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Taranto
04 Novembre 2025 - 09:41
Carmelo Sasso, Segretario Generale Uil Trasporti Taranto
TARANTO - Cresce la preoccupazione nel mondo del lavoro portuale per la situazione di stallo del molo polisettoriale di Taranto, dove da anni si attende una reale ripartenza delle attività. La UIL Trasporti di Taranto lancia un nuovo allarme: 15 milioni di euro stanziati dalla Regione Puglia per la riqualificazione dei lavoratori ex TCT restano fermi, senza che sia stato avviato alcun percorso formativo concreto.
Il segretario territoriale Carmelo Sasso sottolinea l’urgenza di convocare il tavolo per la portualità, già concordato ad agosto in Autorità Portuale ma mai riunito. “Non possiamo iniziare la formazione senza sapere quale sarà il futuro del porto e del molo polisettoriale – afferma –. Serve che la politica locale e nazionale sostenga con decisione l’Autorità di Sistema Portuale e chieda risposte chiare ai Ministeri competenti. Solo così potremo fornire ai lavoratori competenze utili e reali opportunità di impiego”.
Uno dei nodi principali riguarda la mancata applicazione del decreto del MASE sull’eolico offshore, che, in assenza di linee operative, blocca l’attivazione dei corsi di aggiornamento. “I fondi ci sono, ma non è stato ancora chiarito quali competenze serviranno, chi gestirà i progetti e quali saranno i benefici occupazionali – spiega Sasso –. Senza una visione definita, rischiamo di sprecare tempo prezioso e lasciare i lavoratori in una condizione di incertezza permanente”.
A complicare ulteriormente il quadro, secondo il sindacato, è anche la mancanza di piani occupazionali da parte di Vestas, che da oltre due mesi opera nell’area portuale senza fornire indicazioni sulle prospettive di impiego. Restano inoltre poco trasparenti le intese tra Ministero e Autorità Portuale, così come i rapporti tra i diversi progetti in campo – dall’eolico al terminal container, fino al rigassificatore onshore – che attendono una regia politica capace di coordinarli.
“Non si può parlare di rilancio portuale se prima non si chiarisce il destino dell’ex Ilva”, aggiunge Sasso. “Le decisioni sul futuro della fabbrica condizioneranno anche gli spazi e la funzionalità dello scalo. Da anni assistiamo a un susseguirsi di proposte e annunci, spesso rimasti sulla carta, come accaduto per il progetto Renexia”.
Intanto, da otto anni, l’Agenzia del Lavoro Portuale continua a contare 350 lavoratori ex TCT in attesa di ricollocazione. “Abbiamo aggiornato i cataloghi della formazione regionale, ma senza indicazioni industriali e politiche precise non possiamo procedere. I bandi, da soli, non bastano”, denuncia Sasso, chiedendo la convocazione urgente di un tavolo tecnico che coinvolga tutte le istituzioni competenti.
Il porto di Taranto è inoltre privo da oltre due anni di un fornitore di manodopera temporanea autorizzato ai sensi della legge 84/94, e il Ministero delle Infrastrutture non ha ancora fornito una soluzione definitiva. “Avevamo riposto fiducia nella nomina del Commissario ministeriale – sottolinea Sasso – per sbloccare la situazione e ricollocare almeno una parte dei lavoratori già formati, ma anche su questo fronte nulla si muove”.
La UIL Trasporti annuncia che, se le risposte continueranno a tardare, non esclude iniziative di mobilitazione a difesa dei lavoratori e dello sviluppo portuale. “Finora abbiamo collaborato con istituzioni e Autorità di Sistema Portuale, ma la pazienza non può essere infinita – avverte Sasso –. Servono decisioni concrete, subito, o saremo costretti a reagire”.
Il sindacato conclude ribadendo il proprio appello alla responsabilità delle istituzioni: “La crescita di Taranto passa dal lavoro e dalle scelte coraggiose. Non possiamo più permetterci ritardi o indecisioni”.
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