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L'acciaieria

Preoccupano apirolio ed emissioni

Così nacque la fabbrica a Taranto

Foto dal web

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ALTRI ESITI DELLE VERIFICHE IN STABILIMENTO

Continua il compendio della “Relazione 1995” sugli esiti delle visite nel Siderurgico, effettuate dalla Commissione nominata dal Sindaco di Taranto, iniziato nella 17^ puntata

2. APIROLIO (ASKAREL)

La maggior parte dei trasformatori di energia elettrica presenti all’interno dello Stabilimento sono dotati di circuito chiuso di raffreddamento interno che utilizza come fluido di trasporto termico un liquido commercialmente denominato ASKAREL. Trattasi di un composto a base di una miscela di prodotti chimici denominati Policlorofenili, riconosciuti come altamente tossici e cancerogeni.

L’utilizzo di tali trasformatori risale a prima del 30/06/86, data in cui ne è stata vietata l’ammissione in uso. Per le apparecchiature preesistenti, la legge ne ha consentito l’utilizzo con l’obbligo di attenersi a particolari condizioni di gestione, manutenzione, controlli e informazione agli organi pubblici fino alla loro definitiva eliminazione. 

Secondo Quanto Affermato (SQA), lo stabilimento sta procedendo alla particolare manutenzione e graduale sostituzione: sui 1200 trasformatori preesistenti, alla presente data ne restano 900.

I tempi limitati non hanno consentito l’ispezione a tappeto dei trasformatori in esercizio ma è stato eseguito un controllo a campione, visionando a caso 11 trasformatori, alcuni posti sotto il treno nastri ed altri all’esterno. Sugli 11 apparecchi, 2 (18%) sono stati rinvenuti con una evidente fuoruscita di Askarel dalle guarnizioni tra flange. Sotto gli altri è stata riscontrata la presenza del bacino di contenimento in buono stato di conservazione, con dentro cuscinetti di materiale assorbente, il che fa presumere possibili perdite di Askarel. L’analisi, fatta da laboratorio non certificato su un campione di olio presente sul pavimento del suddetto locale trasformatori sotto il treno nastri, ha rilevata la presenza di oltre 1000 ppm di pcb. Sono state esibite le previste schede di controllo che registravano che i controlli ispettivi erano eseguiti con la frequenza di legge.

Ciò malgrado ci sono state le perdite di cui sopra. In più si è rilevato:

-  presenza su alcuni trasformatori di etichettatura di sicurezza non conforme alla norma;

-  valvole di sicurezza sui trasformatori che scaricano in ambiente chiuso: motivi di sicurezza dovrebbero consigliarne lo sfiato all’esterno, se non proprio in un sistema di raccolta;

-  imbrattamento di pavimento e pareti nel locale trasformatori sottostante il treno nastri, per olio lubrificante che si presume derivante da perdite delle apparecchiature meccaniche sovrastanti;

-  presenza di materiale assorbente (contaminato?) sparso alla rinfusa sul pavimento dentro i bacini, sotto i trasformatori e in vicinanza degli stessi, e la mancanza di contenitori stagni per lo smaltimento di cuscinetti contaminati.

Anche se non precisamente imposte da normative, alcune di queste precauzioni dovrebbero scaturire, per motivi di Sicurezza, da un sano approccio alle “pulizie industriali”.

IN DEFINITIVA da quanto emerso durante la visita si potrebbero trarre le seguenti deduzioni:

-  circa il 18 % degli apparecchi presentano delle perdite;

-  etichettatura di sicurezza non a norma di legge su alcune apparecchiature;

-  imbrattamento diffuso da olio lubrificante nel locale trasformatori sotto il treno nastri, ove una eventuale perdita di pcbf potrebbe non essere rilevata per commistione con l’olio lubrificante sparso sul pavimento.

3. Emissioni in atmosfera

Secondo i dati ufficiali forniti, nello stabilimento esistono oltre 180 punti di emissione, parte statici e parte dinamici. Su prelievo di campioni dai camini e controllo analitico dei fumi, o altre emissioni dai camini, lo stabilimento dispone di una sola sonda standard del tipo richiesto dalle norme di legge (sonda isocinetica), utilizzata ove e quando ritenuto necessario dagli operatori, sostanzialmente SQA (Secondo Quanto Acquisito) quando vengono cambiate le condizioni operative dell’impianto. Sui camini non si effettuano controlli analitici in continuo.

SQA, alla data del 10/7/95, era in corso il montaggio di una sonda fissa per il monitoraggio in continuo dei fumi dal camino della Centrale Termica 1, in forte ritardo, rispetto ai limiti di tempo (1994) fissati per legge per difficoltà nella fornitura.

Per i grandi camini (linee di agglomerazione ed altri), si è rilevato che fori predisposti per la presa di campioni di fumi sono sulle condotte fumi prima che entrino nei camini.

SQA, attraverso quei fori vengono prelevati i fumi per analizzarli, ma solo quando necessario.

