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L'ex Ilva

Autorizzazione ambientale ad Acciaierie d'Italia, la partita si sposta in Europa

Europa Verde / AVS: Riesame AIA e Accordo di Programma per Acciaierie d'Italia in violazione del diritto UE. Interrogazione alla Commissione

Un impianto del siderurgico tarantino

Un impianto del siderurgico tarantino

Europa Verde / Alleanza Verdi e Sinistra, tramite i propri parlamentari europei, ha presentato un'interrogazione urgente alla Commissione europea per denunciare profili di incompatibilità con la Direttiva 2010/75/UE sulle emissioni industriali, nell'ambito del procedimento di riesame con valenza di rinnovo dell'AIA per lo stabilimento siderurgico di Taranto.

La partita in Europa 

La normativa italiana permette che l'AIA venga rilasciata in coerenza con un Accordo di Programma, considerato atto prodromico e integrato nel procedimento autorizzativo. Tuttavia, secondo EV e Avs, "questa impostazione non è riconosciuta dal diritto europeo, che non lega il rilascio dell'AIA a un Accordo di Programma. L'AIA è un'autorizzazione autonoma, da concedere solo se gli impianti – nuovi o esistenti che siano – rispettano rigorose condizioni, tra cui una valutazione preventiva di impatto sanitario e ambientale che garantisca la tutela della salute pubblica.

In questo caso, l'Accordo di Programma include la realizzazione di nuovi impianti e la dismissione di altri, senza che sia stata effettuata una preventiva valutazione di impatto ambientale né un'analisi sanitaria completa, entrambe rimandate a fasi successive al rilascio dell'AIA. Una tale procedura, che posticipa le valutazioni fondamentali dopo l'autorizzazione, è illegittima e contraria ai principi di precauzione sanciti dalla normativa europea".

Nodi da sciogliere

"Inoltre" si legge nella nota diramata nella serata di lunedì 14 luglio, "nella procedura dell'AIA vera e propria degli impianti attuali, la prescrizione n. 2 del Parere Istruttorio Conclusivo (PIC) impone al Gestore di trasmettere entro tre mesi dalla nuova AIA uno studio aggiornato di impatto sanitario, con dati sulle emissioni di NO₂, SO₂, sugli impatti della centrale termoelettrica, e sugli scenari di esposizione nelle aree pubbliche e sugli arenili. Il parere dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) sarà espresso solo 30 giorni dopo la ricezione di questi dati, quindi dopo il rilascio dell'AIA.

A queste criticità si aggiungono ulteriori carenze sanitarie e ambientali segnalate dallo stesso ISS (prescrizioni n. 73, 74, 76, 77, 78, 80a e 80b), rinviate a scadenze posticipate che vanno da 3 fino a 24 mesi".

«È inaccettabile autorizzare l'attività di un impianto ad alto rischio come quello di Taranto basandosi su dati futuri e incerti», dichiara Rosa D'Amato, già europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra.

«La Direttiva europea sulle emissioni industriali e la recente sentenza della Corte di Giustizia (C-626/22) sono chiarissime: prima si effettua una valutazione completa dei rischi sanitari e ambientali, poi si decide sull'autorizzazione. Non il contrario».

Cosa si chiede all'Europa

L'interrogazione presenta tre quesiti formali alla Commissione europea:

Se intenda verificare la conformità del procedimento in corso per il riesame AIA di Acciaierie d'Italia, con particolare riferimento al ruolo vincolante dell'Accordo di Programma, fondato su impegni futuri e non ancora attuati;

Se ritenga compatibile con la Direttiva 2010/75/UE il rilascio dell'AIA prima del completamento delle valutazioni sanitarie obbligatorie;

Se sia legittimo subordinare il parere dell'ISS a prescrizioni post-autorizzative, anziché acquisirlo prima del provvedimento.

«Ci troviamo davanti a un procedimento che calpesta ogni principio di precauzione e prevenzione, con dati sanitari mancanti e rinviati, proprio in una città che ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane e malattie», denuncia Gregorio Mariggiò, portavoce regionale di Europa Verde.

«Non si può invocare la decarbonizzazione come alibi per autorizzare ulteriori inquinamenti. Chiediamo alla Commissione europea di intervenire subito per garantire la tutela della salute dei cittadini di Taranto». «L'Europa ha il dovere di far rispettare le proprie regole – conclude D'Amato – e Taranto ha il diritto di non essere più trattata come una zona di sacrificio».

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