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L'analisi
10 Novembre 2025 - 07:45
Un set cinematografico
Uno degli elementi che segnalano la decadenza di un paese è dato dall’arte, nel caso specifico dalla settima arte quella cinematografica.
L’Italia del XX secolo era fortemente caratterizzata da un esercito di artisti del cinema dagli attori ai registi e per finire ai produttori. Una miriade di attrici ed attori spingevano gli italiani a fare le file ai botteghini dei cinema. Rispondevano ai nomi di Totò, Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, Nino Taranto, Alberto Sordi, Vittorio De Sica, Paola Borboni, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello, Vittorio Gassman, Ernesto Calindri, Enrico Viarisio, Monica Vitti, Marcello Mastroianni, Sergio Tofano, Mariangela Melato, Renato Rascel, Walter Chiari, Carlo Campanini, Ave Ninchi, Marisa Merlini, Mario e Memmo Carotenuto, Renzo Montagnani, Nino Manfredi, Francesca Romana Coluzzi, Corinne Cléry, Gilberto Govi, Ettore Petrolini, Alighiero Noschese, Gloria Guida, Agostina Belli, Alberto Lionello, Barbara Bouchet, Aldo Maccione, Edwige Fenech, Enrico Macario, Pietro De Vico, Carlo e Aldo Giuffrè, Laura Antonelli, Gastone Moschin, Lando Buzzanca, Leopoldo Trieste, Giacomo Furia, Raffaele Pisu, Franca Valeri, Umberto Melnati, Mario Adorf, Gino Bramieri, Carlo Dapporto, Johnny Dorelli, Catherine Spaak, Bombolo, Enzo Cannavale, Gigi Reder, Sofia Loren, Virna Lisi, Gina Lollobrigida, Anna Mazzamauro, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Bud Spencer, Paolo Villaggio, Gigi Proietti, Giorgio Albertazzi, Alvaro Vitali, Gino Cervi, Paolo Stoppa, Enrico Maria Salerno, Adolfo Celi ecc. ecc. queste signore e questi signori sono stati coloro che facevano incassare fiumi di denaro attraverso la loro arte riconosciuta dal pubblico prima che dai critici, di solito con la puzza sotto al naso.
A costoro si erano affiancati un gruppo di produttori cinematografici, soggetti capaci di intuire la forza di un copione scegliere il regista e, insieme a lui, l’intero cast. Costoro si chiamavano Gustavo Lombardo (fondatore della Titanus), il figlio Goffredo Lombardo, Dino De Laurentiis (fondatore di Lux, della Ponti-De Laurentiis, Dinocittà e negli Stati Uniti la De Laurentiis Entertainment Group), Carlo Ponti, Giuseppe Amato, Angelo Rizzoli (Cineriz), Franco Cristaldi (Vides, Cristaldifilm), Alberto Grimaldi, Alfredo Bini, Fulvio Federica e Paola Lucisano (Italian International Film e Media Group), Aurelio De Laurentiis (FilmAuro) ecc. ecc.
Oggi possiamo contrappore molto poco rispetto al lungo elenco di prima Aldo Giovanni e Giacomo, Alessandro Gassmann, Pierfrancesco Favino, Teo Tecoli, Marco Giallini, il primo Massimo Troisi come il primo Carlo Verdone e poco altro.
Seguono distanziati: Paola Cortellesi, Geppi Cucciari, Pio e Amedeo, Sabina Corrado e Caterina Guzzanti, Marco Milano, Enrique Balbontin, Andrea Ceccon, Fabrizio Casalino, Omar Fantini, Andrea Perroni, Paolo Caiazzo, Micaela Ramazzotti in cerca di finanziamenti dello Stato: Elio Germano, Geppi Cucciari, Luca Zingaretti, Anna Foglietta
Lanciati e cresciuti da Berlusconi: Antonio Albanese oltre a Zanzibar che lanciò gli allora sconosciuti Silvio Orlando, Angela Finocchiaro, Claudio Bisio, Cesare Bocci e Antonio Catania.
Senza dimenticare Luciana Littizzetto, Giobbe Covatta, Ficarra e Picone, Teresa Mannino che non esprimono molto al di là dei soliti cliché sul sesso e su un moralismo d’accatto.
Poi ci sono alcuni casi di scuola: Checco Zalone che riuscì, inspiegabilmente, ad incassare col film “Tolo Tolo” ben 46 milioni di euro, accompagnato in Tv da Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu che in 1.628 episodi fra Italia 1 e Rai 2 hanno parlato davanti ad una macchina del caffè (sic!). Un pensiero speciale va dedicato ad Enrico Brignano, definito dal professor Aldo Grasso sinteticamente come “l’affettuoso mormorio del nulla”.
Un filo rosso unisce molti di questo secondo raggruppamento di attrici/ori quello di definirsi “militanti”. Come ci ricorda la Treccani militante deriva da “milizia” dove il militante, in senso letterale, è colui che fa parte di una milizia ovvero un combattente informale non inserito nell'esercito regolare di alcuno Stato. I militanti godono di una maggiore libertà d’azione, svolgendo per lo più attività di guerriglia. In Italia non ci sono di questi scenari, per fortuna. Quindi resta l’interrogativo “ma cosa combattono?”
Nel frattempo, però, dai soldi dei contribuenti italiani sono stati riversati in questo scarno ma agguerrito e combattente gruppo di “artisti” ben 7 miliardi e 260 milioni negli ultimi anni con un misero rientro.
Per chi volesse farsi una vaga idea sulle norme che regolano le modalità di elargizione di cotanto denaro vada su https://damcinema.it/blog-cinema/contributi-del-governo-per-il-cinema-facciamo-chiarezza/ e scoprirà che ci vuole una competenza mostruosa per ottenere quel denaro dei contribuenti la qual cosa significa che ci sono professionisti ben attrezzati a ciò preposti in accordo, molto verosimilmente, con la sedicente classe politica che, al di là del colore, svezza alla sua mammella fiscale costoro.
Infatti elencando solo i titoli di queste norme c’è da farsi male: Le tipologie di contributi disponibili; Le modalità di accesso ai fondi pubblici; Le novità del Tax Credit introdotte per il 2025; Il ruolo delle Film Commission e dei fondi regionali; Le prospettive per i piccoli produttori, gli sceneggiatori e i lavoratori del settore Film Commission e Regioni, Co-produzioni e fondi europei, Contributi Selettivi per sceneggiature, Sviluppo e preproduzione, Produzione di opere prime o seconde, Coproduzioni internazionali minoritarie, Distribuzione e promozione di opere italiane all’estero, Contributi Automatici e Tax Credit oltre a sgravi fiscali per l’intera filiera , dalla distribuzione all’esercizio cinematografico.
Una giungla dove sanno muoversi a proprio agio e, nel frattempo, “IO PAGO!”
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