La normativa per il controllo analitico dei fumi prevede una posizione ben definita lungo la parete verticale dei camini, ove introdurre la sonda per il prelievo dei fumi per l’analisi.

I fori per il campionamento nei condotti orizzontali immediatamente prima di entrare nei camini, come rilevati nello stabilimento, non sono in accordo con le norme di legge. Motivo questo per cui si presume che tutti i risultati analitici disponibili, compresi quelli forniti periodicamente, in passato, alla Regione possano non essere significativi.

Non disponendo di punti di prelievo a norma, non si è ritenuto significativo far eseguire ulteriori misurazioni o controlli analitici durante le visite in corso: un raffronto con i valori dichiarati dallo stabilimento, non sarebbe stato significativo. Inoltre il PMP della USL ha dichiarato che al momento non disponeva della strumentazione di legge (sonda isocinetica) essendo in corso l’iter amministrativo di acquisto da almeno due anni: PMP prevede di poter avere disponibile tale sonda per la fine del corrente 1995.

Sull’emissione di polveri e particolati, da cumuli o da trasporto minerali o materiali polverulenti, in stabilimento non esistono installazioni analitiche fisse per determinarne la presenza in atmosfera. Si eseguono analisi di presenza di particolati o polveri in atmosfera solo occasionalmente, ove e quando lo si ritiene necessario. Si intende realizzare sistemi di abbattimento polveri dalle tramogge sugli sporgenti marittimi di scarico navi ma non si è in grado di prevederne la data.

Per quanto riguarda i fumi o emissioni da altre sorgenti, Ilva esegue controlli periodici (fatti da tecnici propri o da tecnici di propria fiducia) e fa pervenire i risultati analitici agli enti Regionali preposti, secondo le scadenze di legge, pur confermando che tali controlli vengono eseguiti occasionalmente, in maniera discontinua. Per quanto riguarda i fori e i punti di campionamento dei fumi dei camini, i tecnici dello stabilimento pur riconoscendo il posizionamento non a norma di legge, ritengono i risultati affidabili e i relativi limiti di concentrazione misurati al di sotto dei limiti di legge.

I tecnici dello stabilimento hanno fatto rilevare che, per l’adeguamento ai requisiti di legge, la predisposizione sui camini di fori di campionamento è molto costosa e richiederebbe l’interruzione della operatività dei camini e degli impianti ad esso collegati, con ulteriori costi dovuti anche alla perdita di produzione. Di contro si fa notare che pur ipotizzando, con le riserve esposte, un rispetto delle concentrazioni limite di sostanze inquinanti nei fumi dai camini, pur tuttavia il gran numero di punti di emissione su una superficie limitata di territorio rilascia in atmosfera una ragguardevole massa di sostanze allo stato gassoso e/o di particolati che comunque ed in ogni caso ricadono sul territorio circostante compromettendone l’aspetto e la salute di chi risiede nelle vicinanze.

Sin dal 1988 la Regione avrebbe dovuto effettuare un riesame della situazione, che avrebbe presumibilmente portato ad una riduzione dei limiti di concentrazione di legge nelle emissioni. Quanto sopra in considerazione di una realtà incontrovertibile, l’elevato numero di fonti di emissione in un territorio limitato e con la presenza attigua di un quartiere cittadino superpopolato.

In concomitanza con la situazione all’interno dello stabilimento così riscontrata, di non conformità del metodo di campionamento, di discontinuità e insufficienza numerica dei controlli analitici, si deve purtroppo rilevare all’esterno la inattività delle centraline di controllo dell’inquinamento atmosferico installate dalla Regione Puglia. Il tutto contribuisce ad esporre la città ad un serio rischio ambientale, senza alcuna protezione.

Senza successo sono stati i vari interventi delle Autorità Locali, Prefetto compreso, presso le Istituzioni Nazionali e Regionali. In sintesi:

-  non si esegue monitoraggio in continuo delle emissioni;

-  si dispone di una sola sonda di campionamento isocinetico a norma di legge, insufficiente per il gran numero dei punti di emissione da controllare;

-  i punti di campionamento non sono nella posizione prevista dalla norma per ottenere risultati legalmente attendibili;

-  non si esegue monitoraggio continuo delle polveri nei posti maggiormente interessati (sporgenti marittimi, parco stoccaggio minerali e altre zone di accumulo e/o trasporto polveri.

E’ incontrovertibile che controlli analitici, effettuati da personale interno, non sono atti a offrire garanzia alla cittadinanza. Si rende indispensabile riattivare al più presto le centraline di controllo analitico già esistenti al di fuori dello stabilimento e collocarne altre in punti strategici opportuni.

Proprietà e direzione di stabilimento si sono dichiarati disponibili a installare a proprie spese altre centraline, affidandole ad organi di controllo pubblici.

Prefettura e Regione, ancora una volta su istanza degli Assessorati ecologia di Comune e Provincia, sono state sollecitate ad intervenire.

Biagio De Marzo

(18. continua)

*Federmanager Taranto

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