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Taranto
05 Agosto 2025 - 15:30
Antonio Decaro
TARANTO - Una nuova offensiva politica si accende sul futuro dell’ex Ilva di Taranto. L’eurodeputato Antonio Decaro ha sottoscritto, insieme ai colleghi Palmisano, Tridico, Tamburano, Morace, Marino e Corrado, un’interrogazione parlamentare alla Commissione europea per chiedere chiarimenti sulla compatibilità della recente Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata dal Ministero dell’Ambiente con gli obiettivi comunitari in materia di decarbonizzazione e tutela della salute pubblica.
Il provvedimento ministeriale autorizza lo stabilimento siderurgico a proseguire la produzione a carbone per altri 12 anni e prevede la riconversione dell’altoforno AFO2 in un impianto destinato al co-incenerimento di plastiche, per una capacità annua superiore a 50.000 tonnellate. Una scelta che, secondo i promotori dell’iniziativa, si pone in aperto contrasto con il Green Deal europeo, con il piano RePowerEU e con le direttive UE relative alla qualità dell’aria e alla transizione energetica.
Nell’interrogazione si chiede alla Commissione se l’AIA concessa sia compatibile con i vincoli ambientali imposti dall’Unione e quali misure abbia adottato lo Stato italiano per allinearsi al diritto comunitario, considerata anche la procedura di infrazione già avviata contro l’Italia per il mancato rispetto dei limiti di emissione e per le gravi ripercussioni sanitarie e ambientali generate dalle attività dello stabilimento tarantino.
Decaro, commentando l’iniziativa, ha parlato di un paradosso normativo. “Abbiamo sottoscritto questa interrogazione con diversi colleghi della commissione ENVI per chiedere chiarimenti su un’autorizzazione che, in maniera quasi assurda, consente la prosecuzione della produzione a carbone”, ha affermato l’eurodeputato. Una scelta che, a suo avviso, va in controtendenza rispetto alle politiche europee per la salute e l’ambiente, ma anche agli investimenti in corso nel settore siderurgico per abbandonare il carbone a favore di tecnologie pulite.
Secondo Decaro, la strategia autorizzata dal Ministero non solo è dannosa per la salute e insostenibile dal punto di vista ambientale, ma rischia presto di rivelarsi anche antieconomica. “Gli impianti a carbone non hanno futuro – ha sottolineato – e l’Europa sta già virando verso produzioni a basse emissioni. Ci chiediamo: è davvero questa la prospettiva che si vuole offrire ai tarantini e ai pugliesi?”
L’interrogazione ora è nelle mani della Commissione europea, chiamata a esprimersi sulla conformità della linea adottata dal governo italiano con le regole e gli impegni comunitari. La risposta di Bruxelles potrebbe pesare non solo sul futuro ambientale e industriale di Taranto, ma anche sull’intero processo di transizione ecologica dell’acciaio in Italia.
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