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Bari
07 Ottobre 2025 - 06:16
Roberto Bellotti
BARI - È scoppiata una bufera all’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” dopo la denuncia dell’associazione studentesca Udu, che ha segnalato presunte dichiarazioni discriminatorie pronunciate da una docente del semestre filtro di Medicina. Secondo quanto riferito dagli studenti, al termine di una lezione la docente avrebbe sostenuto che solo chi proviene dal liceo classico o scientifico dovrebbe studiare Medicina e che un giovane di 25 anni “farebbe meglio a consegnare pizze piuttosto che frequentare il semestre filtro”.
Parole che hanno immediatamente suscitato indignazione e reazioni nel mondo accademico e politico. Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha commentato duramente l’accaduto definendo quelle frasi “in netto contrasto con la missione stessa dell’Università, fondata sul rispetto, sull’inclusione e sul valore del merito”.
Bernini ha sottolineato come simili affermazioni siano “ancor più inaccettabili se riferite al semestre aperto di Medicina, un progetto ideato per superare le barriere dei test di ingresso e ridurre la dipendenza dai corsi privati di preparazione”. L’iniziativa, ha ricordato il Ministro, mira a garantire pari opportunità di accesso agli studi medici, indipendentemente dalle condizioni economiche di partenza, “valorizzando il talento e le aspirazioni di migliaia di giovani”.
Il Ministro ha poi espresso l’auspicio che “l’Ateneo e la docente chiariscano al più presto l’accaduto, perché nessuno studente deve sentirsi escluso o umiliato nel proprio diritto di studiare”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il rettore dell’Università di Bari, Roberto Bellotti, che ha diffuso una nota ufficiale per precisare la posizione dell’Ateneo. “Appena venuta a conoscenza della situazione – ha spiegato Bellotti – la docente mi ha contattato per fornire la sua versione dei fatti. Ho incontrato anche una delegazione dell’Udu per comprendere meglio la dinamica dell’episodio”.
Il rettore ha chiarito che “le parole attribuite all’insegnante non rappresentano in alcun modo né il pensiero della docente né quello dell’Università di Bari”. Ha ribadito l’impegno dell’Ateneo “a vigilare affinché in ogni contesto venga usato un linguaggio ampio, inclusivo e rispettoso, che metta sempre al centro la persona e valorizzi le diverse esperienze di ciascuno”.
Secondo quanto riferito dal rettore, la docente avrebbe spiegato che l’episodio “è nato nel corso di una chiacchierata informale con alcuni studenti” e che il senso delle parole “era quello di spronarli a impegnarsi al massimo per affrontare le difficoltà del percorso universitario, non certo quello di scoraggiare o discriminare”.
Bellotti ha concluso ricordando che l’impegno dell’Ateneo resta quello di mantenere l’Università di Bari un luogo di dialogo, ascolto e rispetto, dove le differenze siano considerate un valore e non un ostacolo.
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