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La crisi del Siderurgico

Indotto ex Ilva, verso nuove manifestazioni di protesta

Non cala la tensione

Adolfo Urso, decreto Ilva

Adolfo Urso

«Il governo ha intenzione di venire incontro ai lavoratori e alle imprese che potrebbero avere delle ripercussioni dall’amministrazione straordinaria che si profila»: il problema è come rendere realtà questa dichiarazione d’intenti, professata in un colloquio con i giornalisti a Potenza dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in merito alla complessa questione che ruota attorno al Siderurgico di Taranto ed alle imprese dell’indotto, che non vogliono nè possono pagare il prezzo della nuova procedura di amministrazione straordinaria, strada scelta dall’esecutivo per provare a dirimere la matassa d’acciaio che rischia di strangolare il territorio. Lo stesso Urso, con la titolare del dicastero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, ha avuto ieri una riunione in video collegamento con le associazioni rappresentanti delle aziende fornitrici e dell’indotto di Acciaierie d’Italia, per un aggiornamento sulla situazione dell’ex Ilva anche al fine di predisporre ulteriori misure necessarie per la filiera.

L'incontro di ieri si è svolto da remoto

Ad avviare l’interlocuzione con il governo, che proseguirà nei prossimi giorni, Confindustria, Federmanager, Confapi, Casartigiani Puglia, Aigi e Confartigianato, presente con Francesco Sgherza, presidente regionale, Michele Lovecchio, presidente regionale Confartigianato Autotrasporti, Fabio Paolillo, segretario provinciale Confartigianato Taranto. «Abbiamo sottolineato le gravi difficoltà delle imprese dell’indotto, illustrando una serie di richieste che successivamente la Confederazione ha trasmesso ai due Ministeri», dicono in particolare proprio i rappresentanti di Confartigianato: in particolare viene sollecitato il pagamento integrale e immediato dei crediti vantati dalle imprese fornitrici alla data del 15 gennaio.

«E’ necessario – sostengono i rappresentanti di Confartigianato – scongiurare con ogni mezzo il ripetersi della situazione verificatasi durante la prima amministrazione straordinaria del 2015. Questo è possibile assicurando il pagamento completo e rapido di quanto ancora sospeso, scongiurando pastoie burocratiche, postergazioni e potenziali decurtazioni anche con la previsione di norme ad hoc e dotazioni finanziarie esclusivamente dedicate». La confederazione ritiene necessaria una dotazione specifica in favore del fondo “FSBA” per la gestione degli ammortizzatori sociali a beneficio dei lavoratori delle imprese artigiane dell’indotto coinvolte nella crisi. Inoltre, nel caso di amministrazione straordinaria o gestione commissariale, va assicurata, oltre alla continuità aziendale, la salvaguardata la posizione delle imprese fornitrici e dell’indotto a condizioni di mercato eque, a partire dalla liquidazione dei crediti sospesi». In prospettiva, Confartigianato auspica un piano nazionale del settore siderurgico che assicuri la sostenibilità ambientale dell’azienda, in particolare dello stabilimento di Taranto, contemperando salute e lavoro con investimenti adeguati nell’ottica della decarbonizzazione. Per quanto riguarda in particolare la situazione delle aziende di trasporto, Confartigianato ritiene indispensabile il superamento del sistema di assegnazione dei trasporti tramite piattaforma e aste e il recupero di un rapporto «normale», con contratti che tengano conto dei costi d’esercizio delle imprese certificati a livello ministeriale.

Ma la mattinata di ieri a Taranto è stata scandita anche dalle protesta promossa dall’associazione Aigi, a cui aderisce l’80% delle imprese dell’indotto del siderurgico: un sit-in di lavoratori e imprenditori davanti alle portinerie dello stabilimento di Taranto, ed un corteo che ha avuto ripercussioni anche su traffico e viabilità.

«Nessuna garanzia sui crediti esigibili dalle aziende dell’indotto, nessuna garanzia sul futuro di una delle fette più consistenti della economia di terra ionica. La call con i ministri delle Imprese e del Lavoro, Urso e Calderone, non ha schiarito le nubi che incombono sulla testa delle aziende dell’appalto ex Ilva» si legge in una nota diffusa dall’associazione, che ricorda i «crediti vantati per 120 milioni di euro» e per la quale «l’unica certezza che è emersa dalla interlocuzione odierna con i due Ministri, il ricorso all’amministrazione straordinaria che per il Governo sembra essere l’unica via percorribile per uscire dal guado dopo la rottura delle trattative con il socio di maggioranza Arcelor Mittal. Urso ha risposto picche alle pressanti richieste di Aigi in relazione al recupero dei crediti ed ha invitato le aziende dell’indotto, al fine di ottenere garanzie sul recupero dei crediti esigibili, ad interloquire con l’amministratore delegato di AdI, Lucia Morselli affinché il socio di maggioranza anticipi  il ricorso all’amministrazione straordinaria».

Per Aigi, «uno scaribarile». L’associazione sottolinea che «non presterà il fianco  a chi cerca di manipolare le aziende dell’indotto in quella che è una battaglia tra titani ed un rimpallo di responsabilità sulle sorti dello stabilimento di cui si sta decretando la chiusura. Una sorte di cui non saranno responsabili le aziende dell’indotto che confermano la sospensione delle forniture dei beni e servizi, anche di autotrasporto, sin qui rese in favore degli impianti gestiti su Taranto da Acciaierie d’Italia S.p.A, già adottate sin da oggi. Da lunedì la sospensione sarà adottata anche dalle aziende che erogano forniture indispensabili a garantire la sicurezza degli impianti nonché la tutela ambientale. Al momento vengono rimossi i blocchi stradali in attesa di adottare nuove e clamorose iniziative di protesta».

«La protesta dell’indotto - commenta l’on. Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in Commissione Bilancio a Montecitorio - è il sintomo più evidente di una situazione esasperata sotto ogni punto di vista. In questa fase di impasse il Governo deve delle rassicurazioni a chi vanta crediti per 120 milioni di euro, a prescindere dalla soluzione che sarà individuata. Il ministro Urso, a cui riconosciamo di aver sempre avuto una posizione propositiva sulla vicenda ex Ilva, si faccia carico delle richieste di queste aziende e istituisca un fondo per sanare la situazione debitoria di Acciaierie d’Italia. L’alternativa sarebbe il collasso di decine di imprese con conseguenze economiche e sociali devastanti per Taranto. Troppi errori sono stati fatti nel tempo da parte di tutte le forze politiche. Adesso è il momento della massima unità».

Per il deputato di Fratelli d’Italia, Dario Iaia, «l’impegno del Governo è quello di limitare al minimo il periodo di amministrazione straordinaria salvaguardando la continuità produttiva, tutelando l’occupazione e garantendo la sicurezza dei lavoratori. Il Governo è impegnato nella ricerca di nuovi investitori e si impegna a garantire la continuità con l’erogazione di un prestito ponte di 320 milioni di Euro. Per il Governo italiano il siderurgico Tarantino è strategico così come è strategico il tessuto economico del territorio che non verrà assolutamente abbandonato al proprio destino».

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