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Taranto

Ilva "armata": i fondi della Difesa per salvare Acciaierie d'Italia, l'ipotesi in campo

Cosa c'è dietro l'idea lanciata da Federacciai e perché è sul tavolo della crisi. Il ruolo dell'Unione Europea

Acciaio e armi

Acciaio e armi

Non è una boutade, quella del presidente di Federacciai - gli acciaieri di Confindustria - Antonio Gozzi sull'ex Ilva "da trattare come un asset militare".

Quella che Gozzi ha calato sul tavolo in occasione del convegno tenutosi a Udine, Siderurgia 2050, è una carta finora rimasta coperta nella complicatissima partita a poker sul futuro dello stabilimento siderurgico di Taranto.

"La proposta di Federacciai - trattare l'acciaio come asset militare e inserire lo stabilimento pugliese nei maxi-piani di spesa per difesa e sicurezza - non trova porte chiuse nel governo" scrive Federica Olivo su Huffington PostE se, come nota Loretta Napoleoni sul Fatto Quotidiano, "Il riarmo europeo rilancerà l’economia e l’industria: non si poteva fare lo stesso sforzo per salvare il pianeta?", Il Giornale con Sofia Fraschini è esplicito: "Gozzi chiede i fondi della Difesa".

Scrive proprio Il Giornale: "Per Gozzi, la questione dell'Ilva riguarda la sicurezza strategica nazionale: 'Non possiamo aumentare le spese per la Difesa e allo stesso tempo acquistare le lamiere per Fincantieri chissà dove. Uno stabilimento come Taranto va trattato come un asset militare'. Insomma, la suggestione potrebbe essere la soluzione: salvare l'Ilva impiegando i soldi destinati alla Difesa". In questo senso, si starebbe valutando l'impatto del programma dell'UE, ReArm Europe, e l'annunciato aumento delle spese militari in ambito Nato in una possibilità di questo genere. Solo ipotesi, comunque. Per ora. 

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