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Il dibattito

L'università che serve a Taranto

L'intervento del professor Riccardo Pagano

L’Università di Taranto

L’Università di Taranto

Prosegue il dibattito del nostro giornale sull'università a Taranto. Ospitiamo l'intervento del professor Riccardo Pagano, già  direttore del Dipartimento di Studi Giuridici ed Economici.

di Riccardo Pagano

A seguito della riflessione del Presidente del Consiglio comunale di Taranto, Piero Bitetti, su “L’università che vogliamo” a Taranto intervengo per contribuire con mie sollecitazioni che spero possano favorire ulteriori approfondimenti.  

Fa bene il Presidente Bitetti a ribadire quanto da me scritto in un articolo apparso su Buonasera-Taranto il 16 novembre 2023, ovvero che per l’università a Taranto, non di Taranto, non stiamo all’anno zero. Infatti, e qui non riprendo quanto già scritto, a Taranto c’è una realtà universitaria ormai ampia, qualificata e prospetticamente molto interessante. Ho anche letto con piacere che il Sindaco, Rinaldo Melucci, non solo ha sollecitato il governo ad aprire un confronto per una sede universitaria tarantina autonoma, ma ha anche delineato tracce di un percorso di offerta formativa ritagliata per l’area jonica. 

Mi sembra, quindi, che finalmente il discorso si stia avviando sulla giusta strada e che, dunque, s’incominci a parlare non solo e non tanto dell’università di Taranto, cosa peraltro più che legittima, ma di quale università per Taranto. E si, è questo il vero problema. Avevamo bisogno di consolidare la presenza universitaria su Taranto e questo nel corso degli ultimi anni, con non poche difficoltà, è stato fatto. Ora per procedere bisogna avere idee di futuro, progettuali che sappiamo indicare la via da seguire per far crescere non la università a Taranto, ma per far maturare l’idea di una università di Taranto collegata indissolubilmente alla città di Taranto che si intende costruire per il futuro. Le due cose sono strettamente collegate, il discorso è politico e di politica formativa. 

Leggere quasi quotidianamente che il Sud, quindi anche l’area jonica, soffre di perdita continua e costante di giovani che vanno via per studiare e/o per lavorare ci fa sentire sconfitti. Mancando giovani, vengono meno prospettive di futuro. È inevitabile. 

Ma come possiamo arginare questa emorragia di giovani a Taranto? Se si pensa che tutto possa risolversi con una sede universitaria autonoma si è fuori strada; è sì, una condizione necessaria, ma non è sufficiente! Occorre, come dicevo, elaborare un progetto di città e di più ampio contesto territoriale. Le due cose vanno di pari passo e non dobbiamo aspettarci qualcosa calato dall’alto perché, se è vero che realtà di crisi come quella ex ILVA dipendono dalla politica nazionale, forse anche internazionale, è anche vero che molto dipende dai tarantini stessi e dalla classe politica che esprimono. La linea strategica dell’Amministrazione comunale di cui si sente parlare e si legge è sul binario giusto. La fase della transizione va attraversata, ma va accompagnata da progetti che qualifichino il territorio jonico sul piano culturale, industriale, infrastrutturale. Non è un percorso facile quello intrapreso, perciò necessita di ulteriori collaborazioni da parte dei cittadini. Taranto deve diventare una città matura dal punto di vista della elaborazione progettuale e ciò può avvenire con il pieno coinvolgimento di tutti e soprattutto delle forze politiche, delle associazioni più rappresentative, delle forze sane e produttive della città. 

Su questa linea mi esprimevo nel mio articolo su richiamato del 16 novembre 2023. Così scrivevo: “L’appello per una università di Taranto da realizzare da qui a qualche anno è rivolto a tutte le forze politiche locali sia di maggioranza sia di opposizione. La richiesta per una università di Taranto è una battaglia di civiltà. Non ci si deve tirare indietro da parte di nessuno. 

Come fare? La mia proposta è che si costituisca un comitato promotore tecnico-scientifico che elabori un progetto di università per Taranto e che lo sottoponga alle forze politiche. Sarà la cartina di tornasole per valutare chi veramente ha a cuore le sorti di una comunità come quella tarantina che per anni è stata sacrificata sull’altare di una produzione strategicamente utile all’Italia, ma spesso dannosa per la salute pubblica.  

Mi auguro che questo appello non cada nel vuoto e che si apra un dibattito”. 

Ribadisco ciò che ho già scritto, se non si segue la strada della elaborazione dal basso il pur pregevole intervento del Presidente Bitetti e gli sforzi dell’Amministrazione comunale, in primis del Sindaco Rinaldo Melucci, cadranno nel vuoto e Taranto continuerà a non avere una sua università. 

Ultima chiosa: spesso il Rettore Stefano Bronzini, il mio Magnifico Rettore, giustamente richiama la necessità di una università pugliese che superi la logica campanilistica e che guardi ad una università con poli di specializzazione sui territori (vedi intervista ad Antenna Sud del 15 maggio 2024). Ebbene, non so se questo dibattito mai decollerà, ma so per certo che Taranto da questa prospettiva non potrebbe che trarne benefici e, pertanto, mi piacerebbe che si avviasse un dibattito anche su questo aspetto nella ipotesi di una università di Taranto. 

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Commenti all'articolo

  • Luigi

    22 Maggio 2024 - 08:49

    Grazie per l'onorevole commento e speriamo che tutta la politica comprenda la necessità di far fronte comune per il bene e il futuro della nostra città e dei nostri figli.

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