Cerca

Cerca

La Storia

L'Anfiteatro di Taranto, tra aspettative e burocrazia

L'intervento di Maddalena Girelli Renzulli

I muri in opera reticolata dell'anfiteatro relegati all'interno del cortile del mercato coperto di Taranto

I muri in opera reticolata dell'anfiteatro relegati all'interno del cortile del mercato coperto di Taranto

di Maddalena Girelli Renzulli

Quando nel novembre 2023 ho pubblicato, con l’editore G. Laterza, il mio libro di ricerca, "L’Anfiteatro di Taranto Da Coliseo nel 1574 a Parcheggio nel 2009", non immaginavo quanto l ‘Anfiteatro fosse nel cuore e nella memoria dei Tarentini ; è stata una lieta sorpresa. L’incontro di studio voluto e organizzato dalla dottoressa Valentina Esposto e dalle Associazioni culturali della città, all’Archivio di Stato, perché è quella la sede, insieme all’Archivio Storico del Comune, nella quale ho costruito la sfortunata storia del nostro Anfiteatro, ha suscitato un forte fermento. “Una partecipazione commovente” l’ha definita il prof Francesco D’Andria, Accademico dei Lincei, nell’articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno poi ripreso dal Giornale Dell’Arte, che dimostra quanto sia vivo l’interesse dei cittadini e quali siano le loro aspettative. La dotta e appassionata relazione del professor D’Andria, ha dimostrato come l’Anfiteatro di Taranto facesse parte del circuito degli Anfiteatri delle Puglie, oggi in gran parte messi in luce, che segnano la presenza e il dominio di   Roma sul  territorio. Il Professore ha ricordato come periodicamente, a Taranto, si riproponga la questione Anfiteatro con la  partecipazione di illustri archeologi nazionali ed internazionali che propongono le loro soluzioni, ma come altrettanto puntualmente la cosa cada nel dimenticatoio, mentre altrove, in Puglia, si lavora al loro recupero. Vedi Lecce che ne ha messi in luce tre, e poi Canosa, Lucera, Ordona.

Seppure con una nota di sfiducia, il professore ha concluso indicando una serie d’interventi operativi che vanno dall’allontanamento del parcheggio, alla pubblicazione di tutto quello che gli scavi hanno messo in luce, all’avvio di indagini geofisiche per accertare quello che è rimasto ,ad una mostra che narri le vicende dell’Anfiteatro.  La relazione scientifica della dottoressa Annalisa Biffino, della Sovraintendenza-Subacquea, corredata dalle   proiezioni di alcuni reperti scavati nell’Anfiteatro, tra i quali un muro in “opus reticulatum” alto 3 metri, ha  confermato quello che la Delibera di Giunta del 13 maggio 2005, da me rintracciata all’Archivio Storico del Comune, aveva affermato e cioè il ritrovamento  dei reperti e la decisione di non reinterrarli.

La Delibera, infatti, approvava “ lavori accessori di tutela dei rinvenimenti archeologici dell’antico Anfiteatro Romano in alcuni locali a piano terra su via Anfiteatro, posti in luce a seguito di scavi “perché aggiungeva“ sono affiorate le creste di alcune murature archeologiche e la sommità della copertura di un vano ipogeo dell’Anfiteatro Romano”. E pertanto la Giunta decideva di “non procedere al loro reinterro”, ma anzi di creare le condizioni per renderli fruibili in futuro.

Quindi le proiezioni confermano quanto affermato dalla Delibera di Giunta.Ma la relazione della dottoressa Biffino non si è fermata all’età augustea,  ha anche dimostrato come, attraverso saggi stratigrafici, siano emerse testimonianze della vita dell’anfiteatro in età bizantina. Dunque un potenziale scrigno di storia.

Concludo. Condivido le proposte operative avanzate dal prof D’Andria ed in maniera particolare la necessità di procedere “ in tutta l’area ad indagini geofisiche per identificare le strutture ancora sepolte“. Credo che sia un doveroso impegno verso la città, per poi decidere sul da farsi .Ma ritengo anche, che il discorso sull’Anfiteatro vada inserito in un percorso archeologico- paesaggistico della città, compreso quello subacqueo, da costruire, nel quale ogni singolo sito sia contestualizzato in riferimento alla  temperie storico- culturale del suo tempo e sia così definita  la sua valenza  ; non singoli tasselli , ma una visione d’insieme della città  nella sua evoluzione storica .Occorrerebbe  cioè, tessere una rete tra i vari siti sparsi in città : Parco Archeologico di Collepasso, Necropoli di via Marche, Tombe a camera di via Umbria, Tomba degli atleti di via Crispi, resti dell’Acquedotto che da Saturo portava l’acqua in città in Corso Italia, reperti della cinta muraria difensiva della città greca. tra via Emilia e Corso Italia, le due colonne doriche con i resti del tempio in Piazza Castello e così via, sia in funzione dell’identità culturale dei cittadini stessi, sia in funzione di un turismo archeologico. Salvare il Galeso dei versi di Orazio e di Virgilio dall’incuria e dall’abbandono, scavare l’Anfiteatro, significa preservare due tasselli della stessa civiltà in funzione di un circuito che farebbe di Taranto un polo turistico vincente, nel quale memoria storica e bellezza paesaggistica si compenetrano.

Un libro dei sogni? Forse. Ma penso che la città abbia le sue Istituzioni Culturali capaci di procedere in tal senso.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Buonasera24

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Termini e condizioni

Termini e condizioni

×
Privacy Policy

Privacy Policy

×
Logo Federazione Italiana Liberi Editori