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L'intervento

Svolta per l’ex Ilva? “Serve una legge speciale per una nuova siderurgia di Stato e una Newco entro il 2026"

L’ex direttore Italimpianti Taranto Angelo Racca sollecita un cambio di metodo per guidare la transizione industriale del siderurgico

Ex Ilva

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TARANTO – Riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione sul caso ex Ilva a firma di Angelo Racca, Ex Direttore Italimpianti Taranto. Le ragioni che lo hanno spinto a questo intervento sono chiarissime e lo spiega lui stesso: “Su questa crisi registro ad oggi un pessimismo e un catastrofismo che non ci possiamo permettere e che, nonostante l’enorme e colpevole tempo perso, non è giustificato dallo stato delle cose. Lo stato degli asset impiantistici e i livelli di competenze, managerialità e imprenditorialità disponibili ci possono consentire di risolvere la crisi da soli, senza cercare inutilmente scorciatoie da altre parti, purché si sia capaci di raggiungere una unità di intenti, a partire dalla politica. Un Paese sano deve sapere far Sistema per trasformare una crisi in opportunità se, come nel nostro caso, può disporre delle risorse necessarie. È questo il senso della proposta che, in termini operativi, è basata su una valutazione realistica dello stato di fatto”.

Ecco il testo integrale del suo intervento: 

Innanzitutto occorre rapidamente e realisticamente prendere atto che tutti i tentativi fatti dal Ministro Urso, che faceva affidamento direi quasi esclusivo sulla procedura di vendita per risolvere la crisi dell’ILVA, sono di fatto falliti. Esaminarne i motivi sarebbe un esercizio sterile e inutile.

Evidentemente non era questa la strada da percorrere per la risoluzione del problema.

A questo punto è assolutamente necessario che la politica prenda atto del fallimento del metodo e del modo di procedere fin qui seguito e non perda altro tempo, non più consentito dal degrado degli impianti e dalle risorse disponibili in generale, per adottare decisioni che diano una svolta decisiva alla vicenda.

Si impone un cambio di rotta e la politica abbia il coraggio di prendere coscienza del fatto che non può più vivere nell’illusione che arrivi un Cavaliere Bianco che si faccia carico di risolvere una questione che il Sistema Paese non è sato nemmeno in grado di analizzare. Che interesse può avere un soggetto imprenditoriale straniero a risolvere i problemi di produzione dell’acciaio in Italia in quanto strategica per il Sistema Paese Italia?

Non vedo altra soluzione se non quella di creare, attraverso una Legge Speciale per Taranto che la Città merita per crediti e diritti acquisiti sul campo, un nuovo Soggetto Imprenditoriale con la partecipazione dello Stato che coinvolga tutti i soggetti nazionali interessati per competenze tecniche e capacità di impresa. Solo un Soggetto Imprenditoriale di questo tipo può compatibilizzare l’attuale stato di fatto con le iniziative in essere e gli obbiettivi da raggiungere ed inoltre può costituire un riferimento attendibile, affidabile ed autorevole per perseguire il consenso e attuare il metodo della concertazione per la risoluzione dei problemi in accordo con gli Enti Locali.

Per essere concreti e propositivi facciamo una sintesi della situazione analizzando:  

  • La strategicità della produzione di acciaio nel Sistema Paese;
  • Lo stato di fatto e l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA);
  • Gli obbiettivi prefissati da raggiungere per la trasformazione tecnologica; 4) Le iniziative in essere sul territorio;
  • La NewCo;
  • Il metodo progettuale per la realizzazione degli interventi e delle opere.

 

Questa analisi vuole essere una sorta di operazione verità per mettere in evidenza situazioni note ma sottaciute perché impopolari.  

I problemi, nel caso specifico che stiamo trattando, si risolvono con la tecnica impiantistica attuativa del progresso tecnologico.

 

  1. La strategicità della produzione di acciaio nel Sistema Paese.

Il documento 10 – CAMPI DI INTERVENTO DEL PIANO STRATEGICO 2022-2024 elaborato da Cassa Depositi e Prestiti riporta al primo punto: “Senza una siderurgia forte e competitiva non è possibile alcun tipo di sviluppo industriale” e poi prosegue argomentando su questa affermazione.  

