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La petizione
29 Maggio 2024 - 06:00
Scavi nell'area dell'anfiteatro negli anni '60
Recuperare quel che resta dell’anfiteatro è utopia o traguardo raggiungibile? È questo l’interrogativo che ha aperto la conferenza tenuta dal consigliere comunale Gianni Liviano e dall’archeologo Francesco D’Andria per presentare l’appello, con annessa petizione, indirizzato a Ministro della Cultura, Assessore regionale alla cultura, Autorità di gestione dei fondi europei, all’Ufficio per la realizzazione del nuovo piano urbanistico della città e, ovviamente, al sindaco di Taranto.
L'archeologo Francesco D'Andria e il consigliere comunale Gianni Liviano
La petizione ha già raccolto circa settecento firme, tra le quali quelle di docenti universitari di Parigi, Budapest e di altre importanti istituzioni accademiche.
L’idea di fondo è quella di riportare alla luce le tracce dell’anfiteatro romano sepolto sotto l’ex Mercato Coperto, oggi sede di parcheggio e di uffici comunali, nel quadrilatero tra via Anfiteatro, via Acclavio, via Principe Amedeo e via De Cesare.
«Abbiamo avviato questa iniziativa – ha spiegato Liviano – nello spirito di costruire una prospettiva di diversificazione economica attraverso attrattori culturali e perché il racconto della propria storia è elemento di identità di una comunità. Peraltro il momento è favorevole, perché a Taranto sono in arrivo tanti soldi ed è in fase di elaborazione il nuovo piano urbanistico. Tutte circostanze che possono prevedere un nuovo indirizzo di sviluppo della città».
Come fare, allora? Il professor D’Andria ha offerto una linea guida: «Innanzitutto non bisogna avere un atteggiamento deprimente e arretrato. Abbiamo indizi che ci inducono a ritenere che sotto l’anfiteatro romano possa esserci anche il teatro greco: lo possiamo intuire da una statua di Dioniso rinvenuta nell’area della chiesa San Giovanni di Dio. Ma a fine Ottocento, mentre a Lecce furono avviati gli scavi per riportare alla luce l’anfiteatro che oggi attira un gran numero di turisti, a Taranto dopo le scoperte di Luigi Viola furono invece avviati i lavori per costruire il mercato coperto. Oggi bisognerebbe condurre delle analisi geofisiche per comprendere la consistenza di ciò che è lì sotto: basterebbero 10-15mila euro. Possibile che non si riesca a trovare una cifra simile? E quindi bisognerebbe chiedere alla nuova Soprintendente di riprendere le attività di ricerca e di scavo. Il problema dei parcheggi? Ho lavorato per anni in Turchia e lì ci sono diversi parcheggi multipiano, non capisco perché a Taranto non si possa fare altrettanto. Il ruolo del sindaco è importante, gli ho chiesto un incontro ma non ho avuto risposta».
D’Andria ne fa un discorso divulgativo più generale: «Di tante attività di scavo non sappiamo nulla. Bisognerebbe invece rendere pubblici i risultati, perché quelle attività vengono finanziate con soldi pubblici. Per l’anfiteatro colleghi di tutte le università pugliesi sono pronti a collaborare».
Già, ma una volta riportati alla luce i resti dell’anfiteatro e magari anche del teatro greco, resta il problema dei problemi: come garantire la gestione di questi siti che a Taranto restano malinconicamente chiusi? «Esattamente come fanno altrove. Ad Aquileia e a Ravenna, ad esempio, sono state costituite delle fondazioni che intercettano finanziamenti e garantiscono la gestione. A Taranto occorre avviare certi percorsi».
«Purtroppo – ha ammesso con amarezza Liviano – a Taranto esiste un problema culturale generale e la politica ne è lo specchio. La politica ragiona in termini di consenso immediato non di crescita qualitativa della comunità che oggi dobbiamo ammettere essere non di grande profilo».
Parafrasando Lina Wertmuller, riusciranno i nostri eroi? L’auspicio è che vi sia uno scatto di mentalità della politica verso questi obiettivi. Certo, in confronto all’attuale parcheggio a pagamento e allo stato di emarginazione in un angolo nascosto di quella angusta “finestra” che rivela appena uno spicchio di anfiteatro, appare persino avveniristica l’idea, poi miseramente naufragata, dell’allora sindaco Rossana Di Bello di costruire in quell’area il Teatro dell’Innovazione: un teatro contemporaneo sopra un anfiteatro romano e, ancora più giù, un teatro greco. Ci siamo accontentati delle strisce blu.
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