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Il caso

La sanità tarantina e la sua lunghissima "lista d'attesa"

I ritardi del nuovo ospedale, le ambulanze in coda al Pronto Soccorso, la carenza di personale

Ancora ritardi per il nuovo ospedale

Ancora ritardi per il nuovo ospedale

Dice il vecchio adagio: “all’ospedale vai cercando la salute?”. Ecco, magari no, qua però c’è da cercare pure l’ospedale. Quello nuovo, bello, grande, ipertecnologico - insomma, ciò che il caro, vecchio Santissima Annunziata non può essere più - in nome del quale la sanità tarantina si è vista “ridursi servizi oggi per curarsi meglio domani”, parafrasando una celebre frase dell’allora premier Giuseppe Conte in merito al lockdown ed alla pandemia Covid. Qualche mese dopo il drammatico annuncio a social unificati della chiusura del Paese, sarà proprio il presidente del Consiglio, con gli - ai tempi - alleatissimi presidente della Regione e sindaco, Michele Emiliano Rinaldo Melucci, a posare la prima pietra del nuovo ospedale di Taranto, il San Cataldo. Era il 12 ottobre 2020. Doveva essere il cantiere dei record: l’avveniristico nosocomio avrebbe dovuto essere inaugurato il 24 gennaio 2022. Ma, per restare in tema di frasi celebri sulla pandemia, non è andato tutto bene. Anzi.

Come emerso dall’ultima riunione della Commissione regionale bilancio e programmazione presieduta da Fabiano Amati, tenutasi lo scorso 11 marzo, «il termine di ultimazione lavori per la realizzazione del nuovo ospedale di Taranto, potrebbe non essere più il 30 giugno 2024 (a cui si era arrivati dopo una serie lunghissima di rinvii, ndr) perché è assoggettato ad una nuova ricalibratura. È quanto emerso dall’ascolto del RUP e direzione dei lavori, per i quali è necessario attendere l’aggiudicazione delle gare per gli arredi e attrezzature. Al 30 giugno pare difficile portare a termine tutte le procedure riguardanti l’aggiudicazione delle gare. Gli stati di avanzamento sono diventati 42 e si è giunti al 92% dei lavori. Non c’è alcuna riserva attiva. Aggiornato il punto tra un mese».

Renato Perrini, consigliere regionale di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Commissione sanità, a margine dell’audizione ha sottolineato che in merito alla effettiva apertura dell’ospedale «ultima promessa di Emiliano in ordine cronologico è stata quella di giugno 2024. Come volevasi dimostrare, invece, non se ne parlerà prima di luglio 2025. Nel frattempo, come purtroppo evidente a tutti, la sanità tarantina è stata paralizzata. Continuerò, come ho sempre fatto, a vigilare su questa vicenda con la viva speranza che a luglio 2025 si possa finalmente mettere la parola fine a una storia che si trascina ormai dal 2019. Ringrazio i tecnici e la direzione generale dell’Asl di Taranto - ha aggiuto Perrini - che da due anni a questa parte stanno con dedizione e col massimo sforzo, senza illudere mai circa improbabili aperture dell’ospedale San Cataldo, millantate invece a profusione dal presidente Emiliano il quale, con cadenza semestrale, ha costantemente illuso i tarantini circa l’entrata in funzione della struttura ospedaliera».

In realtà, di un nuovo ospedale di Taranto intitolato a San Cataldo si parla dal 2012; ma questo, solo una volta naufragata la possibilità di portare a Taranto una versione meridionale del San Raffaele di Milano - e dobbiamo andare ancora più indietro nel tempo, al 2009 ed all’accordo di programma firmato tra gli altri dalla Regione allora guidata da Nichi Vendola e dalla Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor di don Luigi Verzè. Non solo un ospedale, ma anche un “Polo Tecnologico e Scientifico”, quello che avrebbe dovuto svilupparsi al quartiere Paolo VI. Ma dopo un clamoroso nulla di fatto e le inevitabili, feroci polemiche, si cambia santo e si cambia progetto, da San Raffaele a San Cataldo. Niente polo di avanguardia sul fronte della ricerca, ma più posti letto, da 580 a oltre settecento. E niente più Paolo VI. Si costruisce in prossimità della Strada Statale 7, tra Taranto e San Giorgio Jonico. Un cambio di rotta che, come è chiaro, modifica anche le direttrici di sviluppo della città, con tutto quello che ne consegue. Un’area  ribattezzata zona Sircom, dal nome del centro direzionale che lì sarebbe dovuto sorgere. Oggi si parla di Comparto 32. E di un policlinico universitario, collegato alla Facolta di Medicina di Taranto, sempre e comunque nell’alveo dell’Università degli Studi di Bari però.

