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Il punto

La mossa di Melucci

Chi ci guadagna e chi ci perde dopo l'ennesimo rimpasto in giunta

rinaldo melucci

rinaldo melucci

Con l’ingresso nella giunta comunale di Stefania Fornaro (delega all’ambiente), il sindaco Rinaldo Melucci è riuscito a rinforzare il precario stato dei numeri in consiglio comunale, dove fa il suo ingresso Vittorio Mele, primo dei non eletti nella lista Con ma che ora dovrebbe far parte di un nuovo gruppo consiliare: Nova -Democratici e Riformisti. Con lui ci saranno Paolo Castronovi, che assumerà il ruolo di capogruppo, e Salvatore Brisci. Gruppo che ha subito espresso un suo assessore: Edmondo Ruggiero, che assume le pesanti deleghe all’urbanistica e alla mobilità. Il nuovo assetto di giunta si completa con la nomina di Marcello Murgia, che prende il posto di Carlo Liuzzi, nominato assessore appena tre mesi fa e già dimissionario per ragioni non rese note.

L’ennesimo carosello, come si diceva, serve a Melucci per garantirsi un numero in più in consiglio comunale: ora i consiglieri di maggioranza sono diciotto e non più solo diciassette. Al di là, quindi, delle competenze della neo assessora Fornaro, è plausibile che la mossa del sindaco sia stata funzionale proprio a questo rafforzamento che gli consentirà un maggiore respiro anche in vista della prossima approvazione del conto consuntivo. Non solo: così finisce per essere isolato anche Piero Bitetti, consigliere di Con, contro il quale sembra esserci una fronda per sfiduciarlo dalla carica di Presidente del Consiglio. A questo proposito va detto che questo nuovo assetto finisce per depotenziare Luigi Abbate, il quale – con una maggioranza a diciotto – cessa di essere l’ago della bilancia e già questo fa scendere di molto le quotazioni di una sua elezione alla presidenza dell’assemblea al posto di Bitetti (sempre ammesso che si arrivi alla sfiducia, visto che presumibilmente ci sarebbero poi da affrontare percorsi nelle aule dei tribunali amministrativi con possibili effetti sul piano civilistico). Insieme ad Abbate vengono depotenziati tutti gli aspiranti “diciassettesimi” pronti a far pesare il proprio decisivo voto.

È abbastanza chiaro, dunque, il fine di questa ulteriore rivoluzione. Meno chiaro è cosa tutto ciò potrà portare in dote alla città, in continua e profonda sofferenza nonostante il susseguirsi degli ormai frenetici rimpasti, delle transumanze da un gruppo all’altro, delle acrobatiche evoluzioni dall’opposizione alla maggioranza. Continua ad essere forte, dunque, la sensazione che questi disinvolti mutamenti siano funzionali, più che alla città, ad una sopravvivenza fine a sé stessa di questa amministrazione. Succede quando sono assenti i valori politico-culturali di riferimento e quando un posto da consigliere equivale a un posto di lavoro, con relativo reddito, che difficilmente si riuscirebbe a trovare al di fuori dell’aula consiliare.

 

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