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Michele Riondino all'Orfeo

L'attore e regista tarantino interverrà alla proiezione di "Palazzina Laf"

Michele Riondino

Michele Riondino

Continua a suscitare interesse il racconto che Michele Riondino fa nel suo film d’esordio da regista, Palazzina Laf, che torna ad essere proiettato a Taranto sul grande schermo del Cinema-Teatro Orfeo (in via Pitagora) sabato 24, domenica 25 e lunedì 26 febbraio.

Due le repliche: una alle ore 18,00, l’altra alle ore 20. Alla proiezione serale del 24 febbraio interverrà l’attore tarantino.

Record d’incassi (ha incassato, complessivamente, circa 421.000 euro), com’è noto la pellicola è stata girata quasi esclusivamente a Taranto, con riprese anche a Massafra, prodotta da Palomar, Bravo e Bim Distribuzione con Rai Cinema e in coproduzione con la francese Paprika Films e il sostegno di Apulia Film Commission e Regione Puglia.

Oltre allo stesso Riondino, nel cast gli attori Elio Germano, Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, Gianni D’Addario, Michele Sinisi, Fulvio Pepe, Marina Limosani, Eva Cela e Anna Ferruzzo. Alle riprese ha preso parte anche Paolo Pierobon.

Michele Riondino ed Elio Germano

Il film

Ambientato nel 1997,  racconta la vicenda di Caterino, uomo semplice e rude è uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto. Vive in una masseria caduta in disgrazia per la troppa vicinanza al siderurgico e nella sua indolenza condivide con la sua giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città.

Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli.

Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina Laf, dove alcuni dipendenti, per punizione, sono obbligati a restarvi privati delle loro consuete mansioni. Questi lavoratori non hanno altra attività se non quella di passare il tempo ingannandolo giocando a carte, pregando o allenarsi come fossero in palestra. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni o al demansionamento. E che da quell’inferno per lui non c’è via di uscita.

 

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