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Il caso

I sacerdoti di Molfetta non ci stanno: "Non ci si puà assuefare alla violenza"

Dura lettera dei sacerdoti dopo gli episodi in mare e l’aggressione a un giovane musicista: “Non arrendersi alla malavita, serve una reazione corale della città”

le bande danno il via al Natale tarantino

Bande musicali - archivio

MOLFETTA - Il clero di Molfetta ha affidato a una nota pubblica il proprio sdegno per gli episodi di violenza che hanno segnato i giorni della festa patronale. I sacerdoti parlano di “profondo dolore” per quanto accaduto, denunciando in particolare la rissa tra due uomini esplosa sulla barca che trasportava l’effigie della Madonna dei Martiri e l’aggressione con una gomitata a un giovane musicista della banda durante l’esecuzione.

“Diffondere immagini che rasentano uno stile mafioso – scrivono – è già di per sé pericoloso, perché altamente diseducativo e capace di spingere i ragazzi a emulare comportamenti violenti”.

Il messaggio del clero è netto: le feste religiose non possono diventare terreno di scontro o contesto per traffici illeciti. “Da anni – sottolineano – assistiamo a episodi di delinquenza che accompagnano le celebrazioni, senza che vi sia una vera condanna. Non si può pensare di onorare la Madonna o i santi mentre si insulta, si picchia o si spaccia droga sotto gli occhi di tutti. Questi atteggiamenti sono intollerabili e rivelano un malessere sociale profondo”.

I sacerdoti mettono in guardia da una deriva che rischia di essere accettata con indifferenza: “La reazione più dura sembra ormai ridursi a una innocua stretta di spalle, segno evidente di resa”. E denunciano con forza il fatto che proprio le manifestazioni religiose vengano sfruttate per “regolare conti in sospeso” o per dare spazio a comportamenti criminali.

Nella lettera si richiama l’esempio di altre realtà ecclesiali dove la collaborazione tra clero, istituzioni e forze dell’ordine ha garantito maggiore serenità nello svolgimento delle feste patronali. Da qui l’appello: “Non siamo così ingenui da pensare che la nostra denuncia basti a fermare il fenomeno, ma vogliamo lanciare un invito accorato alla parte sana e buona della città, che crediamo ancora più ampia di quella malata, a non arrendersi dinanzi a questi fatti di malavita”.

Il documento si chiude con un monito: “Occorre reagire, evitando di assumere atteggiamenti di assuefazione o di rassegnata ineluttabilità. Serve un impegno educativo e sociale che dia un segnale chiaro di contrasto a ogni forma di violenza e illegalità”.

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