Inoltre non è pensabile la chiusura dello Stabilimento siderurgico di Taranto per un altro ordine di motivi. Riporto il passo più significativo del contenuto del Messaggio inviato ai lavoratori e cittadini di Taranto dal Circolo Ilva campano di Bagnoli:

“Nella nostra esperienza - e non solo - alla chiusura di importanti centri di produzione industriale, non ha corrisposto una magnifica e progressiva sorte per i territori e le popolazioni che li abitano nella transizione ecologica dell'economia. Proprio l'eredità della fabbrica, la cultura del lavoro e della solidarietà sociale, è il bene più prezioso da salvaguardare. Dopo lo smantellamento dell'ILVA di Bagnoli, ultimato all'inizio di questo secolo, sono trascorsi 25 anni e ancora si attende la rigenerazione sociale, economica e ambientale che è stata promessa.”

lo smantellamento e la Bonifica di Bagnoli che ha una superficie di 1.200.000 mq costerà 1.750ML; Per l’ILVA di Taranto che ha una superficie di 15.450.000 mq (quasi 13 volte in più) vi lascio immaginare quale sarebbe il costo dello smantellamento e della bonifica, col risultato poi di azzerare più del 60% del PIL di Taranto. In buona sostanza l’ordine di grandezza del costo dello smantellamento e della bonifica sarebbe superiore a quello degli investimenti necessari per rendere eco-compatibile lo Stabilimento.

  1. Lo stato di fatto in sintesi e l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).

Lo Stabilimento di Taranto, luogo simbolo della crisi dell’ex-Ilva, attualmente presenta uno stato degradato sia per gli impianti della siderurgia primaria che per gli impianti di laminazione dai quali escono i prodotti finiti (lamiere e coils), anzi alcuni impianti sono proprio fermi. Questo nonostante gli sforzi, pur in carenza di risorse, di Dirigenza, Maestranze, Ditte di manutenzione dell’Indotto e Ditte fornitrici. Questi impianti dovrebbero produrre almeno 6 Mt/anno in un periodo di almeno 8/10 anni di transizione verso un nuovo assetto produttivo (V. punto successivo). Allo stato attuale degli impianti questa produzione non è possibile finchè non si procede alla realizzazione di interventi di revamping e/o grande manutenzione per portare gli impianti ad un livello di efficienza produttiva e sicurezza adeguati.  

L’attenzione invece si è concentrata sulla nuova AIA promulgata dal Ministero dell’Ambiente nel luglio u.s. e qui l’opinione corrente fa un salto mortale logico, infatti sostiene che la nuova AIA “condanna” lo Stabilimento ad utilizzare il ciclo a carbone (con gli altoforni) per 12 anni, per cui si invoca una nuova AIA che contempli la cosiddetta “decarbonizzazione”. E’ vero il contrario: per quanto detto il ciclo a carbone dovrà durare almeno 6/8 anni e la nuova AIA ne garantisce la compatibilità ambientale per il tempo necessario. A questo punto il termine “garantisce” esige una spiegazione che sorprenderà i più: fonti autorevoli di tecnici affidabili e di livello che hanno vissuto e operato nello Stabilimento fino a qualche anno fa, come il compianto e autorevole Ing. Roberto Pensa recentemente scomparso al quale dedico questa mia nota, mi assicurano che “ormai da molti anni nessun parametro limite rilevato dalle numerose centraline viene superato e questo è il frutto di un attento lavoro di attuazione delle prescrizioni AIA vigenti che suggerirebbe una obiettiva ridiscussione dei problemi sia ambientali che sanitari per correggere il castello di false verità in essere”. Insomma la nuova AIA, che con le sue Prescrizioni ambientali fissa 472 obblighi suddivisi per componenti ambientali basati sulle più recenti Best Available Techniques (BAT) costituisce l’unico strumento di tipo progettuale disponibile completato da un rigoroso sistema di controllo, viene “demonizzata” invece che utilizzata e valutata correttamente e obiettivamente. 

        

  1. Gli obbiettivi prefissati da raggiungere per la trasformazione tecnologica.

La trasformazione tecnologica che prevede la sostituzione del ciclo con altoforni col ciclo con Riduzione Diretta (DRI) e Forni elettrici (EAF) è quella che hanno pianificato tutte le siderurgie mondiali ma adottando metodi, strumenti progettuali e tempi di realizzazione compatibili con lo sviluppo tecnologico dei processi da adottare.  

Ad esempio la Corporation giapponese Nippon Steel, una delle più qualificate protagoniste dell’industria siderurgica mondiale, ha scelto la tecnologia hydrogen-reday delle aziende italiane Tenova e Danieli per decarbonizzare le loro attività. La Nippon Steel ha infatti assegnato a Tenova un contratto per una Experimental Direct Reduction Plant (EDRP) che verrà realizzata presso l’R&D Center del produttore di acciaio asiatico a Hasaki. L’obbiettivo del nuovo impianto pilota sarà quello di condurre sperimentazioni relative all’utilizzo di idrogeno come agente riducente per la produzione di DRI e quindi di acciaio decarbonizzato e traguarda il 2039 (tra 14 anni) per realizzare la transizione della sua produzione di acciaio con l’impiego di questa tecnologia. Intanto continua a investire nelle miniere di carbone perché realisticamente sa che per almeno 14 anni non può fare a meno di questo materiale. Magari, come ha sempre fatto, rispetterà la sua AIA e per questo i suoi impianti col ciclo ad altoforno continueranno ad essere rigorosamente ecocompatibili senza tensioni sociali e disastri ambientali.

