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L'impegno del Dipartimento dipendenze patologiche della Asl
24 Novembre 2023 - 06:30
Da sinistra le dottoresse Katia Pierri e Vincenza Ariano
L'isolamento, il “ritiro sociale”, le notti davanti ad uno schermo. Il calo di rendimento scolastico, o lavorativo. In alcuni casi, le conseguenze economiche. E' un demone, la dipendenza. Ed è particolarmente astuto il più giovane dei diavoli, la dipendenza da nuove tecnologie. Un fenomeno che vede un aumento dei casi – termine non casuale, perchè la dipendenza non è un “vizio”, ma una malattia – ed un abbassamento dell'età media dei nuovi dipendenti. Come rilevato dal recente Atlante diffuso dalla ong Save The Children, benché ancora non esista una definizione univoca di dipendenza da internet, in Italia ci sono 87 centri territoriali che offrono assistenza ai minorenni attraverso équipe multidisciplinari formate da psicologi, assistenti sociali ed educatori. E se la maggior parte si concentra nelle regioni del Centro Nord, in Puglia ce n’è solo uno: a Taranto.
Taranto Buonasera ha incontrato nei locali di via Ancona le dottoresse Vincenza Ariano, che dirige il Dipartimento dipendenze patologiche della Asl Taranto e Katia Pierri, psicologa, psicoterapeuta, responsabile del Servizio Dipendenze comportamentali della stessa Asl. “Quello che una volta era il SerT, Servizio Tossicodipenze, dal 2004 si è evoluto in SerD, Servizio Dipendenze, allargando il campo d'azione dalle sole sostanze ai comportamenti, ad esempio il gioco d'azzardo, arrivando sino al rapporto con le nuove tecnologie” spiega la dottoressa Ariano. Del resto, i meccanismi che scattano nel cervello di chi ha una dipendenza patologica sono gli stessi, su basi neurobiologiche.
La struttura messa in campo dalla Asl conta su sei presìdi sul territorio provinciale, più quello attivo nella Casa circondariale: una rete preziosa che si espande nei versanti occidentale ed orientale del Tarantino a partire dal capoluogo. Ed è in città che opera la squadra che si occupa del rapporto con le nuove tecnologie – quando questo degenera da una normalità sana, e che può portare anche a grandi opportunità, ad una patologia. “Vediamo un abbassamento dell'età media” conferma la dottoressa Pierri “con richieste di supporto anche nei confronti di ragazzi di quindici anni, che vengono da famiglie che hanno intercettato un problema”. Il gioco, specie d'azzardo, sa essere subdolo: con uno smartphone non c'è bisogno di entrare in una sala slot o un centro scommesse – ce l'hai in tasca. Ma c'è un altro fenomeno da non sottovalutare, il cosiddetto “vamping”, il giocare di notte ai videogame di nuova generazione, magari in multiplayer con il compagno di scuola o con uno sconosciuto distante chilometri. Quando la vita virtuale si fa preponderante su quella offline, con la mancanza del sonno che danneggia studio e socialità, è chiaro che c'è un problema. Ed è altrettanto chiaro che la sensibilizzazione ad un uso consapevole (non ad un “non uso”) del tech va costruita non nell'adolescenza ma dall'infanzia. In un'ottica di supporto alle famiglie - che devono fornire modelli sani di rapporto con i vari device - proprio l'Asl di Taranto ha varato un progetto all'avanguardia, “FreeLudo”, con una app che tramite un test-gioco permette una sorta di diagnosi precoce di possibili problematiche.
Ad ogni buon conto, le famiglie che avessero dei dubbi e volessero anche solo confrontarsi con gli operatori del Servizio possono farlo con la massima serenità. Viene garantita la privacy, è un servizio ad “accesso diretto”, senza obbligo di prescrizione medica, ed è gratuito. Il numero di telefono del Servizio Dipendenze Comportamentali è 099.7786433, la email è serd.dipendenzecomportamentali@asl.taranto.it
La quattordicesima edizione dell'Atlate di Save The Children, con i suoi numeri, è una bussola preziosa per orientarsi nel rapporto tra i più giovani e internet. Si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, con un aumento significativo di bambini tra i 6 e i 10 anni che utilizzano il cellulare tutti i giorni dopo la pandemia: al Sud e nelle Isole la percentuale è passata dal 28,3% al 42,8% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22. Nonostante questo utilizzo diffuso,nella mappa europea sulle competenze digitali dei 16-19enni, l’Italia si posiziona quart’ultima: nel Sud oltre la metà dei ragazzi ha scarse o nessuna competenza (52%).
Nonostante la legge preveda che un utente possa avere accesso ai social solo dopo aver compiuto 13 anni, la realtà mostra una presenza massiccia di preadolescenti che hanno aperto un profilo indicando un’età maggiore o hanno usato quello di un adulto, spesso un genitore più o meno consapevole: il 40,7% degli 11-13enni in Italia usa i social media, con una prevalenza femminile (47,1%) rispetto a quella maschile (34,5%). Tra gli 11 e i 13 anni sono in aumento gli atti di cyberbullismo:In Puglia gli adolescenti vittime di questi episodi sono il 15,7%, la terza percentuale più alta dopo Sicilia e Campania. Le ragazze sono più frequentemente vittime di atti di cyberbullismo, ma esiste anche una quota di “bulle” che colpiscono le compagne per isolarle e deriderle soprattutto negli anni della preadolescenza. Tra le altre attività preferite dagli adolescenti online ci sono guardare i video (84%, in crescita), frequentare i social media (79%) – con Facebook in drastico declino mentre avanzano Instagram, TikTok e Snapchat – e l’uso dei videogiochi (72,4%). Se le ragazze frequentano con più costanza e intensità i social media (84% contro il 74% dei maschi), il gaming impegna di più i ragazzi (81% contro il 64% delle ragazze), anche se le videogiocatrici sono in crescita.
L’Atlante di Save the Children evidenzia che in Puglia le ragazze e i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social media sono il 14,6% ( terzo dato più alto in Italia, dove la media è del 13,5%). Sono soprattutto le ragazze a soffrirne e l’età più critica è quella dei 13 anni: tra le principali motivazioni dell’uso intensivo dei social media c’è quello di scappare da sentimenti negativi. Per quanto riguarda, invece, i videogiochi, in Puglia, il 25,2% degli adolescenti di 11, 13 e 15 anni ne fa un uso problematico (superiore alla media nazionale, che è 24%, seconda percentuale più alta dopo la Campania): qui sono però i ragazzi ad essere più esposti e l’età di maggiore esposizione, in questo caso, si abbassa a 11 anni.
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Testata: Buonasera
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