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Il Siderurgico

«Un gruppo ucraino interessato all'ex Ilva»

Il retroscena de "L'Espresso"

«L’unico serio interessamento (per l’ex Ilva) è stato avanzato dal magnate ucraino Rinat Akhmetov, patron di Metinvest, che controllava l’Azovstal di Mariupol, distrutta dai russi nel corso del conflitto. Akhmetov è in cerca di una sede per produrre l’acciaio utile a ricostruire l’Ucraina e avrebbe volentieri investito nell’ex Ilva, ma la difficile partita con i francesi di ArcelorMittal avrebbe spinto il governo a proporre ad Akhmetov di puntare invece su Piombino, altro fronte aperto e caldissimo per la siderurgia italiana». E' il settimanale L’Espresso, in un articolo a firma di Gloria Riva, a rivelare quello che avrebbe potuto, forse, essere il futuro dello stabilimento siderurgico di Taranto: un approdo sotto i colori gialli e blu dell’Ucraina, nazione sì devastata dalla guerra ma capace di esprimere un gruppo siderurgico, Metinvest, che resta tra i più importanti d’Europa.

Rinat Akhmetov, patron di Metinvest, magnate dell'acciaio

Lo scorso marzo era stato l’amministratore delegato Yury Ryzhenkov, in Italia per promuovere l’evento benefico l’evento “Saving lives charity event for Ukraine” a spiegare come, a seguito della distruzione dello stabilimento Azovstal di Mariupol - uno dei passaggi più drammatici del conflitto con la Russia - che alimentava le fabbriche italiane di San Giorgio di Nogaro e Oppeano, vicino Verona, le materie prime venissero inviate dagli Stati Uniti e dall’Ucraina proprio al Siderurgico di Taranto, per poi indirizzare i semilavorati nei due stabilimenti Metinvest del nord Italia.

Ad ogni buon conto, tramontata l’ipotesi ucraina, per l’Espresso il futuro dell’ex Ilva, «fortemente indebitata», è «incerto»: «per questo il governo potrebbe cedere tutta l’azienda ai al gruppo ArcelorMittal». Il settimanale ricorda che «nel petto di ArcelorMittal batte un cuore francese e la Francia, da sempre attenta alla difesa del proprio patrimonio industriale, non accetterebbe un altro sgambetto da parte del governo Meloni, che già si è messo di traverso nella cessione ai francesi di Ita Airways e di Mps, per non parlare del riassetto Tim. Lasciare l’ex Ilva nelle mani di Arcelor potrebbe, indirettamente, favorire una morbida reazione di Bruxelles alla manovra finanziaria italiana in deficit».

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