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La crisi al Comune

Melucci col fiato sospeso

Resta aperta la crisi con i partiti usciti dalla maggioranza. E martedì in aula arriva il bilancio...

rinaldo melucci

rinaldo melucci

Sono giorni difficili per il sindaco Rinaldo Melucci. A pochi giorni dal voto sul bilancio (il consiglio comunale è convocato per martedì 19) appare ancora lontana la soluzione della crisi che si è aperta in modo dirompente con l’ingresso del sindaco in Italia Viva e con la creazione di un nuovo gruppo consiliare diventato egemone all’interno del consiglio. Pd, M5S, Con, Verdi e Psi si sono ufficialmente chiamati fuori dalla maggioranza. E proprio ieri mattina le segreterie provinciali e regionali degli stessi partiti hanno avuto un vertice con il presidente della Regione, Michele Emiliano. 

Le perplessità su Melucci e sulle sue strategie sono sempre molto forti. Al di là delle parole pronunciate dal sindaco nella conferenza stampa di giovedì 14, nessuna delle condizioni poste dai cinque partiti per ricomporre lo strappo si è finora realizzata: né l’azzeramento della giunta né l’esclusione di Italia Viva dalla maggioranza. Da qui la mancata partecipazione all’incontro che Melucci aveva convocato per ieri pomeriggio.

La sensazione è che si stiano valutando anche decisioni estreme: la possibilità di una chiusura anticipata della consigliatura non verrebbe esclusa a priori. Naturalmente gli ordini di scuderia devono poi fare i conti con la volontà dei consiglieri comunali e non tutti hanno voglia di tornarsene a casa anzitempo; non ultima, tra le ragioni, il generoso aumento delle indennità mensili che scatterà a gennaio.

In ogni caso gli occhi sono puntati sul bilancio: se non dovesse essere approvato scatterebbe d’ufficio lo scioglimento del consiglio comunale e la nomina di un commissario. Per superare lo scoglio, Melucci ha bisogno di diciassette voti. La conta è cominciata.

Intanto i due consiglieri comunali Luigi Abbate e Massimo Battista hanno preparato una mozione di sfiducia da discutere in aula, a norma dell’articolo 52 del Testo Unico degli Enti Locali. La mozione, però, «deve essere motivata e sottoscritta da almeno due quinti dei consiglieri». Nel caso del consiglio comunale di Taranto, il numero da raggiungere per discutere la mozione è di tredici consiglieri. Una volta raggiunte le tredici firme, la mozione viene discussa e messa ai voti in aula e, se approvata a maggioranza assoluta (la fatidica quota 17), comporta anche in questo caso lo scioglimento del consiglio comunale e la nomina di un commissario. L’iniziativa ha uno scopo politico preciso: «Con questo atto vogliamo portare allo scoperto chi è davvero fuori dalla maggioranza e chi invece continua a restarci. Bisogna uscire dalle ambiguità».

Sulla crisi al Comune, interviene l’Ance, l’associazione dei costruttori edili: «Esprimiamo come Ance - dichiara il presidente Fabio De Bartolomeo - una grande preoccupazione per la situazione di incertezza politica ed amministrativa in cui si trova in questi giorni il Comune di Taranto. Auspichiamo si possa rapidamente e con ogni sforzo trovare una via d’uscita, solida e condivisa, indispensabile per assicurare continuità agli investimenti pubblici in corso e programmati che Taranto attendeva da tempo e di cui la città ed il suo sistema economico ha assoluto bisogno».

Infine Europa Verde disconosce ufficialmente l’assessore Fabiano Marti e conferma la scelta di restare fuori dalla maggioranza: «Abbiamo provato in tutti i modi nell’ultimo anno e mezzo - dichiarano i co-portavoce Adele De Sinno, Giovanni Carbotti, Paola Fago e Gregorio Mariggiò - a sostenere, dare continuità e stabilità all’azione amministrativa, ma dopo la riunione di maggioranza svoltasi lunedì scorso, è stato evidente che non ci fossero più le condizioni per farlo. Il sindaco Rinaldo Melucci ha sconfessato il programma elettorale sottoscritto dalla coalizione, su punti a noi molto cari, dall’Ilva alla privatizzazione dell’Amiu, passando per l’apertura dell’inceneritore, probabilmente in virtù dell’ingresso di Italia Viva e del suo avvicinamento a Matteo Renzi». L’assessore Marti e gli altri iscritti che avevano censurato la scelta del consigliere comunale Antonio Lenti di passare all’opposizione, «parlano esclusivamente a titolo personale. Costoro non hanno alcuna rappresentanza politica a nome di Europa Verde ed alcuna legittimità decisionale».

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