Tornando alla genesi del nascituro ospedale, era febbraio 2013 quando la giunta regionale deliberò l’avvio della progettazione preliminare per i nuovi ospedali di Taranto e di Fasano-Monopoli, affidando l’incarico alla Asl di Taranto e al Servizio Lavori pubblici dell’assessorato regionale delle Opere pubbliche. A dicembre 2021, Michele Pelillo è stato designato commissario “per l’istituenda azienda ospedaliera San Cataldo” dalla giunta guidata da Michele Emiliano, incarico poi concluso nel gennaio 2023. Da assessore regionale, ai tempi lo stesso Pelillo si era molto speso per il progetto, come detto poi sfumato, relativo al San Raffaele del Mediterraneo.

La carenza di personale

Intanto, tornando al presente, con una lettera inviata lo scorso primo marzo all’assessore alla Salute, Rocco Palese e al Presidente della Regione, Michele Emiliano, l’Ordine delle Ostetriche e quello degli Infermieri della provincia jonica hanno denunciano la grave condizione in cui versano i presidi e i servizi della Asl Taranto a causa della carenza di personale.

Per i presidenti dei due ordini, Floriana Trisolini e Pierpaolo Volpe, «la programmazione sanitaria è stata fallimentare perché abbiamo una gravissima carenza di personale e non vi sono graduatorie concorsuali disponibili per l’assunzione di personale a tempo determinato. Registriamo un’inerzia inaccettabile da parte dell’Assessorato regionale e del Dipartimento salute che tardano a fornire risposte immediate ed autorizzazioni per l’indizione di concorsi pubblici, mettendo a serio rischio la tenuta dei servizi. È solo il senso di responsabilità delle professioniste e dei professionisti che operano con dedizione e spirito di servizio nella Asl Taranto che garantisce la tenuta evitando l’implosione del sistema». Una situazione diventata ormai insostenibile, per Trisolini e Volpe. «Riceviamo costantemente lamentale da parte del personale per i turni di lavoro svolti, per gli eccessivi carichi di lavoro e la cancellazione di ferie per esigenze di servizio indifferibile. Le necessità delle strutture contrasta con le procedure burocratiche, molto spesso lente e farraginose della Regione Puglia, per questo serve un intervento straordinario per la gestione delle condizioni più critiche». Per i vertici dei due ordini professionali, «non potendo più rimanere in silenzio davanti alla grave condizione in cui versa la sanità tarantina e ritenendo non più procrastinabile un nostro intervento, abbiamo deciso di interessare direttamente il presidente Emiliano e l’assessore Palese affinché  trovino soluzioni utili alla risoluzione delle criticità, offrendo a Taranto la giusta considerazione che merita».

Le ambulanze in coda

Nelle scorse settimane, all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto si è creata più volte una lunga fila di autoambulanze con  motore acceso e pazienti a bordo in attesa di essere visitati al Pronto Soccorso. «L’affollamento del reparto di primo intervento del maggiore ospedale della provincia di Taranto è una vecchia storia non ancora risolta» le parole del consigliere regionale del Pd Enzo Di Gregorio, per il quale «sicuramente la carenza di medici e infermieri, unita al picco stagionale di influenza e alla recrudescenza dei casi di covid, contribuiscono ad acuire una situazione già precaria cui occorre porre rimedio in tempi rapidi». Per il consigliere comunale di Svolta Liberale per Taranto, Mimmo Festinante, «una situazione che lascia costernati»: «Questa situazione è determinata dal fatto che, spesso, gli utenti soccorsi dal 118 non trovano posto presso i reparti delle altre strutture della nostra provincia».

Una questione politica

A stigmatizzare i ritardi sul San Cataldo è stato, il 13 febbraio scorso, anche il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci: «Le criticità che affliggono la sanità ionica hanno raggiunto un punto di non ritorno che vede la sua più fedele dimostrazione nei continui ritardi nella consegna dell’Ospedale San Cataldo di Taranto. Attendere ancora soluzioni affidandosi a cristiana rassegnazione non è più possibile. Adesso, i cittadini meritano risposte concrete e non promesse alle quali non si può più dare credito». Una uscita, quella di Melucci, che però è parsa decisamente in contrasto rispetto ad altre dichiarazioni, sempre del sindaco, del novembre 2023, quindi a ritardi già noti: il sindaco si diceva «grato ed emozionato» perchè sul nuovo ospedale si andava «avanti spediti», arrivando a stigmatizzare l’atteggiamento dei «soliti detrattori». Poi, l’inversione di rotta. Tre mesi dopo la gratidine e l’emozione, Melucci è passato ad evidenziare le criticità del Pronto Soccorso di Taranto, gli «scandalosi tempi delle liste d’attesa» e la «rilevante carenza di numerose figure» come «infermieri, OSS, tecnici della riabilitazione e della prevenzione», in un «quadro della situazione che sta mettendo in ginocchio un’intera città e la sua provincia».

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