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Taranto
17 Luglio 2025 - 11:00
Sparatoria in via Machiavelli - foto di Francesco Manfuso
TARANTO - C’è una svolta nelle indagini sulla sparatoria che mercoledì sera ha insanguinato via Machiavelli, al rione Tamburi di Taranto, dove è stato ucciso Carmelo Nigro, 45 anni, e sono rimasti gravemente feriti il figlio Michael, 20 anni, e il 34enne Pietro Caforio, attualmente in condizioni critiche dopo essere stato colpito alla testa. Ferito in modo più lieve anche Vincenzo Fago, 65 anni, raggiunto a una gamba da un proiettile.
Questa mattina è scattato un fermo. A finire sotto inchiesta è Michele Caforio, 36 anni, fratello di Pietro. L’uomo è stato interrogato nella notte in Questura e successivamente fermato su disposizione dei magistrati Salvatore Colella e Milto Stefano De Nozza, della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce.
Secondo una prima ricostruzione, al centro dell’inchiesta ci sarebbero tensioni legate al controllo delle piazze di spaccio nel quartiere. Lo scontro a fuoco, avvenuto nelle cosiddette case-parcheggio, potrebbe infatti essere il frutto di vecchie ruggini tra i clan Nigro e Caforio, entrambe famiglie note alle forze dell’ordine.
Un dettaglio inquietante: lo stesso luogo dell’agguato è già stato teatro di sangue. Il 16 dicembre 2020, Graziano Rotondo, 39 anni, originario di Palagianello, fu ucciso all’interno di un bunker utilizzato per lo stoccaggio della droga. In quella circostanza furono sequestrati diversi chili di stupefacente, armi e munizioni. Tre persone furono condannate in primo grado: due all’ergastolo e una a 20 anni di reclusione.
Nell’agguato di mercoledì sera, avvenuto mentre al borgo si svolgeva la processione della Madonna del Carmine, la Squadra Mobile ha recuperato una decina di bossoli, uno dei quali si è conficcato nel muro di un palazzo accanto a una finestra, segno della violenza e pericolosità dell’azione armata.
Carmelo Nigro, la vittima dell’ultima sparatoria, non era nuovo alle cronache giudiziarie. Era stato arrestato lo scorso dicembre nell’ambito dell’operazione antidroga “Leon”, coordinata dalla Procura di Lecce. Da poche settimane era tornato in libertà dopo un periodo ai domiciliari.
Gli investigatori ora lavorano per ricostruire con precisione la dinamica e il movente del conflitto, valutando l’ipotesi di una nuova escalation criminale legata al traffico di stupefacenti in una delle zone più sensibili della città.
L’indagine prosegue nel massimo riserbo, ma il fermo di Michele Caforio segna un primo punto fermo nella ricostruzione di una vicenda che potrebbe avere radici più profonde e ramificazioni ben oltre i confini del quartiere Tamburi.
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