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Il fatto

Porto di Molfetta, materiali irregolari e danno erariale: chiesto il risarcimento

La Corte dei conti contesta 250.000 euro a tre tecnici per i risparmi ottenuti dall’impresa con l’uso di materiali non conformi nei lavori di completamento

La sede della Corte dei Conti

La sede della Corte dei Conti

MOLFETTA - Materiali di dubbia provenienza, diversi da quelli indicati nei capitolati e, in alcuni casi, riconducibili persino a rifiuti speciali. È questo il quadro emerso nell’inchiesta sui lavori di completamento del porto commerciale di Molfetta, avviata nel 2023 dalla Procura di Trani, che ha portato a processo tecnici e imprenditori ritenuti coinvolti in una presunta truffa ai danni delle finanze pubbliche.

Sul fronte contabile, la Corte dei conti ha ora notificato un invito a dedurre a 3 ingegneri, un dirigente comunale, il direttore dei lavori e il direttore operativo. Al centro della contestazione vi è un presunto danno erariale pari a 250.000 euro, somma che l’impresa appaltatrice avrebbe risparmiato in un arco temporale di 3 mesi, tra ottobre e dicembre 2021, grazie all’utilizzo di materiali difformi rispetto a quelli previsti nel capitolato speciale d’appalto.

L’inchiesta giudiziaria era emersa nell’ottobre 2023, quando il gip di Trani Lidia Corvino aveva disposto gli arresti domiciliari per il legale rappresentante della società fornitrice del materiale lapideo e misure interdittive per altri 2 soggetti. Complessivamente, a 9 indagati sono stati contestati, a vario titolo, i reati di truffa, frode nelle pubbliche forniture e gestione illecita di rifiuti.

Secondo quanto ricostruito, anche sulla base della consulenza tecnica disposta dalla Procura, le 2 società fornitrici dei materiali lapidei, entrambe subappaltatrici della Cmc di Ravenna, avrebbero prodotto attestazioni non veritiere sulla provenienza della pietra impiegata per la realizzazione del secondo braccio del molo di sopraflutto. Formalmente il materiale risultava provenire da 2 cave del territorio, ma in realtà sarebbe stato prelevato da un cantiere edile di Bisceglie, senza che vi fosse certezza sulla reale composizione e senza le necessarie operazioni di caratterizzazione.

Secondo quanto ricostruito dalla Gazzetta del Mezzogiorno che ha anticipato la notizia, la Procura contabile ha individuato profili di responsabilità in capo ai tecnici coinvolti, dal responsabile unico del procedimento fino ai responsabili di cantiere. Al Rup viene attribuito il dovere di garantire la regolarità dell’intera procedura e di vigilare, in ogni fase dell’intervento, sui livelli di qualità, prestazione e prezzo, in coerenza con la copertura finanziaria.

Nell’invito a dedurre viene inoltre evidenziato come le opere fossero classificate come interventi di messa in sicurezza, circostanza che non avrebbe impedito, secondo l’accusa contabile, il protrarsi delle condotte illecite, interrotte solo con l’arrivo della Guardia di Finanza nel cantiere per i controlli.

I 3 ingegneri coinvolti avranno ora la possibilità di chiedere di essere ascoltati per esporre le proprie difese. Successivamente, la Procura regionale della Corte dei conti, guidata dalla procuratrice Carmela de Gennaro, valuterà se procedere con l’eventuale atto di citazione in giudizio.

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