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Caos sulla retta Alzheimer, Uneba Puglia lancia l’allarme: “Così rischia di saltare il sistema sociosanitario regionale”

L’associazione delle strutture per anziani chiede alla Regione un intervento urgente dopo la sentenza della Corte Cassazione che ribalta il principio che il costo è totalmente a carico del SSN. Pugliese: “Senza chiarezza normativa molte RSA non reggeranno”

Nelle Rsa pugliesi sono ora obbligatorie le telecamere

Una Rsa pugliese - archivio

BARI - L’incertezza normativa sulla retta per i malati di Alzheimer rischia di aprire una crisi profonda nel settore sociosanitario pugliese. A denunciarlo è Uneba Puglia, una delle associazioni più rappresentative delle strutture per anziani, le RSA e i centri diurni, che chiede alla Regione un intervento immediato per chiarire la ripartizione dei costi tra Stato, sistema sanitario e utenti.

«La mancanza di chiarezza sulle norme nazionali può mandare in tilt l’intero sistema di assistenza alla non autosufficienza – avverte il presidente regionale Pierangelo Pugliese –. Chiediamo che la Regione si attivi presso gli organi competenti, anche in sede di Conferenza Stato-Regioni, per sostenere le proposte di emendamento che riaffermino l'equa ripartizione della retta, con il 50% a carico del SSR e il 50% a carico dell'ospite.

Il principio, fissato nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), è stato messo in discussione da recenti sentenze della Corte di Cassazione, che di fatto trasferiscono l’intero costo della retta a carico dello Stato. La decisione ha già prodotto ricorsi e richieste di rimborso anche in Puglia, con alcuni ospiti che chiedono la restituzione delle somme o smettono di pagare, costringendo le strutture a sostenere spese insostenibili in attesa di rivalersi sul sistema sanitario regionale.

Uneba Puglia chiede che la Regione apra subito un tavolo di confronto per definire misure di salvaguardia. Tra le proposte: l’intervento diretto delle ASL nei giudizi legali avviati contro le strutture e la creazione di un fondo di garanzia destinato a coprire gli enti eventualmente condannati a risarcire le famiglie. L’associazione sollecita inoltre di rafforzare gli strumenti di tutela delle strutture, come le dimissioni per morosità, nei casi in cui gli utenti si rifiutino di versare la quota di competenza.

«Alcune strutture pugliesi hanno già cause in corso davanti alla magistratura – spiega Pugliese –. Il vuoto normativo sta generando una situazione di forte preoccupazione. Nel Nord Italia diverse RSA hanno iniziato a rifiutare nuovi ricoveri, e questo rischio non può estendersi anche al Sud».

Il Presidente regionale Uneba evidenzia con estrema preoccupazione le conseguenze paradossali della situazione: «La giurisprudenza sostiene che il costo del servizio sia interamente a carico dello Stato, ma poi le cause vengono incardinate contro le strutture private anziché contro Regioni o Ministeri. In molti casi siamo costretti ad anticipare le somme necessarie, ma le RSA non possono fare da banca per conto dello Stato».

Il tema è stato al centro di un incontro svoltosi ieri tra le associazioni di categoria e la Regione Puglia, rappresentata dal direttore del Dipartimento Salute, Vito Montanaro, e dalla dottoressa Elena Memeo. Durante il confronto, Uneba ha chiesto anche un intervento della Regione sulla revisione dei requisiti organizzativi delle strutture, in particolare per quanto riguarda il numero di infermieri. La Conferenza delle Regioni è attesa a deliberare il 26 novembre i nuovi parametri, che saranno poi sottoposti al ministro Orazio Schillaci per l’emanazione di un decreto specifico.

«Abbiamo apprezzato l’attenzione mostrata dal dottor Montanaro – commenta Pugliese –. Ci auguriamo che il nuovo governo regionale inserisca tra le priorità la situazione delle RSA e dei centri diurni, che rappresentano un pilastro fondamentale per la tenuta dei livelli essenziali di assistenza e dell’occupazione nel settore».

Sul fronte nazionale, Uneba è impegnata in un dialogo diretto con il Ministero della Salute. «Abbiamo incontrato il ministro Schillaci lo scorso 3 novembre – ricorda Pugliese – attraverso il professor Cristiano Gori dell’Università di Trento, in rappresentanza del Patto per la Non Autosufficienza, che riunisce 60 sigle associative e sindacali. Attendiamo nelle prossime ore l’esito del vertice».

L’allarme lanciato da Uneba è chiaro: senza un intervento rapido del Governo e delle Regioni, il rischio è il collasso del sistema di cura per gli anziani non autosufficienti, con ripercussioni immediate sui servizi, sui lavoratori e sulle famiglie pugliesi.

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