Saremo in grado di prendere come esempio Nippon Steel che, tra l’altro, è stata sempre e proficuamente un partner tecnologico della siderurgia italiana?

Per un processo del genere occorre elaborare un Progetto (Master Plan completato da un Business Plan) che consenta, nella ipotizzata riconversione del processo produttivo da Ciclo integrale con Altoforni a Ciclo a Forni elettrici e DRI, di definire:

  • Nuovo Layout di processo;
  • Nuovo Layout impiantistico;
  • Bilancio energetico;
  • Valutazione dei costi e tempi di investimento;
  • Timing di realizzazione;
  • Piano logistico;
  • Piano finanziario;
  • Valutazione del mercato, dei ricavi e dei risultati operativi in considerazione del livello qualitativo ottenibile con il nuovo Ciclo.

 

  1. Le iniziative in essere sul territorio.

Sarebbe opportuno anche prendere in esame altre iniziative sul territorio con le quali si possono mettere in atto azioni sinergiche e combinate con la transizione tecnologica dell’ex Ilva.

Due in particolare:

  1. Il Progetto Puglia Green Hydrogen Valley - L’hub pugliese per la produzione di idrogeno verde a Brindisi e Taranto partecipato da Edison al 50%.
  2. Il Progetto del Terminale di Rigassificazione GNL da allocare alla “testa” del Molo Polisettoriale del Porto di Taranto della società “Terminale di Rigassificazione GNL di Taranto srl “con sede a Milano.

 

Il Progetto A., che traguarda anche il futuro dell’ex Ilva, è particolarmente interessante nella fase in cui gli impianti DRI potranno utilizzare l’idrogeno. L’ideale sarebbe allocare l’impianto di Taranto all’interno delle aree rese disponibili dalla trasformazione tecnologica dello Stabilimento siderurgico per tre motivi:

− Renderebbe più conveniente la decarbonizzazione del polo siderurgico;

− Potrebbe utilizzare le acque provenienti dall’affinamento del depuratore di Contrada Gennarini dell’Acquedotto Pugliese in quanto dovrebbe già essere stata realizzata, ma mai utilizzata, la condotta (o parte de essa) di adduzione di quelle acque allo Stabilimento;

− Potrebbe utilizzare l’energia rinnovabile per alimentare gli elettrolizzatori prodotta da campi fotovoltaici allocabili sempre all’interno delle aree rese disponibili dalla trasformazione tecnologica dello Stabilimento;

− Infine la realizzazione di campi fotovoltaici comporterebbe la compattazione e manutenzione dei terreni sotto i pannelli solari tramite l’impiego di erbe tappezzanti per prevenirne l’erosione. Ciò eviterebbe l’esecuzione della bonifica di detti terreni estremamente costosa.

 

Il Progetto B. diventa interessante nel caso in cui occorresse incrementare la fornitura di gas per l’alimentazione dei DRI e per la produzione di energia elettrica ai EAF.

 

  1. La NewCo.

Per quanto detto occorre quindi rifondare una Siderurgia di Stato attraverso la costituzione di una New-Co partecipata da Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. e col coinvolgimento prevalente di soggetti imprenditoriali a capitale pubblico potenzialmente interessati perché portatori di interessi, competenze specifiche e capacità manageriali soprattutto nel campo del Project Management (ENISNAM, ENEL, LEONARDO e anche FINCANTIERI, grande utilizzatrice di acciaio) e di soggetti imprenditoriali privati nazionali con competenze specifiche nell’impiantistica siderurgica (appunto Danieli, Tenova e aggiungerei Paul Wurth Italia che dispone di Archivi Tecnici molto utili, direi indispensabili, per progettare i nuovi impianti per la riconversione).  

Se questo si riuscisse a fare con la collaborazione di tutte le forze politiche, sarebbe la dimostrazione che siamo un Paese sano che sa far Sistema per trasformare una crisi in opportunità.

  1. Il metodo progettuale per la realizzazione degli interventi e delle opere.
    1. In prospettiva immediata, quindi nell’ambito dell’AS:
      • Progettare a cura delle Società impiantistiche della New-Co, finanziare ed eseguire gli interventi prescritti dall’AIA;
      • Progettare a cura delle Società impiantistiche della New-Co, finanziare ed eseguire gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per rendere gli attuali impianti adeguati alla produzione in sicurezza per almeno 6 Mlt/anno per un transitorio di almeno 6 anni che traguarda la graduale transizione verso un ciclo produttivo basato su Riduzione Diretta (DRI) e Forni elettrici (EAF).

 

  1. In prospettiva futura ma a tempi brevi:
    • Affidare alle Società impiantistiche della New-Co l’elaborazione del Master Plan–Business Plan per la riconversione del processo produttivo da Ciclo integrale con Altoforni a Ciclo a Forni elettrici e DRI.
    • Sulla base di questo progetto fare un vero Accordo di programma.
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