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La grande Storia

L'accordo non c'è, ma Putin ne esce sdoganato

Il vertice di Anchorage, in Alaska

Putin e Trump

Putin e Trump

Trump e Putin ostentano amicizia, ma se ne vanno senza un accordo. Il presidente Trump ha accolto calorosamente il presidente Vladimir Putin, ha steso per lui un tappeto rosso e ha applaudito chi è soggetto a sanzioni statunitensi e a un mandato di arresto internazionale per crimini di guerra, ponendo di fatto fine al suo isolamento diplomatico per l'invasione dell'Ucraina. Almeno per ora, Putin non ha accettato di fermare la guerra.

Sebbene Trump sperasse di siglare un accordo per un cessate il fuoco immediato, ha riconosciuto che i due leader non sono riusciti a raggiungere l'obiettivo. Trump non ha biasimato Putin per aver iniziato la brutale guerra e se n'è andato senza menzionare le sanzioni che solo poche ore prima aveva minacciato di imporre in caso di mancato accordo. Il presidente russo ha persino invitato Trump a Mosca e il Presidente degli states ha lasciato intendere che potrebbe accettare.

Il vertice di Anchorage segna un passo importante sulla via della normalizzazione dei rapporti fra Stati Uniti e Russia, il ritorno al dialogo fra la Casa Bianca e il Cremlino dopo gli anni del muro contro muro, iniziato all’epoca dell’invasione della Crimea. Per Putin è un indubbio successo. Il vertice legittima Mosca come interlocutore e riflette la logica "muscolare" che sta alla base sia della politica putiniana che delle scelte dell’amministrazione statunitense e segna la messa ai margini di tutti gli altri attori, Europa compresa sia come Unione, sia come singoli Stati. Una posizione condivisa fra Cremlino e Casa Bianca. Più che una consonanza di obiettivi, ciò che sembra tenere oggi insieme Mosca e Washington è una visione condivisa del mondo, in cui la potenza fa premio sulle norme, la logica e la prassi del multilateralismo sono sostituite dal dialogo diretto e non mediato fra un numero ridotto di grandi potenze.

La scenografia riservata a Putin di fatto legittima essenzialmente l'invasione, i crimini di guerra, fa capire ad altri autocrati in tutto il mondo che possono farla franca uccidendo civili e ottenere comunque accoglienza dal Presidente degli Stati Uniti.

Per il resto, sul vertice in Alasha, resta una nube di incertezza. Trump ha fatto riferimento indiretto a un "accordo" su alcuni punti non divulgati, ma non su altri, mentre Putin ha affermato in modo ancora più elittico di aver raggiunto un'"intesa.

Trump ha detto che avrebbe proseguito chiamando i colleghi leader della NATO e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Aveva promesso di porre fine alla guerra in Ucraina entro 24 ore. Il resto del mondo è rimasto a guardare per vedere se Trump fosse stato capace di trovare una intesa con Putin, se gli interessi dell'Ucraina sarebbero stati rappresentati o sacrificati. Ma ciò che ha certamente fatto notizia è l'adulazione dell'ex agente del KGB. In un'intervista successiva con Sean Hannity di Fox News, Trump si è dichiarato "molto felice" di sentire Putin affermare che l'invasione non sarebbe avvenuta sotto la sua supervisione.

Trump aveva dichiarato che si sarebbe trattato di una sessione di ascolto per determinare se la pace fosse possibile e che, se avesse deciso di sì, avrebbe invitato Zelensky a incontrarsi direttamente con Putin. Anche questo risulta non pervenuto. Ha tuttavia, non è una novità, spostato l'onere di porre fine alla guerra dal leader russo che l'ha iniziata, affermando che Putin "vuole risolvere il problema" e che "ora tocca davvero al Presidente Zelensky farlo".

Trump ha scoperto ciò di cui altri avevano a lungo cercato di convincerlo: Putin non era desideroso di fare la pace, almeno non a condizioni accettabili per l'Ucraina.

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