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Il caso
27 Luglio 2025 - 07:27
Ex Ilva
L'articolo pubblicato nei giorni scorsi da Buonasera24.it a firma del prof. Raffaele Bagnardi sul parallelismo tra i casi di Taranto e Cornigliano sul destino dell'ex Ilva ha suscitato una replica da parte del Comitato No Forno Elettrico Genova.
Un dibattito estremamente interessante. Ecco la replica del Comitato:
GENOVA - Gentile Prof. Bagnardi,
la Sua analisi del 23 luglio offre una prospettiva interessante sul rapporto tra Cornigliano e la presenza industriale, ma chi vive nel ponente genovese ha una percezione più inquieta e quotidiana della situazione.
Cornigliano è un quartiere che ha tutte le caratteristiche delle periferie: fragilità sociale, assenza di servizi, un’eredità industriale che pesa su suolo, aria, salute. I dati epidemiologici sono talmente gravi che, fino a poco tempo fa, in sede di autopsia si riconosceva immediatamente chi aveva vissuto a Cornigliano.
Nel silenzio generale è stata costruita una fabbrica dei fanghi, denominata “depuratore”, nelle aree ex Ilva, ora di proprietà di Società per Cornigliano. Nessuna bonifica, nessun coinvolgimento della cittadinanza, nessuna verifica dell’impatto cumulativo.
Nel vicino quartiere di Multedo c’è la Superba, impianto classificato a rischio di incidente rilevante, con condutture sotterranee che passano letteralmente sotto le case.
Nel centro città il traffico portuale continua a generare emissioni gravi perché le banchine non sono elettrificate. Anche le navi da crociera, attraccate alla stazione marittima, tengono accesi i motori a pochi metri dalle abitazioni.
Cornigliano, Multedo, Sampierdarena, San Teodoro: l’intero ponente vive una condizione di esposizione continua. Non si tratta solo di “eredità industriale”, ma di un presente che si sta aggravando.
Nel frattempo, si discute di riaprire un forno elettrico a Cornigliano, in un quartiere già saturo, dove sarebbe più logico iniziare un processo di vera rigenerazione ambientale e sociale.
È importante sapere che la Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 18 febbraio 2025 (pubblicata il 22 luglio), ha stabilito che i cittadini possono avviare azioni legali anche contro soggetti privati per danni ambientali e climatici, riconoscendo l’inquinamento come reato perseguibile. È un precedente che rafforza la voce dei territori.
Chi vive qui non si oppone al progresso. Ma pretende che sia garantito il diritto alla salute, alla trasparenza, alla giustizia ambientale.
per il Comitato
Daniela Malini
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