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L'ex Ilva
18 Settembre 2025 - 18:32
Ex Ilva, scontro sulla cassa integrazione. Incontro con i sindacati a Roma
Oggi si è svolto presso il Ministero del Lavoro un incontro tra azienda, rappresentanti del Ministero e le Organizzazioni sindacali, sul tema del rinnovo della Cassa Integrazione Straordinaria (Cigs) per ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia in Amministrazione Straordinaria.
Vertice a Roma tra Governo e sindacati sul caso ex Ilva - dichiarazione Valerio D'Alò - Fim Cisl
Nonostante sia in corso anche un tavolo di confronto a Palazzo Chigi, il Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale ha deciso di avviare un’ulteriore consultazione sindacale, a seguito della richiesta di Cigs avanzata dall’azienda. Questa richiesta coinvolge complessivamente 4.450 lavoratori, ovvero 500 in più rispetto alla precedente istanza.
Attualmente, l’autorizzazione alla Cigs vigente scade nel febbraio 2026. Nel corso del prossimo anno, quindi, il numero di lavoratori coinvolti passerà dagli attuali 3.062 a 4.450. La motivazione principale di questo incremento risiede in alcuni squilibri finanziari, causati da livelli di produzione di ghisa non soddisfacenti e da un mercato in calo, che gravano pesantemente sulle casse aziendali. È stato evidenziato inoltre come i ritardi accumulati finora abbiano influito negativamente sulla situazione, mettendo a rischio la sostenibilità delle casse fino alla conclusione del processo di vendita.
«L’incontro – dichiara il segretario nazionale della Fim Cisl, Valerio D’Alò – è stato caratterizzato da decisioni altalenanti, prima fissate, poi rinviate per due volte e infine anticipate alla data odierna. Per noi, questa situazione è sinonimo di mancanza di chiarezza sugli obiettivi della Cigs e, poiché le condizioni di contesto non sono cambiate, non permette di arrivare a un accordo.»
«Paradossalmente – aggiunge D’Alò – restiamo fiduciosi di poter raggiungere le stesse mediazioni già ottenute con l’accordo precedente con l’azienda. Tuttavia, ciò che questa volta manca è una visione chiara per il futuro. La richiesta fatta a Palazzo Chigi dai Segretari Generali di Fim, Fiom e Uilm mirava proprio a chiarire quale direzione intendessimo prendere, quale piano fosse in campo e, sulla base di ciò, costruire un accordo di Cassa Integrazione.»
Vertice a Roma tra Governo e sindacati sul caso ex Ilva - dichiarazione Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil
L’aumento del numero di lavoratori richiesto dall’azienda «non ci spaventa in sé, ma deve essere motivato da ragioni solide e inserito in un piano di rilancio che progressivamente riduca il ricorso alla Cigs. Assistiamo invece a un silenzio assordante da parte delle istituzioni locali e della politica nazionale, che crediamo abbiano oggi il dovere di accelerare i tempi e decidere con coraggio sul futuro della ex Ilva. La decarbonizzazione del gruppo siderurgico non può essere sottovalutata: essa rappresenterà il metro di misura della capacità del nostro Paese di gestire la transizione in tutti i settori. Al di là di ogni posizione di parte, questa è la strada da seguire per il nostro futuro.»
«Contestualmente – conclude D’Alò – leggiamo positivamente l’impegno della Regione Puglia nell’attuare ulteriori politiche di sostegno al reddito per i lavoratori in Cigs, attraverso corsi di formazione.»
"L’incontro di oggi al Ministero del Lavoro sull’ex Ilva è stato duro e dai toni drammatici. Come organizzazioni sindacali abbiamo affermato la nostra contrarietà all’aumento dei numeri della cassa integrazione straordinaria, che con la nuova istanza coinvolgerebbe 4.450 dipendenti.
Sta accadendo quanto avevamo previsto, senza gli investimenti e un reale piano di marcia continua ad aumentare la richiesta di cassa integrazione. I lavoratori non possono pagare il prezzo di questa situazione, perché in questi anni hanno salvato gli impianti.
Nel corso dell’incontro di oggi, abbiamo chiesto chiarimenti all’azienda rispetto allo stato degli altiforni, del dissequestro di Afo 1 e degli interventi di manutenzione, e al Governo rispetto alle scelte che intenda intraprendere che riguardano il futuro dell’ex Ilva. Per garantire la fase di transizione non si possono stanziare risorse spot ma servono investimenti strutturali.
La situazione degli impianti è di una gravità inaudita, registriamo una fermata quasi assoluta degli impianti ed una difficoltà a continuare le operazioni di manutenzione ordinarie e straordinarie.
