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Taranto
09 Luglio 2025 - 08:35
L'ex Ilva
TARANTO - Tra le ciminiere alte e l'odore ferroso che impregna l'aria, un altro giorno si leva su Taranto. Per i suoi abitanti, un "giorno di ordinaria siderurgia". E non è una espressione banale, ma una realtà tangibile, che scandisce il ritmo consueto della città, le sue speranze e le sue sfide quotidiane.
Oggi, come tanti altri giorni, la vita nello stabilimento ex Ilva riprende la sua cadenza, o quasi. I lavoratori arrivano a turni, alcuni con l'incertezza negli occhi per le imminenti notizie sulla cassa integrazione; altri con la determinazione tipica di chi vive del proprio lavoro.
La quotidianità dello stabilimento si è intrecciata, e continua a intrecciarsi, con gli sviluppi del Tavolo delle trattative ministeriali; emblematico è stato l'incontro dell'8 luglio. Una giornata tesa, con le rappresentanze sindacali che hanno mantenuto una posizione ferma sulla necessità di garanzie concrete per i lavoratori e sul futuro produttivo.
Dopo lunghe ore di confronto, è emersa una prima, seppur cauta, apertura da parte del Governo e dell’Amministrazione Straordinaria. Le discussioni si sono concentrate principalmente sulla cassa integrazione, per ridurre l'impatto negativo sui redditi dei dipendenti e per definire un piano chiaro di rotazione e riqualificazione. Non sono mancati momenti di stallo, in particolare riguardo a investimenti, programmi, tecnologie e delocalizzazioni. Ma la giornata si è conclusa con l’impegno a proseguire il dialogo, fissando già le date per i prossimi incontri.
Le prime indiscrezioni parlano di una maggiore flessibilità nell’uso degli ammortizzatori sociali e di una bozza di accordo sulla gestione degli esuberi, sebbene preliminare e priva di dettagli definitivi.
La questione del rigassificatore e i piani di decarbonizzazione restano i nodi centrali. Il Governo ha ribadito l’importanza strategica di queste infrastrutture per il rilancio dell’impianto, mentre le istituzioni locali hanno insistito sulla necessità di garanzie ambientali e occupazionali connesse ai progetti. Però adesso si attende la pubblicazione dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), un tappa definitiva per lo stabilimento. Questa, infatti, è la prova finale, l’elemento ultimo che determinerà le condizioni operative del sito per i prossimi anni e che si lega indissolubilmente ai piani di sostenibilità complessiva.
Intanto, un "convitato di pietra", la magistratura, continua a sorvegliare, nel pieno del suo legittimo ruolo, le vicende che da anni scandiscono il destino dell’ex Ilva, aggiungendo un ulteriore strato di densità.
Dentro lo stabilimento, il rumore dei laminatoi e il bagliore incandescente dell’acciaio fuso sono normali. Gli operai, con i volti segnati dalla fatica e dalla perizia, manovrano comunque macchinari imponenti, trasformando le materie prime in prodotti finiti. È un lavoro fisicamente e mentalmente estenuante, che però porta con sé l’orgoglio di contribuire a un’industria strategica per il Paese.
Eppure, questa "ordinarietà" è tutt’altro che semplice. Ogni giorno ricorda il peso di decenni di storia industriale, di promesse mancate, di questioni ambientali irrisolte e di un futuro che rimane precario. Le discussioni sul rigassificatore, gli accordi istituzionali da ridefinire e i piani di decarbonizzazione stentano a prendere forme concrete e praticabili. E tutto questo si riversa sulle spalle di chi produce l’acciaio, giorno dopo giorno.
In tale contesto, riaffiora l’eco di un passato industriale glorioso e, forse, dimenticato, quello della cantieristica navale di Fincantieri e delle grandi carpenterie offshore della Belleli. Settori che, se fossero stati mantenuti e sviluppati, avrebbero potuto offrire a Taranto un’alternativa e un’alternanza produttiva, diversificando il tessuto economico e riducendo la dipendenza da un’unica, complessa, realtà siderurgica.
Fuori dai cancelli della fabbrica, la città vive di riflesso. I commercianti sperano in una ripresa economica che porti liquidità; le famiglie attendono notizie sui posti di lavoro e l’intera comunità si interroga su come conciliare produzione e salute, occupazione e ambiente. È un equilibrio difficile, costantemente in bilico tra la necessità economica e il diritto a vivere in un territorio risanato, se mai lo sarà pienamente.
Nel panorama sociale, emergono anche opinioni ciniche o disilluse che tendono a sminuire ogni sforzo e ogni speranza, bollando come futile qualsiasi tentativo di riscatto o miglioramento. Una sorta di coro degli "ignavi o detrattori" che, con la loro inerzia o la loro critica distruttiva, rischiano di svuotare di significato ogni iniziativa, acuendo il senso di frustrazione e rassegnazione.
Un giorno di ordinaria siderurgia a Taranto è tutto ciò. Un mosaico complicato di lavoro, speranza, preoccupazioni e resilienza. È la testimonianza di una città che, nonostante tutto, continua a credere nel proprio dovere industriale e responsabilità del lavoro, chiedendo a gran voce che la sua "ordinarietà" possa finalmente trasformarsi in ciò che è atteso da tempo.
Prof. Raffaele Bagnardi
Sociologo del lavoro
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