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Il Siderurgico

Sindacati e imprese: «Fondamentale ripartire dall'indotto». Le parole del Ministro e le reazioni. Video

I commenti alla visita di Adolfo Urso

L'incontro in Prefettura

L'incontro in Prefettura

Il day after è quello delle riflessioni. Dopo la mattinata tarantina di ieri del ministro delle Imprese e made in Italy, Adolfo Urso, le parti sociali accolgono positivamente quanto emerso - ma tali e tanti sono i nodi da sciogliere in merito alla crisi del Siderurgico che la guardia non può che restare alta.

L'intervista fatta da Matteo Dusconi al Ministro Urso

Nel corso dell’incontro con il ministro nella sede della Prefettura, Confindustria Taranto «ha potuto chiaramente evidenziare al titolare del Mimit le condizioni indispensabili per la tutela e il ristoro delle aziende dell’indotto»: così l’associazione degli industriali. «Primo elemento imprescindibile - ha detto il presidente Salvatore Toma nel corso del suo intervento - è il prericonoscimento di tutte le aziende, piccole medie e grandi, indipendentemente dal loro rating bancario, dello status di fornitori essenziali e strategici. Aziende che sono state – tutte - ancora una volta colpite direttamente e duramente dalla conduzione scellerata dell’ultimo management di Acciaierie d’Italia. Aziende che vogliono continuare a operare sul territorio avendo contezza di poter essere ristorate di quanto loro dovuto».

A questo proposito Toma, accompagnato da Pasquale Di Napoli, presidente della sezione metalmeccanica e navalmeccanica, da Fabio De Bartolomeo, presidente Ance e dal direttore Mario Mantovani, ha ribadito al ministro «la disponibilità delle stesse aziende ad assicurare il loro lavoro all’interno della fabbrica, chiamandole ad un ulteriore senso di responsabilità. Ma le condizioni affinché ciò possa avvenire sono, ha sottolineato, oltre al già citato prericonoscimento  quali aziende essenziali e strategiche, la certezza nei tempi di pagamento, la bancabilità delle fatture, garanzie precise, tutte certificate e documentate, estese anche alle controllate del gruppo. Da ultimo, chiarezza in base alla tempistica degli ordini emessi: per meglio dire, se si possono ritenere validi quelli precedenti all’amministrazione straordinaria e se fatturarli, pertanto, ad Adi in A.S. «Se oggi possiamo cominciare a parlare di futuro - ha aggiunto Toma - è perché sappiamo di poter contare su nuovi interlocutori.  Il nostro auspicio, se guardiamo alle settimane future, è che presto il complesso siderurgico si doti di una veste nuova: un investitore privato che sia espressione delle grandi famiglie dell’acciaio italiano, o che lo sia almeno in parte, e che rilanci lo stabilimento in quella chiave green che tutti ci auguriamo, che è condizione imprescindibile per poter guardare al domani».

«Non ci può essere ripartenza dello stabilimento siderurgico se prima non si risolve il problema dei crediti dell’indotto» ha ribadito il presidente di Aigi Fabio Greco che ha sottolineato - sulla scorta della esperienza del 2015 - la necessità che sia riconosciuta la strategicità dell’indotto ex Ilva.

Le interviste a Fabio Greco, Salvatore Toma, Davide Sperti e Francesco Sgherza fatte da Matteo Dusconi

Aziende, alcune delle quali alla terza generazione, che sono complementari alla fabbrica e senza le quali non ci può essere futuro per l’acciaieria. Aigi ha comunicato di aver costituito una task force che sarà operativa sino al prossimo 7 marzo pronta ad intervenire per manutenzioni urgenti sia strutturali che ambientali  con l’obiettivo di scongiurare problemi  ai lavoratori diretti e alla  città. Ma Greco, nel ricordare l’ammontare del monte debiti accumulato da Acciaierie d’Italia nei confronti dell’indotto che si aggira sui 140 milioni di euro, 23 dei quali ceduti a Banca Ifis, ha indicato la strada attraverso la quale la situazione potrebbe appianarsi. Non attraverso ulteriori finanziamenti come previsto dall’articolo 1 del dl 9/24 che andrebbero ad indebitare ancora di più le aziende, ma tramite la cessione pro soluto del credito ad istituti bancari con garanzia Sace. Per giungere a questa risoluzione, Aigi ha reiterato la richiesta di istituzione di un tavolo tecnico tra Governo, Sace e indotto territoriale. 

Il coordinatore regionale di Casartigiani Puglia Stefano Castronuovo ha ribadito la complicata situazione in cui versano le aziende dell’autotrasporto dell’indotto del siderurgico: «Quest’ultime, a oggi, non hanno la possibilità di fornire i regolari servizi contrattualmente previsti perché hanno la necessità di recuperare i propri crediti, così come la regolarità contributiva e fiscale prevista per legge».

Dal sindacato, Rocco Palombella leader della Uilm ha detto che «sicuramente ci saranno gli investimenti,  dopo l’estate hanno detto che saranno in grado di poter collocare questi impianti e metterli sul mercato. Per farlo bisogna che riattivino i tre altoforni, una volta fatto questo ci sono le condizioni per guardare nel futuro con la salvaguardia dei posti di lavoro». Per Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, «tre passaggi fondamentali sono il ripristino di relazioni sindacali corrette e poi la questione della messa in sicurezza dei lavoratori, degli impianti e dell’ambiente. Queste sono le cose che i lavoratori e cittadini si aspettano. Non c’è più il tempo di costruire altre ipotesi, dobbiamo lavorare su queste». Il segretario nazionale della Fim Cisl Valerio D’Alò ha ricordato che «il mondo delle imprese poi qui in Prefettura, insieme alle istituzioni locali, ha evidenziato la necessità legate ai crediti che vanno comunque gestite e agli ammortizzatori sociali che sono in discussione appunto in queste ore, come emendamenti ai decreti. Tutto questo può segnare per noi il passo di partenza di una nuova di una nuova Ilva». «L'impegno di Urso è un segnale importante» dice, dall'Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, segretario nazionale.

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