora determinato. È, infatti, nel perimetro della holding il tema dei 600 milioni di euro iniettati – e persi – da Invitalia, socio pubblico di minoranza degli indiani di Arcelor Mittal».
Basterà, per l'acciaio tarantino, l'aiuto a stelle e strisce?
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