Al momento, da quanto apprendiamo dagli organi di stampa, non sembra ci siano soggetti industriali interessati al rilancio della siderurgia e alla decarbonizzazione dell'ex Ilva. E’ per questo che è assolutamente necessario dare seguito alla convocazione del tavolo permanente a Palazzo Chigi, in cui il Governo dovrà affrontare anche il tema della partecipazione in equity": lo dichiara in una nota Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil.
“L’incremento del 50% dei numeri dei lavoratori da mettere in cassa integrazione, che secondo la nuova procedura passerebbero da 3062 a 4450, è il risultato dell’indecisionismo e delle mancate scelte del governo e delle istituzioni locali sull’individuare una soluzione alla crisi del più grande gruppo siderurgico italiano e del suo indotto.
Nel corso dell’incontro abbiamo contestato i numerosi rinvii della convocazione da parte del ministero del Lavoro, non richiesti dalle organizzazioni sindacali, che ci hanno portato in prossimità della scadenza tecnica, al 24 settembre, della procedura della Cigs. Ma abbiamo apprezzato la disponibilità del ministero nel concedere alle parti ulteriore tempo per verificare, anche in un incontro successivo a quella scadenza, la possibilità di poter raggiungere un accordo sulla Cigs”. Lo dichiara Guglielmo Gambardella, Segretario nazionale Uilm.
“La riapertura della gara di vendita, l’assenza di previsione di una possibile cessione ad un nuovo investitore, la mancata sottoscrizione, da parte delle istituzioni locali, dell’Accordo di programma di Taranto e l’assenza, nello stesso, di una clausola che prevedesse una reale salvaguardia di tutta l’occupazione, la possibile impugnazione dell’AIA, hanno generato un contesto di grave incertezza” sottolinea Gambardella.
“È inconcepibile che ad oggi, i 20.000 lavoratori, diretti ed indiretti, interessati dalla vertenza, a distanza di 18 mesi di amministrazione straordinaria e di 13 anni dall’esplosione della crisi, non conoscano i loro destino ma, soprattutto, vedono aggravarsi le loro condizioni economiche con la persistenza e l’estensione della Cigs” aggiunge.
“A tutto questo, sempre a nostro avviso, si aggiunge l’inadeguata dotazione finanziaria ed i ritardi ed il frazionamento dei diversi prestiti forniti all’amministrazione straordinaria per l’esecuzione del Programma di gestione dei commissari per l’aumento del valore dell’azienda ed il ripristino dell’operatività dopo la disastrosa gestione ArcelorMittal” prosegue.
“Siamo costretti a richiamare al senso di responsabilità il governo e tutte le forza politiche , sensibilizzate ed investite della questione nei recenti incontri affinché si fermi questo stillicidio sociale” continua.
“Adesso basta. Serve chiarezza su dove si vuole andare a parare – esorta – Ci attendiamo quanto prima che questa chiarezza venga fatta nell’atteso, già richiesto, prossimo incontro a Palazzo Chigi”.
“Abbiamo quindi chiesto ai rappresentanti del Ministero del Lavoro di sollecitare la convocazione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – conclude – oggi non c’erano le condizioni di avviare la discussione per esplorare la possibilità di addivenire ad un accordo”.
Il sindacato USB ha sottolineato in una nota "che vengono meno le condizioni minime che avevano sorretto l'accordo precedente. Il percorso con un potenziale acquirente si è interrotto, il piano di ripartenza indicato dai commissari non trova più continuità e sulla vendita non esistono informazioni ufficiali, ma solo indiscrezioni di stampa. Ci troviamo dunque in una condizione di totale assenza di certezze e non è accettabile gestire la crisi dell'acciaieria più grande d'Europa senza un piano industriale trasparente e senza un percorso credibile di rilancio, per la decarbonizzazione e ovviamente per la salvaguardia di tutta la platea dei lavoratori, dai diretti agli appalti fino all'Ilva in AS.
Per queste ragioni USB ha ribadito che l'unica strada percorribile è un intervento pubblico immediato e diretto. Lo Stato deve assumersi la responsabilità di governare questa fase, garantendo occupazione, salario e futuro produttivo. Il tempo che passa non è soltanto un nemico per l'azienda, ma soprattutto per i lavoratori, le loro famiglie e l'intero settore siderurgico nazionale. Ogni giorno che si perde senza decisioni concrete aumenta il disvalore dell'azienda e la sfiducia delle comunità". A firmare la nota sono Sasha Colautti e Francesco Rizzo dell'Esecutivo Confederale Usb.
L’incontro è stato aggiornato della scadenza tecnica per la sigla della procedura, ovvero il prossimo 24 settembre, poiché al momento non si sono create le condizioni per condividere un accordo.
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